Oasis - Oasis
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Regia: | Chang-Dong Lee |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura:Lee Chang-Dong; fotografia:Choi Young-Taek; musica:Lee Jae-Jin; scenografia:Shin Jum-Hui; costumi:Cha Sun-Young; montaggio:Kim Hyun; interpreti:Sol Kyung-Gu (Hong Jong-Du), Moon So-Ri (Han Gong-Ju), Ahn Nae-Sang (Hong Jong-Li), Hong Jong-Sae (Ryoo Seung-wan), Chu Gui-Jeong (moglie di Jong-Li), Sohn Byung-Ho (Han Sang-Shik); produzione:EAST FILM; distribuzione:Revolver; origine:Corea, 2002; durata:132'. |
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Trama: | Uscito di prigione, Jong-du trova cerca senza grande successo ad integrarsi. Divorato dal rimorso, decide di far visita alla casa della vittima di un incidente che ha causato. Lì conosce la figlia del morto, Gong-ju, affetta da paralisi. Nonostante il suo aspetto, Jong-du la trova attraente e comincia fra loro un'affettuosa amicizia che nel giro di poco tempo si trasforma in una storia d'amore clandestina. |
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Critica (1): | Oasis premio speciale per la migliore regia alla 59ma Mostra del Cinema di Venezia avrebbe meritato anche un premio per l'interpretazione dell'attrice Moon So-Ri. Oasis racconta una storia forte, cruda che non concede respiri liberatori. È imperniato su una sceneggiatura solida ed essenziale sulla quale la macchina diretta da Lee Chang-Dog si muove senza il minimo compiacimento, volta a raccontare senza fronzoli e merletti una storia di malattia ed emarginazione. Raccontare della solitudine di due giovani: Hong Jong-Du (Sol Kyung-Gu) e Han Gong-Ju interpretata per l'appunto da Moon So-Ri.
Il primo è un ragazzo fisicamente prestante ma disturbato mentalmente, Gong-Ju è una ragazza gravemente disabile. Jog-Du è appena uscito di galera dove ha scontato due anni e mezzo di pena per aver ucciso un uomo guidando in stato di ubriachezza (scopriamo poi che in realtà aveva coperto il fratello maggiore evitando a quest'ultimo il carcere). La prima cosa che fa appena uscito di galera è andare a trovare Gong-Ju, la figlia dell'uomo di cui si era autoccusato dell'omicidio.
Il regista Lee Chang-Dong, alla sua terza fatica cinematografica, è anche autore della sceneggiatura di Oasis. Ambienta questa storia in una città (immaginiamo sia Seoul) dispersiva e caotica che contribuisce ad accentuare il malessere di Jog-Du, ne aumenta la confusione e l'intrinseca debolezza. Con acume ci descrive il disagio del giovane con la sua famiglia che appena lo sopporta, il suo disperato bisogno di compagnia e calore umano. Pur nel suo stato mentale, in realtà Jog-Du compie la scelta giusta nel cercare in Gong-Ju, assetata come lui, quel pezzettino di umanità di cui tanto ha bisogno. Il primo incontro è drammatico e rabbioso. Eppure, per chi, come la ragazza disabile, l'unica distrazione è costituita da una radio sempre accesa, quell'approccio goffo e violento equivale ad una dichiarazione d'amore. Da questo momento il film si eleva grazie alle doti dell'attrice coreana, eccezionale nel recitare nella parte dell'handicappata. Confesso che non conoscendo l'attrice, prima di vederla nelle romantiche sequenze oniriche in cui balla e canta abbracciata al suo eroe, ho pensato che si trattasse di una persona disabile anche nella vita reale. È inutile dilungarsi sulle qualità
dell'interpetazione di Moon So-Ri, bisogna vederla per poterla apprezzare a pieno. La cosa che colpisce è che il suo partner Sol Kyung-Gu, anche lui autore di un'ottima prova, sfigura davanti alla sua collega. "Oasis" è la scritta di un tappeto appeso al muro di fronte al letto di Gong-Ju. È il panorama di molte ore delle sue lunghe giornate. Di notte la luce dei lampioni sulla strada proiettano su quel tappeto le ombre dei rami di un albero mossi dal vento. La ragazza ha paura di quelle ombre oscure che si muovono furtivamente nella notte. Da quando conosce Jong-Du quelle ombre non le fanno più paura. Il suo Jong-Du che la porta a cantare in un Kara-Oke, che le ordina una cena da mangiare in un'officina, che la conduce alla festa della madre per presentarla alla sua famiglia, che danza con lei di notte su un'autostrada. Jong-Du al quale una sera implora di dormire con lei. "Perché?" chiede lui. "Perché una donna chiede ad un uomo di dormire con lei?" risponde Jong-Du. Una donna ed un uomo, nient'altro. Sono questo quei due corpi ansimanti, avvinghiati in un complicato spasmo d'amore. Bellezza e commozione: due sensazioni che soltanto un certo cinema possono riuscire a darti, come la rabbia per l'epilogo, assolutamente inelluttabile.
Daniele Belmonte, Kwcinema |
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Critica (2): | C'è qualcosa di più di (esteticamente, ma anche socialmente) dell'amore (fisico) tra un ritardato appena uscito di prigione (Sol Kyung-gu) e una disgraziata storpiata da una paralisi cerebrale (Moon So-ri). La risposta di questo stupefacente e poetico film di Lee Chang-dong (scrittore, "premiato speciale" a Venezia per Oasis e già autore dell'ottimo Peppermint Candy, visto solo a Cannes) è sì. Per due ragioni: perché scopriamo che quello che li circonda è disgustoso e squallido (insensibilità, egoismo, ingratitudine) e soprattutto perché il loro rapporto si colora della lancinante bellezza della poesia. Che il regista immette con surrealismo nell'oggettività della descrizione: luci che diventano farfalle a riempire una stanza, cortei indiani che sfilano nei tinelli, la ragazza (splendida performance) che si trasforma di colpo nella più sana e desiderabile delle fanciulle. Straziante e sublime.
Massimo Lastrucci, Ciak, 28/2/2003 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
| Lee Chang-Dong |
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