Estate in Provenza (Un') - Avis de mistral
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Regia: | Bosch Rose |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Roselyne Bosch; fotografia: Stéphane Le Parc; montaggio: Sam Danesi; scenografia: Pierre Quefféléan; costumi: Mimi Lempicka; interpreti: Jean Reno (Paul), Anna Galiena (Irène), Chloé Jouannet (Léa), Hugo Dessioux (Adrien), Lukas Pelissier (Théo), Aure Atika (Magali), Tom Leeb (Tiago), Jean-Michel Noirey (Jean-Mi), Hugues Aufray (Elie), Charlotte de Turckheim (Laurette); produzione: Legende Films, in coproduzione con Gaumont, France 2 Cinema; distribuzione: Nomad Film; origine: Francia, 2013; durata: 104'. |
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Trama: | Léa, Adrien e il fratello Théo, nato sordo, partono con la madre per una vacanza in Provenza presso il nonno Paul, che vive tra gli ulivi e che i ragazzi non hanno mai incontrato a causa di una lite familiare. Certo non era questa la vacanza dei loro sogni, senza contare la notizia che il padre se ne sta andando di casa. Nel giro di 24 ore, il soggiorno in Provenza dei tre ragazzi si trasformerà in un vero e proprio scontro generazionale. Tuttavia, quando il passato tempestoso di Paul si riaffaccia e i trasgressivi anni Settanta fanno ritorno sullo sfondo incantevole della Provenza, mettendo in luce il suo lato più umano e affettuoso, ecco che le differenze tra la vita di città e di campagna si annullano e le due generazioni possono finalmente incontrarsi dando vita a una vacanza indimenticabile. |
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Critica (1): | "Il primo paese è a due chilometri, il primo cinema a dieci chilometri" protestano seduti sul treno. Non è un viaggio felice quello di Léa, Adrien e Théo verso la casa del nonno, eppure l’estate che passeranno nella campagna della Provenza cambierà la loro vita. È una storia di formazione e un ritratto di famiglia incompleta – padre assente, madre che affida i figli ai genitori per poter fare il suo dottorato a Montreal – quello raccontato da Rose Bosch nel film Un’estate in Provenza (titolo originale Avis de mistral). (…)
Bosch intreccia con tenerezza storie di ex hippies – i nonni Paul e Irène, gli irresistibili Anna Galiena e Jean Reno, da farsi adottare – e quella dei tre nipoti: gli adolescenti Léa (Chloé Jouannet), Adrien (Hugo Dessioux) e il piccolo Théo (Lukas Pelissier), sordomuto dalla nascita. Arrivati da Parigi nel casale di campagna con tutte le riserve del caso, i ragazzi non accettano la ruvida accoglienza del nonno, Paul (che si capisce, da padre ha avuto un rapporto di incomprensione con la figlia), innamorato della natura e dei suoi ulivi. "Gli ulivi per me non sono alberi, quando grandina sono preoccupato per loro. A Parigi non ti accorgi del tempo che passa, io voglio accorgermene". La vita fa il suo corso: Léa s’innamorerà del pizzaiolo che sfida i tori, bello come il sole ma non esattamente il principe azzurro, il fratello prenderà una cotta per la gelataia sexy Magali, la Galiena e Reno ritroveranno gli amici della loro giovinezza vagabonda stile Easy Rider e i nipoti scopriranno un altro volto dei nonni. Nelle foto lei sembra Janis Joplin, "era la dea dell’amore" dicono gli amici con barbe bianche, stile nonni di Hair (la colonna sonora spazia da Simon & Garfunkel a Dylan, dai Deep Purple ai Coldplay). La morale è semplice: solo l’amore ci salva la vita, si cresce sbagliando e gli errori si possono riparare. Ma soprattutto, per crescere c’è sempre tempo e si soffre un po', anche da adulti, come insegna Jean Reno.
Nata ad Avignone, Bosch torna alla sua infanzia: "L’idea del film parte dai miei nonni – spiega – li ho conosciuti poco ma ne conservo un ricordo poetico. E poi volevo raccontare un conflitto generazionale tra nonni e nipoti, amo il fatto che i nonni di oggi siano gli hippie di ieri: hanno protestato con la guerra in Vietnam, contro il consumismo. Sono cresciuta a Avignone negli anni Settanta, da bambina andavamo a vederli in Place de l’Horologe: erano giovani, belli, a piedi nudi. Ero affascinata". "Il personaggio di Paul – continua la regista – somiglia molto agli uomini catalani della mia famiglia, parte di loro si traferì in Provenza dopo la guerra in Spagna. Jean Reno era perfetto, condividiamo le origini iberiche e la passione per la terra delle Alpilles, che nonostante sia a due ore dai treni ad alta velocità resta l’ultimo far west. Sentiamo il bisogno di vivere in questo clima estremo e del maestrale. Nella nostra famiglia si coltivano uliveti da generazioni". Quando i nipoti chiedono: Verrai a trovarci a Parigi?, Paul risponde: Vuoi vedermi morto?. "È uno scherzo. Oggi la gente si è resa conto che le grandi città rubano ciò che la provincia restituisce: il tempo" dice Bosch.
Burbero e tenerissimo col nipote, Jean Reno si è sentito a suo agio nel ruolo: "Interpretare un nonno di solito intimorisce gli attori, temono di ritrovarsi intrappolati in ruoli da vecchi. Ma non soffro della sindrome del giovanilismo. Mi prendo in carico la mia età, non mi faccio stirare le rughe o eliminare le borse sotto agli occhi. Paul è un uomo del ventesimo secolo costretto a rapportarsi con giovani del ventunesimo, il conflitto si snoda all’interno di una famiglia molto simile a quelle di oggi. Hugo Chloé e il piccolo Lukas sono andati benissimo, il rapporto con loro mi ha ricordato quello che vissuto con Natalie Portman sul set di Lèon. Hugo lavorava già con il web. Credo che sia rimasto sorpreso dal modo in cui si fa il cinema, è molto diverso da quello che fa lui. I miei figli sono fan del suo sito Internet, è stata mia figlia di quindici anni a farmelo conoscere". Questo nonno agricoltore, taciturno, che segue i ritmi della natura, in fondo gli è famigliare: "C’è un po’ di mio padre in Paul – confessa l’attore – Anche lui non era un chiacchierone, ma non era rozzo, solo timido. Nel film i silenzi del personaggio sono importanti. L’intera giovinezza di Paul si è svolta nel caos, nel furore, per questo si rifugia tra gli ulivi; gli alberi gli ridonano uno scopo e i nipoti lo costringono a confrontarsi con se stesso e il mondo. Compie un vero e proprio viaggio senza mai lasciare la sua regione. Trovo adorabile che un uomo così taciturno riprenda a parlare proprio con il suo nipotino sordomuto".
Silvia Fumarola, repubblica.it |
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