Pane della memoria (Il)
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Regia: | Faccini Luigi M. |
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Cast e credits: |
Immagini, suono e regia: Luigi M. Faccini; montaggio: Sara Monatti; musiche: Riccardo Joshua Moretti; interpreti: Elena Servi; produzione: Marina Piperno per Ippogrifo Liguria; origine: Italia, 2007; durata: 62’. |
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Trama: | Un piccolo cimitero che racconta la storia plurisecolare della comunità ebraica di Pitigliano e che meriterebbe maggiori attenzioni e cure. L’ultima esponente di una comunità che fu florida e che contò a metà dell’800 quattrocentocinquanta membri. Il suo racconto, pacato ed intenso, sull’esperienza di integrazione tra cristiani ed ebrei che si sviluppò fino alla lacerazione causata dalle leggi razziali. L’esclusione, la discriminazione, la deportazione. Ciò che resta di ebraico nella vita di Pitigliano. Ciò che di Pitigliano è passato nella vita degli ebrei rimasti, ciò che si trasmette a coloro che visitano la sinagoga restaurata. La disumanità dell’intolleranza... |
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Critica (1): | "Memoria vivente della storia degli ebrei di Pitigliano è oggi una donna dolce e dura, tenera e ferma, bella e austera, come soltanto i vecchi sanno essere, senza vergogna né timore: Elena Servi. Ella ci ricorda che il cimitero ebraico di quella città esiste da cinque secoli e che, dunque, «costituisce una stratificazione impressionante di generazioni e generazioni di morti… un conforto, a pensarci bene…».
Questa memoria non scomparirà più, poiché lei stessa l’ha affidata a un film di Luigi Faccini,Il pane della memoria, ricco di enfasi umanistica e rigore civile, che mi piacerebbe vedere proiettato e discusso in tutte le scuole d’Italia. Faccini è uno dei più profondi cineasti italiani degli ultimi decenni. Se dovessi definire in poche parole la sua idea del cinema direi che è, proprio, quella del cinema come memoria. Anzi, come memoria indignata. Contro chi la rende dolente (come, nel caso, il turpe razzismo mussoliniano), contro chi la lascia disperdere, contro quanti fanno in modo che anche la memoria conservata (per esempio, fattasi cinema) non circoli, non sia vista, non giunga ai suoi spettatori, soprattutto giovani e bisognosi di sapere e ricordare."
(Stefano Beccastrini, scrittore e studioso di cinema) |
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Critica (2): | “Viaggio struggente nel ricordo di una piccola comunità ebraica, quella di Pitigliano, della quale rimangono piccoli gioielli viventi: il cimiterino fuori le mura; nel cuore del ghetto, da poco restaurati, la sinagoga e il museo. Elena Servi, proveniente da una famiglia di patrioti mazziniani, ci narra l’epopea di un folto nucleo di ebrei italiani colpito dalle leggi razziali. Eppure la cosa più bella è proprio l’ironia e la capacità di perdono di questa donna, reduce da un’esperienza in kibbutz ma piena di comprensione per i palestinesi. Intelligenza e accoglienza. Senza dimenticanza.”
(Bruno Gravagnuolo, giornalista de l’Unità) |
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Critica (3): | Lavorando su due formidabili punti di forza: la misteriosa bellezza di Pitigliano, il comune del grossetano che ha ospitato nei secoli la diuturna vicenda di una comunità ebraica particolarmente lievitante; e quella personale, interna ed esteriore, di Elena Servi, protagonista-narratrice, sul cui intensissimo volto sembrano condensarsi le vicende prossime di cui si fa portatrice, se non addirittura quelle remote e complessive del suo popolo, Faccini si dimostra, ancora una volta, straordinariamente capace di distillare autentico cinema: parole, immagini e suoni si combinano, facendo leva sulla suggestione del piccolo cimitero locale, in una mossa sintesi di susseguenze, insieme robuste e delicate, nelle quali l’armoniosa voce-guida e gli occhi profondi dell’antica maestra rievocano la vita personale e collettiva con serenità e fermezza, ma priva di risentimenti. Con un commento musicale, in stato di grazia, di Riccardo Joshua Moretti, il risultato finale è un’ulteriore articolazione, tanto “italiana” quanto “universale”, di quella complessiva raccolta di memoria che trova a livello mondiale il maggiore punto di riferimento in Steven Spielberg e nella Survivors of the Shoah Visual History Foundation.”
(Nuccio Lodato, critico cinematografico) |
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Critica (4): | |
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