Alice e il sindaco - Alice et le Maire
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Regia: | Pariser Nicolas |
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Cast e credits: |
Soggetto e sceneggiatura: Nicolas Pariser; fotografia: Sébastien Buchmann; musiche: Benjamin Esdraffo; montaggio: Christel Dewynter; scenografia: Wouter Zoon; suono: Daniel Sobrino; interpreti: Fabrice Luchini (Paul Theraneau), Anaïs Demoustier (Alice Heimann), Nora Hamzawi (Mélinda), Antoine Reinartz (Daniel), Léonie Simaga (Isabelle Leinsdorf); produzione: Bizibi; distribuzione: Bim Distribuzione; origine: Francia, 2019; durata: 103'. |
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Trama: | Il sindaco di Lione, Paul Théraneau, non ha più una sola idea. Dopo trent'anni di politica, si sente completamente svuotato. Per rimediare a questo problema, decide di affiancare al suo lavoro una giovane e brillante filosofa, Alice Heimann. Si forma così un dialogo, che avvicina Alice e il sindaco e scuote le loro certezze. Poco a poco sorge una domanda: il pensiero e la pratica politica sono compatibili? |
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Critica (1): | Con la direzione della fotografia di Sébastien Buchmann, le scenografie di Wouter Zoon, i costumi di Anne-Sophie Gledhill e le musiche di Benjamin Esdraffo, Alice e il sindaco è stato girato in 35mm ed è stato così presentato dal regista in occasione della partecipazione al Festival di Cannes 2019 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs: "Da sempre coltivavo il desiderio di lavorare con Fabrice Luchini, attore che reputo straordinario. Ma non avevo mai il progetto giusto da proporgli, anche perché sono solito raccogliere idee sparse su cui devo lavorare poi a lungo prima di trasformarle in film. Alcuni anni fa ho visto il documentario Le Président di Yves Jeuland al cinema: è stato allora che ho cominciato a pensare a un lungometraggio di finzione con al centro un colorato presidente regionale con accanto un giovane cervellone a far da aiutante. Poi ho maturato l'idea di raccontare la storia di una giovane donna che non sapeva cosa fare nella vita e che per tale ragione provava ogni tipo di lavoro. Nella mia mente, aveva una laurea in Scienze politiche, voleva entrare in politica, faceva parte di un gruppo di teatro amatoriale e così via: in realtà, si teneva occupata per mancanza di una vera e propria vocazione. Un giorno, mi è balzato in mente di unire le due storie ma mancava ancora qualcosa. Il tocco finale è stato dato dal pensare a L'uomo senza qualità di Robert Musil. Uno dei primi lavori amatoriali che ho fatto da studente fu un libero adattamento del vastissimo romanzo: sin da quando ho 25 anni, mi porto addosso i segni lasciati in me da Musil. L'opera dello scrittore ha fatto da collante tra i due diversi progetti: l'idea di "Lione 2500”, per esempio, è un po' come l'Azione Parallela presente nell'opera dello scrittore".
"Alice e il sindaco - ha proseguito Pariser - ricorda molto L'albero, il sindaco e la mediateca di Éric Rohmer, regista che ha avuto una considerevole influenza in tutto il mio operato. In un primo momento, volevo che il film fosse solo una successione di scene tra Alice e il sindaco, una sorta di raccolta di dialoghi filosofici ma probabilmente sarebbe risultato troppo teorico. Così ho deciso di impostare la narrazione attorno a scene di lunghi dialoghi (incentrati sulle varie forme di discorso politico), che è un po' la struttura di molti film di Rohmer. A pensarci, l'unica masterclass di regia che ho seguito da studente è stata quella di Rohmer alla Sorbona, quasi un segno del destino: gli sarò sempre immensamente grato per quello che mi ha insegnato sia come regista sia come teorico del cinema. Con Luchini spesso sul set abbiamo parlato anche dei film di e con Sacha Guitry: il sindaco parla e agisce come i tanti eroi ritratti da Guitry, sempre sul punto di far emergere i loro aspetti privati e spesso commoventi. Devo poi molto anche a The West Wing, la serie di Aaron Sorkin: molte delle scene in municipio sono ispirate a essa".
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Critica (2): | "Avrei amato gli uomini loro malgrado". Questa citazione di Jean-Jacques Rousseau, tratta da Le fantasticherie del passeggiatore solitario e che si delinea al centro di Alice et le maire di Nicolas Pariser, (..) riflette abbastanza bene l’approccio del cineasta francese che ancora una volta attinge al mondo reale della politica dopo la sua celebre opera prima, Le Grand Jeu (...). Decifrando i sistemi attraverso peripezie individuali senza mai giudicare le debolezze umane e riuscendo anche a far emergere un vasto campo di riflessione sul ruolo delle idee e degli ideali nella complessa sfera d’azione della Repubblica, il regista questa volta intraprende la strada della commedia, dopo essersi cimentato nel thriller sempre però con uno stile leggermente anticonformista che porta la firma di un cinema d’autore che “non odia il divertimento”.
“Il tuo ruolo è quello di sviluppare delle idee, fare un passo indietro dall’azione municipale quotidiana, fare delle previsioni”. È così che Alice (Anaïs Demoustier), una giovane filosofa, professoressa a Oxford, si ritrova catapultata nei panni del sindaco di Lione, in un mondo i cui usi e costumi le sono totalmente sconosciuti e che dovrà scoprire alla velocità della luce. Chiamata in extremis poiché il sindaco (Fabrice Luchini), veterano politico, ha iniziato a vivere una crisi esistenziale (“ho come l’impressione di essere a corto di carburante, una macchina da corsa con un motore potente che sta per rimanere a secco”), Alice vivrà una rapida ascesa gerarchica tra le fila comunali attraverso le sue discussioni faccia a faccia (nei momenti più sconvenienti, in macchina, la sera, ecc.) con il consigliere comunale, il quale inizia a interessarsi sempre di più a queste ultime. Scambi di idee che esplicano con semplicità e precisione cosa può fare oggigiorno la politica, cosa non può fare e cosa non può più fare, dipingendo un quadro chiaro del lavoro nel comune di una grande città, dai team di comunicazione ai consigli comunali, dalle commemorazioni e inaugurazioni agli eventi culturali, dalle riunioni con brain storming alla redazione dei discorsi, dai grandi progetti intrisi di concetti di marketing supportati da molteplici esperti. (…)
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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