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Lourdes - Lourdes


Regia:Hausner Jessica

Cast e credits:
Soggetto: Géraldine Bajard, Jessica Hausner; sceneggiatura: Jessica Hausner; fotografia: Martin Gschlacht; montaggio: Karina Ressler; scenografia: Katharina Wöppermann; costumi: Tanja Hausner; interpreti: Sylvie Testud (Christine), Léa Seydoux (Maria), Bruno Todeschini (Kuno), Elina Löwensohn (Cécile), Irma Wagner (Pilgerin), Gilette Barbier (Hartl), Gerhard Liebmann (Nigl); produzione: Coop 99-Parisienne De Production-Essential Filmproduktion-Thermidor Filmproduktion-Zdf / Arte France Cinema; distribuzione: Cinecitta' Luce; origine: Austria-Francia- Germania, 2009; durata: 99’.

Trama:Christine, da anni bloccata su di una sedia a rotelle, ha deciso di andare a Lourdes per compiere un viaggio della speranza. E la sua fiducia nel miracolo viene ripagata poiché, incredibilmente, una mattina si sveglia ed è in grado di stare in piedi. Christine assapora appieno questa occasione di felicità e la sua guarigione suscita tanta ammirazione ma, purtroppo, anche tanta invidia. Tuttavia, la malattia è sempre in agguato...

Critica (1):Sono pochissimi i film girati dal vero a Lourdes, perché è difficile avere i permessi e testimoniare con una qualsivoglia cinepresa il processo di avvicinamento a quel luogo sacro. Il cinema l'ha ricostruita Lourdes, ma quasi mai ha varcato quella soglia. L'ultima volta che abbiamo visto un'immagine non ricostruita del luogo di pellegrinaggio è stato grazie a un piccolo film sperimentale degli anni settanta, Errore di gruppo N°1 (...), a firma di Patrizia Vicinelli (poetessa, attrice, attivista del cinema sperimentale con Grifi e Braibanti, comparsa cinematografica in Amore Tossico di Caligari): lì si vedono le processioni, i ceri, le folle, il bacio pietra, alternate alle immagini della protagonista nuda. Evochiamo questo filmato in occasione di Lourdes di Jessica Hausner (tutto girato dal vero nell'omonimo luogo), per sottolineare che fino ad ora l'immagine vera di Lourdes è stata esclusivo appannaggio di documenti ufficiali o di incursioni sperimentali. Il primo merito della giovane regista austriaca è stato proprio quello di entrare dentro il mondo Lourdes, sia quello sacro o l'indotto che quella sacralità ha determinato: alberghi, centri, ristoranti, carovane, pullman, gadget, statue… Ambientando lì la storia di una giovane donna sulla sedia a rotelle per una sclerosi, e in cerca del miracolo, la Hausner, nei modi allo stesso tempo caustici e compassionevoli che solo i registi austriaci sanno prospettare, riesce a portarci non solo fisicamente ma anche «eticamente» in uno dei luoghi più complessi della fede cattolica, un concentrato pauroso di aspettative e speranze, e certo di tanta sofferenza. Il luogo dove la fede viene interrogata ogni secondo e viene messa in crisi ogni secondo, rimbalzando da una parte all'altra, tra chi vuole avere e chi – ma chi? – dovrebbe dare, almeno una risposta.
La Hausner non perde l'occasione per narrare una storia altamente simbolica, centrando il tema dei temi: la ricorrenza della fede nel miracolo nella società contemporanea. Che cosa è il miracolo oggi? Che senso ha il miracolo in un luogo dove i miracoli si chiedono e ce li si aspetta? Alla protagonista accade inspiegabilmente di alzarsi sulle sue gambe il giorno dopo l'ennesima abduzione. Un miracolo o solo il temporaneo affievolirsi di una malattia crudele? Tra fede e scienza, il cinema piazza la sua macchina, quella che in qualsiasi momento può far credere a tutto (al cinema tutto è permesso), che qui si confronta con la verità di un evento e le sua potenzialità. Un film intelligente e spietato, ironico e compassionevole, devoto e caustico. (...)
Dario Zonta, L'Unità, 12/2/2010

Critica (2):Sclerosi multipla. Una diagnosi dura, definitiva, che costringe la giovane Christine in carrozzella ormai da dieci anni. Non muove le braccia né le gambe, deve essere imboccata, lavata, vestita, pettinata. Ora è a Lourdes, non tanto perché speri nel miracolo – lei non crede, non è cattolica praticante e forse non voleva nemmeno essere lì – ma perché i viaggi dei pellegrini sono tra i pochi che può affrontare nella sua condizione. Ad assistere lei e gli altri in attesa di miracolo, un nugolo di religiosi, di pie donne e di volontari dell'Ordine di Malta.
La regista austriaca Jessica Hausner segue il gruppo con la sua camera fredda, calma, spietata. Tanta camera fissa, a non perdersi i particolari di uno scalino di troppo, di un'assenza dello sguardo, di un tempo troppo lungo in attesa che qualcuno ti asciughi la bocca sporca di cibo. E poi i corpi inerti, le grotte, i bagni nell'acqua benedetta, le tende bianche dietro le quali, solerti, si muovono le infermiere, le benedizioni.
E l'attesa, silenziosamente isterica, del miracolo. Quando avviene, di solito? Durante la benedizione? È meglio mettere il malato in prima fila, in modo che lo spirito santo lo veda meglio? O succede nella grotta, se tocchi la pietra ancora illuminata dall'apparizione di Maria Vergine? È tanto brava nel non dare risposte (e come mai potrebbe?) Jessica Hausner, da aver messo d'accordo tutti, davanti a questo film, cattolici e non. Pronti a gridare alla blasfemia, solo i devoti più radicali. Anche se la regista apparentemente non prende parte. Davanti alla sua cinepresa, i miracoli forse accadono, forse no. Come in un thriller.
Il problema è che Lourdes non è un film sui miracoli, quanto sul terrore della morte, sulla casualità crudele della malattia, sulle bassezze e le altezze umane di fronte alla sofferenza altrui e sul dolore, insopportabile, di essere malati e domandarsi: perché io, perché a me? Una domanda così struggente, da farti guardare con nostalgia e una punta di odio chi intorno a te sta bene, e con invidia chi il miracolo lo ha avuto, forse.
All'occhio di Hausner, di questi movimenti più intimi della debolezza umana non sfugge nulla. Il risultato è grandioso. Un film unico sulla casualità di ciò che ci accade nella vita e sull'insopportabilità di non trovare le risposte che cerchiamo. Perché forse non ci sono. Crudele e imperdibile.
Roberta Ronconi, Liberazione, 12/2/2010

Critica (3):

Critica (4):
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