Quasi amici - Intouchables
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Regia: | Toledano Eric, Nakache Olivier |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal romanzo autobiografico di Philippe Pozzo di Borgo; sceneggiatura: Eric Toledano, Olivier Nakache; fotografia: Mathieu Vadepied; musiche: Ludovico Einaudi; montaggio: Dorian Rigal-Ansous; scenografia: François Emmanuelli; arredamento: Olivia Bloch-Lainé; costumi: Isabelle Pannetier; interpreti: François Cluzet (Philippe), Omar Sy (Driss), Anne Le Ny (Yvonne), Audrey Fleurot ( Magalie), Clotilde Mollet (Marcelle), Alba Gaïa Bellugi (Elisa), Cyril Mendy (Adama), Christian Ameri (Albert), Marie-Laure Descoureaux (Chantal), Grégoire Oestermann (Antoine); produzione: Quad Productions-Chaocorp-Gaumont-Tf1 Films Production; distribuzione: Medusa; origine: Francia.2011; durata: 112’. |
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Trama: | Il ricco e aristocratico Philippe è divenuto paraplegico a seguito di un incidente di parapendio e ha bisogno di una persona che si prenda cura di lui. La scelta cade su Driss, un ragazzo di periferia appena uscito dalla prigione e, forse, la persona meno adatta per questo tipo incarico. I due opposti universi entreranno ben presto in rotta di collisione, ma prima dello scontro finale troveranno un punto d'incontro che sfocerà in un'amicizia profonda, quanto inaspettata... |
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Critica (1): | Al di là del mix emotivo che rende efficace e anche toccante il film Quasi amici ('Intouchables') dei francesi Eric Toledano e Olivier Nakache, è interessante addentrarsi nel suo meccanismo di costruzione perché è un notevole esempio di modernizzazione della commedia. (...)Intanto non è indifferente il fatto che Philippe sia un disabile che dispone di infinite risorse materiali soprattutto, ma anche culturali e spirituali, che ovviamente non sostituiscono ciò che ha perso ma ne alleviano il peso. Poi della tristezza senza speranza dell'ambiente dal quale proviene il ragazzo Driss si evita accuratamente di approfondire i termini, ma tutto resta sullo sfondo all'insegna del patetismo e della presunta bontà d'animo e sanità morale di fondo dei disgraziati. E altro: pochi superficiali tocchi su chi circonda Philippe, parenti conoscenti e dipendenti. Resta da ricordare che il film non è un'incredibile invenzione ma si ispira a una vicenda reale. L'ispiratore del personaggio di Philippe si chiama Philippe Pozzo di Borgo. I due autori citano invece come fonti artistiche, per l'impronta di commedia che si proponevano, il Dino Risi di Profumo di donna, anche se nel loro caso la comicità prende decisamente il sopravvento sulla malinconia.
Paolo D'Agostini, La Repubblica, 24 /2/2012 |
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Critica (2): | Film che punta tutto sulla scrittura e sulla perfetta alchimia dell’improbabile coppia comica formata da François Cluzot e l’incontenibile Omar Sy, Intouchables è un buddy movie dall’impianto più che classico e allo stesso tempo dal volto anomalo. Eric Toledano e Olivier Nakache non abbandonano neanche per un attimo i toni della commedia nera e dell’ironia irriverente per raccontare la storia di un’amicizia, quella tra Philippe, un paraplegico ricco, colto e aristocratico, e Driss, un ragazzo di periferia appena uscito di prigione e assunto per prendersi cura di Philippe.
Dopo aver firmato due opere dall’andamento corale, Primi amori, primi vizi, primi baci e Tellment proches, Eric Toledano e Olivier Nakache si affidano alla bravura di François Cluzot e alla plasticità irresistibile di Omar Sy in quello che sembra quasi uno spartito a due voci, mentre gli altri personaggi sono solo poco più che comparse e spalle comiche nell’avventura dei due protagonisti. Basato su una storia vera, Intouchables tratta il tema della disabilità e dell’emarginazione, sia Philippe che Driss scontano un handicap, quello fisico e sentimentale di un uomo che ha perduto la sensibilità del corpo, dal collo in giù, e quello di chi è marchiato a vita dalla condizione sociale in cui si è ritrovato, senza ancora aver capito il perché. Intouchables è tutto fuorché un film incapace di sottrarsi al fastidioso tranello del ricatto emotivo, della drammaticità esibita e asfissiante.
È un film (l’unico errore davvero imperdonabile sono le note prive di qualsiasi ironia di Ludovico Einaudi) dove si ride di tutto e di tutti, della malattia, dell’impotenza sessuale, delle lesbiche, del dolore, dell’ingenuità, senza fermarsi davanti a nulla, come nella scena in cui Driss si impossessa del corpo incapace di reagire di Philippe e lo trasforma in un novello Hitler. Eric Toledano e Oliver Nakache non cedono neanche per un istante all’insopportabile moda di quello che viene chiamato il politicamente corretto e che continua ad illudersi di poter anestetizzare la realtà coniando il suo nuovo vocabolario, l’handicappato è diventato prima il disabile e ora, come se la beffa non fosse già sufficiente, il diversamente abile. Ma ingannare il mondo con le parole non basta a mitigarne la crudeltà o a cambiare le cose. La compassione non serve a nessuno, è solo una scorciatoia con si gioca per non confrontarsi con la vita. I due protagonisti di Intouchables lo sanno bene, lo vivono ogni giorno che passa sulla loro pelle.
Ecco perché, fin dal primo incontro, si giurano nessuna pietà. Nessuna ipocrisia. Toledano e Nakache riescono nella niente affatto scontata impresa di raccontare la storia di Philippe e Driss nella maniera più semplice e diretta possibile. È questa la forza di Intouchables, con la sua risata coinvolgente e liberatoria che, è vero, non ci può salvare, ma almeno ci fa sentire ancora vivi.
Francesca Bea, sentieriselvaggi.it |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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