Stravagante mondo di Greenberg (Lo) - Greenberg
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Regia: | Baumbach Noah |
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Cast e credits: |
Soggetto: Jennifer Jason Leigh, Noah Baumbach; sceneggiatura: Noah Baumbach; fotografia: Harris Savides; musiche: James Murhpy; montaggio: Tim Streeto; scenografia: Ford Wheeler; arredamento: Elizabeth Keenan; costumi: Mark Bridges; interpreti: Ben Stiller (Roger Greenberg), Greta Gerwig (Florence Marr), Jennifer Jason Leigh (Beth), Rhys Ifans (Ivan Schrank), Chris Messina (Phillip Greenberg), Brie Larson (Sara), Juno Temple (Muriel), Susan Traylor (Carol Greenberg), Koby Rouviere (bambino Greenberg), Sydney Rouviere (bambina Greenberg), Merritt Wever (Gina), Zach Chassler (Marlon), Mina Badie (Peggy); produzione: Scott Rudin e Jennifer Jason Leigh per Scott Rudin Productions; distribuzione: Bim; origine: Usa, 2010; durata: 107’. |
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Trama: | Los Angeles. Florence Marr sogna una carriera come cantante, ma per ora si deve accontentare di soddisfare i bisogni della facoltosa famiglia Greenberg, per i quali lavora come assistente personale. Quando i Greenberg partono per un viaggio all'estero, la loro bella villa sulle colline di Hollywood viene lasciata nelle mani di Phillip Greenberg, fratello del capofamiglia Roger, rientrato in città dopo un lungo periodo passato a New York. Philip, che si è preso l'incarico di fare compagnia al cane Mahler mentre la famiglia è via, ha 40 anni ed è single, ha tentato la carriera di musicista ma è finito a fare il carpentiere. Ora sta cercando di rimettere a posto la sua vita e vorrebbe ristabilire i contatti con i vecchi amici e la sua ex ragazza, ma tutti sembrano ormai aver trovato la propria strada e non gli sono di grande aiuto. Una mano insperata gli verrà tesa da Florence, che non lo aiuterà solo a orientarsi in una città che gli è ormai quasi sconosciuta e ad accudire Mahler, ma anche a ritrovare gli stimoli da tempo sopiti...
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Critica (1): | “Lo stravagante mondo di Greenberg parla di persone che non hanno realizzato i loro sogni, una cosa in cui molti possono identificarsi. Come vi comportereste, voi? Greenberg ha costruito intorno a sé strati di difese e barriere protettive, per tenere lontani gli altri. Il film dipinge in modo estremamente umano e realistico tutti i personaggi, e questo dovrebbe consentire al pubblico di appassionarsi alla storia d’amore che nasce tra i due protagonisti”.
(dal pressbook del film – Note di produzione)
“Le prime versioni di Greenberg sono emerse in altri progetti precedenti. Non necessariamente film, magari solo sceneggiature lasciate a metà, o semplici idee. Ho una bozza di una vecchia sceneggiatura con un personaggio che somiglia molto a Greenberg.
Ho scritto la sceneggiatura di questo film avendo in mente una tradizione narrativa americana che ho molto amato, libri come quelli di Philip Roth, Saul Bellow, John Updike, che raccontano uomini in crisi, a un bivio della vita. Da quei romanzi sono stati tratti molti film, ma a me interessava fare un film originale in quel filone, usando solo il linguaggio cinematografico.
Volevo anche fare un film che mostrasse Los Angeles come una vera città, un luogo in cui la gente vive, mette su famiglia e cresce i figli. Jennifer è di Los Angeles, e attraverso di lei sono riuscito a vedere questa città con occhi diversi. Lo stravagante mondo di Greenberg è nato anche dalla mia scoperta di Los Angeles.
Ho rivisto alcuni grandi film degli anni ’70, come quelli di Paul Mazursky, John Cassavetes, Hal Ashby e Robert Altman. Ognuno aveva una visione diversa della città. Ho adorato Il lungo addio di Altman, dove Los Angeles è rappresentata in modo molto originale e personale, e non ha niente a che fare con la città del cinema a cui siamo abituati. Ma mi sono ispirato anche ai libri di Joan Didion e Leonard Michaels, che hanno scritto di Los Angeles.(...)
(Il personaggio di Greenberg ndr) ...è entrato in crisi perché le cose gli sono sfuggite di mano, e ora è spaventato. Trascorre gran parte del tempo a cercare di mantenere il controllo della sua vita, e poi esplode senza ragione, lo vediamo in diverse scene del film. C’è un grosso contrasto tra una delle prime scene, quando Florence passa a ritirare l’assegno e Ben sta ascoltando una canzone sul suo iPod – quella di Albert Hammond – ed è quasi timido, riservato; e la scena in cui gli cantano “Tanti auguri a te” e lui non riesce a trattenersi e si arrabbia. Una cosa di cui abbiamo parlato molto, con Ben (Stiller, l’attore protagonista, ndr) è la paura di Greenberg di essere messo in imbarazzo: è uno che si è organizzato la vita in modo da evitare anche la più piccola umiliazione, cosa che naturalmente è impossibile. Io credo che la sua crisi, però, vada oltre questo: a cedere, in lui, sono stati il fisico, la psiche, la sua vita emotiva. Tutto. Lui non ne parla con nessuno, e razionalizza la situazione definendola una sua scelta: “Ho deciso di non fare niente per un po’ ”. Quindi mente a se stesso e agli altri. In base alla mia esperienza personale, nessuno va in crisi da un giorno all’altro. È interessante che l’unica persona a cui Ben parla del suo esaurimento è Beth – una donna con cui è stato 15 anni prima, ma che ormai è solo una conoscente. (...)
I suoi ideali non sono di per sé negativi, anzi, sono ammirevoli. Ma sono anche difese e razionalizzazioni per nascondere il fatto che ha paura. E ne ha sempre di più. Il suo atteggiamento è del tipo: se la vita non mi offre la situazione perfetta, quella delle fantasie che facevo a dodici anni, allora ci rinuncio. Trovo che ci sia qualcosa di commovente nell’attaccamento di Greenberg ai suoi sogni infantili. È troppo doloroso cambiare a questo punto della vita. D’altra parte, la sua vita è diventata invivibile perché non sarà mai all’altezza delle sue fantasie infantili. È per questo che è arrabbiato, perché la vita non collabora! (
(dal pressbook del film – Intervista al regista) |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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