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Manhattan - Manhattan


Regia:Allen Woody

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Woody Allen e Marshall Brickman; fotografia (b. e n.): Gordon Willis; scenografia: Mel Bourne; costumi: Albert Wolsky; montaggio: Susan E. Morse; musica: George Gershwin adattata e arrangiata da Tom Pierson; interpreti: Woody Allen (Isaac Davis), Diane Keaton (Mary Wilke), Michael Murphy (Yale), Mariel Hemingway (Tracy), Meryl Streep (Jill), Anne Byurne (Emily), Karen Ludwing (Connie), Michael D’Donoghue (Dennis), Wallace Shawn (Jeremiah); produzione: Charles H. Joffe; distribuzione: United Artists; origine: USA, 1979; durata: 96'.

Trama:Episodi sentimentali nella vita sessuale di uno scrittore televisivo di New York la cui ultima moglie (M. Streep) l'ha abbandonato per una donna.
Capitolo primo.
Adorava New York, la idolatrava smisuratamente. Ah no, è meglio la… la mitizzava smisuratamente, ecco. Per lui in qualunque stagione questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin. Aaah… No, fammi cominciare da capo.
Capitolo primo.
Era troppo romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto. Trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a qualsiasi navigazione. No stantio, roba stantia, di gusto… insomma dai, impegnati un po’ di più, da capo.
Capitolo primo. Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. La stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava rapidamente trasformando la città dei suoi sogni... No, non sarà troppo predicatorio? Insomma guardiamoci in faccia, io questo libro lo devo vendere.
Capitolo primo.
Adorava New York, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. Come era difficile esistere in una società desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, televisione, crimine, immondizia… troppo arrabbiato, non voglio essere arrabbiato.
Capitolo primo.
Era duro e romantico come la città che amava. Dietro ai suo occhiali dalla montatura nera acquattata ma pronta al balzo la potenza sessuale di una tigre… no, aspetta, ci sono. La Rapsodia in blu di Gershwin che fino a questo punto ha fatto da discreto sottofondo esplode a occupare tutto il sonoro, mentre alle immagini di persone, gente, strade affollate, musei, parchi che hanno visualizzato il monologo fuori campo succedono, magnifiche e maestose, le immagini tradizionali di Manhattan, scorci di grattacieli tra boschi e nuvole, luminosità di Broadway, incredibili notturni da cartolina, riprese aeree della sopraelevata e infine fuochi artificiali che esplodono di notte illuminandola."

Critica (1):A Manhattan, Tracy ama Ike che ama Mary che ama Yale che è sposato con Emily ma ama anche Mary. Tracy, la diciassettenne spontanea, sognante e un po’ lenta, fa il liceo, mentre tutti gli altri, ultratrentenni e quarantenni, comunque “appartenenti ad un altro evo di idee”, fanno di mestiere gli intellettuali. Tutti, in questo film, scrivono libri (Jill, l’ex moglie di Ike, che lo ha piantato per andare a vivere con un’altra donna e sta scrivendo un libro sul loro matrimonio), si propongono di scrivere libri (Yale, che da sempre deve finire un libro su O’Neil), tentano di scrivere libri (Ike, che abbandona esasperato il proprio lavoro di autore televisivo per scrivere un libro su New York), temono di non saper scrivere libri (Mary).
È un film dove la dinamica che regola il gioco delle coppie è indissolubilmente legata allo stato “culturale” dei protagonisti, dove l’impotenza creativa che investe la vita pubblica dei personaggi si riflette puntualmente sulla loro vita privata. Sarebbe riduttivo infatti considerare Manhattan un semplice film d’amore (o di amori), come sarebbe riduttivo considerarlo solo una caustica presa in giro delle idiosincrasie e delle mistificazioni dell’intellighentia new-yorkese. Tutto organizzato sui ritmi e i tratti della sophisticated comedy anni Trenta (ma senza dimenticare i tempi meditativi e monologanti tipici di Allen), punteggiato di battute che a questa più o meno esplicitamente rimandano (“è di Noel Coward, non mancano che i cock-tails” o Mary definita “vincitrice del premio Zelda Fitzegeral”, chissà per quali motivi “divulgativi” modificati per il pubblico italiano in “sta diventando un film commedia anni ’50, qualcuno dovrebbe cominciare a servire dei martini” e in “premio Zsa Zsa Gabor”), Manhattan è in realtà un film amaramente rassegnato; è la calibrata, feroce e autocritica descrizione dello stato esistenziale e dello “stile” di vita che caratterizza una generazione insoddisfatta, la quale, viva essa nel cuore o alla periferia dell’impero, si caratterizza per la generalizzata incapacità a programmare secondo un “senso” definito la propria vita. Non è un caso, infatti, che il concetto che ricorre più frequentemente nel film sia quello del “mettere ordine nella propria vita”, volontaristico, programmatico e sempre puntualmente disatteso, non solo per pigrizia e malafede, ma soprattutto per l’impossibilità a tradurre in azione la confusione e le tensioni interiori. Il gioco delle coppie così viene semplicemente a costituire la traccia narrativa portante del racconto interiore di tante solitudini ingarbugliate e tra loro perfettamente simili, dove nevrosi, ansie creative non realizzate, fraintendimenti etici, incomunicabilità, frustrazioni, mass-media, psicanalisi, miti culturali la fanno da padroni. Un film pieno, quindi, dei temi che Allen è andato sviluppando con sempre maggior precisione lungo l’arco di tutto il suo lavoro di sceneggiatore, comico e regista, temi che trovano qui un’espressione particolarmente puntuale, una sintesi interna esemplarmente armonica.
Emanuela Martini, Cineforum n. 191, 1980

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Woody Allen
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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