Corriere (Il) - Mule (The)
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Regia: | Eastwood Clint |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Nick Schenk; fotografia: Yves Bélanger; montaggio: Joel Cox; scenografia: Kevin Ishioka; Clint Eastwood (Earl Stone), Bradley Cooper (Colin Bates), Taissa Farmiga (Ginny), Michael Peña (Agente DEA), Laurence Fishburne (Agente speciale DEA), Ignacio Serricchio (Julio), Alison Eastwood (Iris, figlia di Earl), Dianne Wiest (Mary), Robert LaSardo (Emilio), Andy Garcia (Laton), Dylan Kussman (sceriffo); produzione: Clint Eastwood, Dan Friedkin, Jessica Meier, Tim Moore, Kristina Rivera, Bradley Thomas, co-produttore Jillian Apfelbaum per Warner Bros. Pictures, in associazione con Imperative Entertainment; distribuzione: Warner Bros. Pictures; origine: Usa, 2018; durata: 116’. |
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Trama: | Earl Stone, 80enne senza un soldo, costretto ad affrontare la chiusura anticipata della sua impresa, accetta un lavoro apparentemente semplice: deve solo guidare. Peccato che a sua insaputa l'uomo diventi un corriere della droga per un cartello messicano. Stone fa così bene il proprio lavoro che i carichi si fanno sempre più pesanti ma un efficiente agente della DEA è già sulle sue tracce... |
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Critica (1): | Primissima immagine. I fiori, poi la casa, quella di Gran Torino, con la bandiera americana. Caro vecchio Clint, conservatore e sempre all’avanguardia.
L’idea (basata sull’incredibile storia vera di Leo Sharp) è geniale, un vecchietto che fa “the mule”, il corriere della droga per un cartello messicano. Non esiste copertura migliore. Qualcuno infatti ci aveva già pensato negli anni Ottanta.
Nel film, diretto e interpretato da Eastwood con Alison Eastwod (figlia anche nella realtà), Bradley Cooper e Tessa Farmiga, il protagonista, il più che ottantenne Earl, rimasto solo e al verde, ha delle assonanze con il personaggio di Gran Torino, Walt Kowalski. Lo sceneggiatore è lo stesso: Nick Schenk, che attinge a piene mani da una storia vera pubblicata dal New York Times: un veterano della seconda guerra mondiale diventato uno spacciatore di droga e corriere per la famiglia Sinaloa.
Earl, come Kowalski, è razzista: i negri sono sempre negri, lo è in modo meno collerico, più rassegnato, con quella luccicanza che lo salva in questa America dalle promesse non mantenute. Il post Obama lo ha rovinato finanziariamente. Ha annientato il suo lavoro (le vendite online hanno fatto calare drasticamente gli ordini dei suoi magnifici gigli): la sua passione per i fiori gli ha lasciato una minaccia di pignoramento ed è troppo tardi per rimediare alle assenze, come padre e marito.
Clint Eastwood è un grande patriota. Lo sappiamo bene. Così attaccato al suo Paese, a quella bandiera che il veterano Kowalski ostenta con orgoglio in Gran Torino contro i “musi gialli” del vicinato. Da dichiarare apertamente il suo sostegno a Donald Trump, rotolandosi nell’impopolarità dell’opinione pubblica mondiale.
Ma ha anche un grande cuore, che gli ha permesso di raccontare con American Sniper (il suo più grande successo al box office: 350 milioni di dollari solo in America) la guerra in l’Iraq, senza venire meno ai suoi principi. Senza risparmiare vittime ma lasciando fuori lo spettacolo dei danni collaterali.
88 anni e 37 film diretti: nessuno è più versatile, coraggioso, testardo di lui. Quando mette in scena pagine atroci dimenticate (Lettere da Ivo Jima). I cowboy nello spazio, la passione folgorante tra un uomo e una donna (I ponti di Madison County). Lo Tsunami indagando l’Aldilà (Hereafter). Ricordando come Mandela vinse l’Apartheid con una partita (Invictus). Riscrivere la vicenda qualunque di un soldato eccellente e renderla universale (American Sniper). O l’incredibile Sully: l’ammaraggio del volo U.S. Airways 1549 sul gelido fiume newyorkese, in seguito al grippaggio di entrambi i motori causato dall’impatto con uno stormo di oche canadesi, il 15 gennaio 2009. Il comandante Chesley Sullenberger (Tom Hanks) alla cloche dell’Airbus A320, insieme al copilota Jeff Skiles (Aaron Eckhart), salvò le 155 persone a bordo.
