Brutti e cattivi
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Regia: | Gomez Cosimo |
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Cast e credits: |
Soggetto: Cosimo Gomez; sceneggiatura: Luca Infascelli, Cosimo Gomez; fotografia: Vittorio Omodei Zorini; musiche: The Sweet Life Society, Paolo Vivaldi; montaggio: Mauro Bonanni, Aline Hervé; scenografia: Maurizio Di Clemente; arredamento: Stefano Paltrinieri; costumi: Anna Lombardi; effetti: Maurizio Corridori, David Bracci, Stephane Bidault; suono: Paolo Lucaferri; interpreti: Claudio Santamaria (Il Papero), Marco d'Amore (Il Merda), Sara Serraiocco (Ballerina), Simoncino Martucci (Plissè), Narcisse Mame (Don Charles), Aline Belibi (Perla), Giorgio Colangeli (Commissario Parisi), Filippo Dini (Il Pollo), Fabiano Lioi (Senna), Rosa Canova (Katia), Maria Chiara Augenti (Mimma), Adamo Dionisi (Walter Masini), Rinat Khismatouline (Borush), Yang Shi (Shi Juan), Xu Guo Qiang (Boss Shi Peijun), Xianbin Zhang (Shi Dong), Stephanie Maria Diano (Dea Mami Wata), Riccardo Mioni, Marco Pancrazi (poliziotti); produzione: Fabrizio Mosca, Luca Barbareschi per Casanova Multimedia, con Rai Cinema, in coproduzione con Mille Et Une Productions, Tchin Tchin Productions, Reborn Production, Voo, Be Tv; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia-Francia, 2017; durata: 86'. Vietato14 |
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Trama: | Periferia di Roma. Un mendicante paraplegico soprannominato il Papero, con la complicità di sua moglie, una bellissima donna senza braccia detta la Ballerina, del suo accompagnatore, un tossico rastaman detto il Merda e di un nano rapper il cui nome d'arte è Plissé, mette a segno una rapina nella banca dove il boss di un potente clan mafioso cinese nasconde i proventi delle sue attività illecite. Dopo il colpo però le cose si complicano terribilmente: ogni componente dell'improbabile banda sembra avere un piano tutto suo per il denaro trafugato, in una girandola di vendette, tradimenti, omicidi e arresti. |
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Critica (1): | Claudio Santamaria ha ormai un certo sesto senso per gli esordi dietro la macchina da presa. Dopo l’incredibile successo di Lo chiamavano Jeeg Robot si “trasforma” ancora una volta. Da improbabile supereroe lo ritroviamo storpio e pelato, con tanto di riporto, e la periferia romana sempre sullo sfondo.
Stavolta è il Papero, mendicante senza gambe e leader carismatico di una banda di freaks decisa a compiere la rapina che ti svolta l’esistenza. Sono Brutti e cattivi (anche sporchi, sì), ma non gli manca l’ambizione e la voglia di cambiare vita.
Trascorsi da scenografo, Cosimo Gomez fa il suo esordio in regia portando sullo schermo il suo stesso soggetto che nel 2012 vinse il Premio Solinas. Politicamente poco corretto, grottesco e bizzarro, a tratti volutamente trash, Brutti e cattivi è il Freaks del 21° secolo in chiave dark comedy: l’assunto di fondo è abbastanza semplice e finanche smaccato, si può essere dei bastardi senza scrupoli anche da menomati. È il concetto stesso di uguaglianza che lo prevede. Come, del resto, ogni rapina che si rispetti prevede poi “deviazioni” dal piano collettivo originario per provare ad accaparrarsi in solitaria l’intero malloppo.
Valerio Sammarco, cinematografo.it |
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Critica (2): | Il Papero è senza gambe, la Ballerina, sua moglie, è senza braccia, il Merda è decerebrato (bruciato dalle droghe), ed infine Plissé è nano. Quattro freaks alla ricerca della felicità, che non può che coincidere con i soldi! Insieme hanno tutto quello che serve per realizzare una geniale rapina in banca, ma principalmente ai danni della mafia cinese che nasconde proprio lì i suoi proventi illegali. Peccato che appena dopo aver realizzato il colpo l’avidità di ciascuno scatena la reciproca eliminazione ed a metà del film tutti i protagonisti sono (apparentemente) morti.
Benché al suo debutto dietro la macchina da presa, Gomez, ha una ventennale esperienza cinematografica costruita essenzialmente come scenografo e direttore artistico per registi del calibro di Olmi, Benigni e Tornatore. Le sue qualità di scenografo traspaiono subito nell’ambientazione della vicenda che si svolge in una Roma periferica ed irriconoscibile nella quale convivono degrado ed abusi edilizi ma anche esempi di architettura contemporanea, come la moderna chiesa in cui si svolgono alcune delle vicende, oppure grandi incompiute come la vela di Calatrava.
Soprattutto, Gomez riesce a scrivere (insieme a Luca Infascielli) una commedia-noir che sa rischiare, rimanendo sempre in bilico fra i generi: privilegiando le atmosfere comiche e grottesche a quelle da noir realistico. Insomma, anche se il sangue scorre a fiumi, si resta sempre più vicino a Smetto quando voglio che non a Suburra. Bisogna riconoscere a Gomez la capacità di non farsi risucchiare nei modelli dominanti dell’attuale cinema italiano e, se proprio bisogna trovargli un padrino per questo battesimo, bisogna guardare oltre oceano, ad esempio, a Robert Rodriguez.
Infine, il film beneficia anche del fatto di aver dato al suo cast principale, formato da Claudio Santamaria, Sara Serraiocco e Marco D’Amore, la possibilità di cimentarsi con ruoli assolutamente inediti per loro, proprio in un momento in cui tutti e tre, probabilmente, sentivano la necessità di uscire da modelli interpretativi forse troppo opprimenti.
Roberto Rosa, sentieriselvaggi.it, 7/9/2017 |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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