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Nipotino americano (Il) - My American Grandson - Shanghau jiaqi


Regia:Hui Ann

Cast e credits:
Sceneggiatura
: Wu Nien Chen; fotografia: Lee Ping Bing; montaggio: Liao Ching Song; musica: Chen Yang; interpreti: Wu Ma (il nonno), Huang Kuen Shuan (il nipote), Liu Chia Ling (Jiao Li), Wang Lai (la donna anziana), Sun Pon (Muo Dong Shen); produttore: Zhou Shue Yan; produttore esecutivo: Tu Yu Ling; produzione: Golden Film LTD. Taiwan; origine: Taiwan, 1991; durata: 104’.

Trama:Ku è un musicista in pensione che conduce a Shanghai una tranquilla vita da vedovo. Il figlio e la nuora vivono negli Stati Uniti e, poiché devono recarsi in Germania, mandano presso di lui il loro figlioletto. Il vecchio è felice di avere con sé il nipotino, ma ben presto tra i due nascono conflitti. Il ragazzo, che negli Stati Uniti ha appreso le regole di un consumismo sfrenato, non capisce il calore dell’ospitalità che gli viene offerta e impone i suoi capricci.
Quando Ku, esasperato, lo schiaffeggia, il ragazzo scappa, lasciando il nonno nel rimorso. Ma infine il nipotino ritorna e sembra aver compreso la lezione: quando i genitori, tornati negli Stati Uniti, richiamano a casa il ragazzo, entrambi sono tristissimi.

Critica (1):Strano film. Se l’avesse diretto qualche altro regista, vi si sarebbe potuto discernere un’intenzione referenziale, la volontà di rendere omaggio al (o di proseguire nel filone inaugurato dal) precedente film della stessa Ann Hui, Song of the Exile. Sapendo invece che questo è il primo lavoro della sua carriera a prendere il via senza di lei (la pre-produzione del film era già iniziata quando le fu richiesto di assumerne la regia), il corto-circuito fra l’impersonalità dell’esecuzione e la riconoscibilità autoriale dei temi affrontati si fa ancora più stridente. A doppio taglio si rivela anche la spiegazione che la sceneggiatura si deve a quello stesso Wu Nien-Jen che, oltre ad essere uno dei migliori screen-writer del cinema cinese, è anche l’autore del precedente (e già citato) Song of the Exile. Nell’esile vicenda di My American Grandson – storia delle relazioni difficili fra un vecchio in pensione di Shanghai e il dodicenne nipotino americano che gli viene temporaneamente affidato – non è difficile ritrovare i temi che sono alla base del precedente, autobiografico e più riuscito lavoro: lo scontro generazionale, l’apparente incolmabilità della distanza fra culture diverse, la difficoltà di riconoscere le proprie radici e, soprattutto, la possibilità di una finale riconciliazione. Ma è come se la Hui, che ha accettato di dirigere il film per la ritardata produzione del nuovo Zodiac Killer, si fosse preoccupata di giungere in fondo all’impegno assunto senza troppo demeritare, ma anche senza troppo impegnarsi su temi già «smessi».
Alberto Barbera, Cineforum, n. 305, giugno 1991

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Ann Hui
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