Solo Eastwood può farci credere che nonostante tutto gli eroi siano tra di noi, spesso con un destino beffardo. In fondo all’anima è rimasto il cowboy di Sergio Leone, l’attore che ha osservato e imparato dagli altri.
Parallelamente lo stesso uomo, con la sua casa di produzione Malpaso, ha seguito un disegno personale, scrivendo la controstoria americana film dopo film (Brivido nella notte, esordio dietro la macchina da presa è dello stesso anno di Dirty Harry, ’71).
La lista è lunga: oltre 50 anni di cinema, più di 30 da regista, ogni volta un’opera diversa. Con gli stessi ideali di sempre. Risanare il Paese, che si tratti di criminali, terroristi, nemici di qualsiasi tipo e sostanza.
Come la droga, problema che attanaglia l’America, che le istituzioni non hanno saputo risolvere né fermare. Quando Earl riceve un’offerta, guidare attraverso il Missouri trasportando qualcosa che non sa, ma che gli farà guadagnare molti soldi, non ci pensa due volte.
Viaggio dopo viaggio, mette insieme un bel po’ di denaro, recupera le cose che ha perso, ma la curiosità cresce mentre canticchia macinando chilometri. Così la voglia di capire che cosa contengano quei misteriosi bagagli, sempre più pesanti. Lo scopre, ma non si ferma.
L’FBI è sulle tracce di questo misterioso corriere, Bradley Cooper è l’agente operativo. La laurea della nipote riavvicina Earl a quello che conta di più nella vita: la famiglia. In un incontro casuale lo dice anche a Cooper: le priorità non vanno mai dimenticate.
Ed ecco il Clint che conosciamo, con tutta la sua forza, etica, e ideali. Quando tutto va a rotoli bisogna prendere di petto le situazioni. Anche se significa perdere tutto.
Marina Sanna, cinematografo.it, 30/1/2019 |
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Critica (2): | Diretto da Clint Eastwood e sceneggiato da Nick Schenk, Il corriere - The Mule racconta la storia di Earl Stone, un ottantenne oramai prossimo ai 90 anni che, al verde e da solo, vede l'opportunità di guadagnare qualche soldo quando gli viene offerto un "semplice" lavoro di corriere. Di fronte alla facilità del compito, Earl accetta ma non sa di essere stato così assunto da un cartello del narcotraffico messicano. Poiché porta a termine i suoi compiti con la massima efficienza, il cartello decide presto di aumentare esponenzialmente i suoi carichi e di affiancargli un assistente.
Nessuno però sospetta che Earl sia finito nel radar di Colin Bates, un agente dell'antidroga che ha intenzione di smantellare il giro. Sebbene i problemi economici siano oramai alle spalle, il passato sembra però non dare pace a Earl, che dovrà cercare di risolvere le sue grane personali prima che sia troppo tardi e non ne abbia più la possibilità.
Con la direzione della fotografia di Yves Bélanger, le scenografie di Kevin Ishioka, i costumi di Deborah Hopper e le musiche di Arturo Sandoval, Il corriere - The Mule si basa su eventi realmente accaduti raccontati da Sam Dolnick nell'articolo The Sinaloa Cartel's 90-Year-Old Drug Mule (Il corriere della droga novantenne del cartello di Sinaloa, ndr), pubblicato dal New York Time Magazine.
Mescolando road movie, dramma e azione, Clint Eastwood torna con Il corriere - The Mule a dirigere se stesso a dieci anni di distanza dall'acclamato Gran Torino (premiato anche con un David di Donatello al miglior film straniero, un Nastro d'argento al Miglior film non europeo e un Premio César come Miglior film straniero). A raccontare la genesi del progetto è lo sceneggiatore Schenk: "Il più efficiente corriere nella storia del cartello della droga di Sinaloa è stato l'uomo meno scontato di tutti: un novantenne che viaggiava per lavoro. Nel cartello, era venerato da tutti. Veniva servito e riverito e chiunque gli lasciava carta bianca. Quando ho letto la sua vera storia, mi sono reso conto che poteva essere il perfetto rovescio della medaglia del Walt Kowalski di Gran Torino. Durante le ricerche per Gran Torino, ho incontrato diversi veterani e ho potuto constatare come la maggior parte di loro fosse ritornata al mondo civile in due differenti modi: o dando di matto come Walt o lasciandosi alle spalle il passato e mettendo le proprie abilità al servizio di altri in maniera briosa e per certi versi anche divertente. Earl appartiene alla seconda categoria ma, come fa notare l'ex moglie, tutti conoscono il suo lato divertente a eccezione della propria famiglia".
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