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Gigante (Il) - Giant (The)


Regia:Stevens George

Cast e credits:
Soggetto:
dal romanzo di Edna Ferber; sceneggiatura: Fred Guiol, Ivan Moffatt; fotografia: William Mellor; musica: Dimitri Tiomkin; montaggio: William Hornbeck; scenografia: Boris Leven; interpreti: Elizabeth Taylor (Leslie Lynnton Benedict), Rock Hudson (Jordan "Bick" Benedict Jr.), James Dean (Jett Rink ), Carroll Baker (Luz Benedict II), Jane Withers (Vashti Snythe), Chill Wills (Zio Bawley), Mercedes McCambridge (Luz Benedict), Dennis Hopper (Jordan Benedict III), Sal Mineo (Angel Obregón II), Rod Taylor (Sir David Karfrey), Judith Evelyn (Mrs. Nancy Lynnton), Earl Holliman ("Bob" Dace), Robert Nichols (Mort "Pinky" Snythe), Paul Fix (Dr. Horace Lynnton), Alexander Scourby (Old Polo), Fran Bennett (Judy Benedict), Charles Watts (Giudice Oliver Whiteside), Elsa Cárdenas (Juana Guerra Benedict), Carolyn Craig (Lacey Lynnton), Monte Hale (Bale Clinch), Sheb Wooley (Gabe Target), Mary Ann Edwards (Adarene Clinch), Victor Millan (Angel Obregón Sr.), Mickey Simpson (Sarge), Pilar Del Rey (Mrs. Obregón), Maurice Jara (Dr. Guerra), Noreen Nash (Lona Lane), Ray Whitley (Watts), Napoleon Whiting (Jefferson Swazey); produzione: Warner Bros, origine: USA, 1956; durata: 197'.

Trama:La saga della famiglia Benedict e le vicende di uno dei tanti immensi ranch sperduti laggiù nel Texas.

Critica (1):Epopea romantica di una famiglia attraverso tre generazioni, il soggetto de “Il gigante” spazia dal western delle mandrie sino al petrolio, all’industria e ai miliardari. Stevens però non riesce a passare dall’intimismo all’affresco, dal destino di una famiglia di grossi allevatori alla rivoluzione industriale del Texas. Nonostante alcune sequenze molto belle (la scoperta dell’immensa casa nel bel mezzo di un ranch desertico, l’installazione dei pozzi del petrolio, le strazianti, silenziose esequie dell’ultimo rampollo della dinastia), il film si disperde progressivamente nel resoconto di eventi ciclici, rischiando di annegare in un mare di intenzioni morali e filosofiche, e sfiorando spesso un umanitarismo un po’ retorico e magniloquente (vedi la tendenza a “gonfiare” ogni scena per farne un archetipo). L’interesse del film si concentra quindi sul fatto di essere la terza ed ultima interpretazione di James Dean, che morì prima della presentazione in un incidente stradale. Del personaggio-Dean abbiamo già diffusamente parlato nella scheda relativa a “La valle dell’Eden”.
Ritroviamo i temi psicanalitici cari all’attore anche nel personaggio di questo film: Jett Rink, l’orfano che guarda sempre di sottecchi, col cappello calato davanti quasi a nascondercisi dentro, è adulto ma ha una personalità infantile e il suo amore per la padrona Leslie (Elizabeth Taylor) assume il carattere di un rapporto edipico, da figlio a madre, in quanto lei è la sola a trattarlo gentilmente, anche se in sostanza lo ama di più la cognata Luz, che però non rinuncia al suo tono duro e sprezzante. Si pensi alla scena in cui Jett sta per dare la mano a Leslie e poi la ritira vergognoso, oppure a quella in cui è tutto lieto dei complimenti che essa gli f a per la casetta che si è costruito, mentre le offre il the. Il suo atteggiamento infantile risulta ancora da quel camminare a passi lunghi sulla sua terra, dopo che l’ha ricevuta in eredità, in una sequenza curata molto a livello visivo dal regista Stevens fino alla chiusura con l’arrampicarsi di Jett sulla torre del pozzo; e dal tono tra interessato e scontroso che egli ha quando se ne sta sdraiato sulla macchina lussuosa con le gambe appoggiate sul sedile anteriore (come più tardi, in un’altra scena, quando sarà ormai milionario con le gambe sul tavolo mentre parla con i collaboratori), intanto che i “signori” ricevono gli amici in una festa texana all’aperto. Leslie è più la madre mitica che una donna desiderata: infatti una delle scene meno riuscite è quando, trovato il petrolio, Jett va dai Benedict e sta per toccare la padrona dicendo che si è fatta “appetitosa”; e anche dalla confessione finale, nella sala vuota del banchetto, emerge un tono più affettuosamente commosso che dettato da vero e proprio desiderio.

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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