Bostoniani (I) - Bostonians (The)
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Regia: | Ivory James |
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Cast e credits: |
Soggetto: basato sul romanzo di Henry James; sceneggiatura: Ruth Prawer Jhabvala; fotografia: Walter Lassally; musica: Richard Robbins; montaggio: Katherine Wenning, Mark Potter; scenografia: Leo Austin; costumi: Jenny Beavan, John Bright; suono: Brian Blamey; interpreti: Christopher Reeve (Basii Ransom), Vanessa Redgrave (Olive Chancellor), Madeleine Potter (Verena Tarrant), Jessica Tandy (Miss Birdseye), Nancy Marchand (Mrs. Burrage), Wesley Addy (dr. Tarrant), Barbara Bryne (Mrs. Tarrant , Linda Hunt (dr. Prance), Nancy New (Mrs. Luna), Charles McCaughan (poliziotto del Music Hall), John Van Ness Philip (Henry Burrage), Wallace Shawn (Mr. Pardon), Maura Moynihan (Henrietta Stackpole), Martha Farrar (Mrs. Farrinder); produzione: Ismail Merchant, per Merchant Ivory Productions/ WGBH/Rediffusion Films/Almi Entertainment Finance Corporation; distribuzione: BIM; origine: Gran Bretagna, 1984; durata: 120'. |
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Trama: | Boston, 1876. Basil Ramson, un avvocato conservatore di New York, si reca a trovare sua cugina, Olive Chancellor, un’accesa femminista che ha deciso di dedicare la propria vita al servizio del movimento delle suffragette. Olive rimane profondamente colpita da Verena Tarrant, una giovane dalle grandi potenzialità, e la prende sotto la propria ala per istruirla ai principi della causa femminista. |
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Critica (1): | Rafforzata da anni di discussioni polemiche e, indubbiamente, dalla sua bistecca, Vanessa cominciava ad attaccare ideologicamente The Bostonians. Henry James, che non era lì a difendersi, e Ruth Jhabvala, che immaginava che questo stadio fosse già stato superato. Il reazionario Basil Ransom non era un negriero, chiedeva Vanessa? Non era profondamente malvagio, e non avrebbe dovuto essere reso ancora più satanico? Ruth aveva mostrato chiaramente questo aspetto? 0 non aveva reso Basil un po' troppo simpatico? Basil non avrebbe dovuto essere dipinto nei suoi veri colori, dimodoché lei, Olive, per contrasto, balzasse fuori, non come un'isterica eccentrica, ma come una figura di rettidudine? Se le cose stavano così, interveniva allora Madeleine Potter, lei Verena, non voleva essere messa in cattiva luce per il fatto di amare Basil; lei era lì soltanto per redimerlo. Se Basil era così infame, la sua attrazione per lui non sarebbe parsa un po' sospetta. Nel rapporto tra Vanessa Redgrave e Madeleine Potter, ci fu, per tutta la durata del film, una precisa somiglianza con il rapporto tra la mamma uccello e l'uccellino: la mamma uccello vola giù con il verme, l'uccellino pigola, pigola e apre il becco; la mamma uccello lo imbocca.
James Ivory |
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Critica (2): | Ivory, uomo sospeso tra due culture, illustratore di atmosfere ambigue, era in qualche modo un "predestinato" all'incontro con la narrativa di Henry James. Suo, nel 1979, l'adattamento del romanzo The Europeans (il film è rimasto inedito da noi), suo, cinque anni più tardi, quello da The Bostonians, che ora, sulla scia del successo di Camera con vista, esce anche in Italia: in entrambi i casi, con la complice mediazione della penna della sceneggiatrice-scrittrice Ruth Prawer Jhabvala. La scrittura jamesiana, densa di enigmi, di interrogativi elusi da tutti, o raccolti per fornire piste false, equivoci, è resa, come già nel caso dell'ugualmente congeniale Forster, con una sostanziale adesione anche formale da parte di Ivory, sempre attento alle molteplici sfumature del linguaggio e ai suoi significati segreti.
Nel caso de I Bostoniani, ad esempio, l'insieme della vicenda è collocato sotto il segno segreto del vampirismo, individuale e sociale, che è una costante anche in altri romanzi di Henry James, come La fonte sacra. All'inizio del romanzo, e del film che ne segue fedelmente la linea narrativa, la giovane Verena Tarrant è "vampirizzata" dal padre guaritore ed ipnotista da strapazzo lo impersona il grande caratterista Wesley Addy, un regular in tanti film di Robert Aldrich) ed è in qualche modo forzata ad esibirsi in discorsi pubblici sulla nascente emancipazione femminile. "Tarrant", da "lo tarry" = indugiare, essere in ritardo, ed anche dall'aggettivo "tarry" = catramoso, impantanato, in un romanzo in cui anche le etimologie dei nomi propri hanno la loro precisa importanza. Ecco allora affacciarsi Olive Chancellor (= cancelliere, magistrato), una zitella un po' sfiorita seguace dell'emergente Women Movement che incontra Verena, preda innocente, a casa di Miss Birdseye (occhio di uccello) e ne è conquistata, iniziando con lei un esclusivo ed ambiguo rapporto di reciproca sudditanza, che presto la pone in competizione con il giovane e attraente Basil Ransom (chiaramente, da "ransom" = riscatto, redenzione), un avvocato di New York in cerca di sottrarre la ragazza all'influenza di Miss Chancellor ponendola sotto la propria (Basil deve però guardarsi a sua vota dalle attenzioni della sorella di Olive, la lunatica Miss Luna). Tutti questi personaggi, poi, e le loro relazioni, sono a loro volta vampirizzati, usati, dalla società intorno, i giornalisti in cerca di "casi", il mondo elegante di Boston e quello ricco e mondano della borghesia newyorkese, simboleggiata dai Burrage, che a loro volta cercano di irretire Verena. L'ambiguità della pagina, conservata in un film che evita le trappole dell'accademismo, offre continue piste false all'interpretazione dei personaggi e delle loro motivazioni. Olive e Basil sembrano mossi da molle ideologiche (il "dibattito" sul femminismo), ma in realtà cercano con la ragazza un legame soprattutto affettivo; il giovane Burrage, che se ne pretende innamorato, vuole invece nasconderla agli occhi del mondo, farla rientrare nei ranghi (burrow = covo). La gente non è, mai, duella che appare o pretende di essere; i vari "progetti' personali sono costruiti contro quelli degli altri: solo alcuni vanno a buon esito, altri falliscono, altri ancora riescono solo quando cambiano di segno (la "scoperta" male di Olive di riuscire a parlare in pubblico, di non avere più bisogno di una interposta persona sul palcoscenico del mondo). E, dappertutto, intorno, un "mostro" si aggira: quello del nascente femminismo. Un mostro che molti si affrettano ad esorcizzare (anche James), come nel 'vissero felici e contenti' finale di Basil e Verena. Un mostro
irte), in James (si veda anche Il giro di vite), sembra soprattutto un prodotto della fantasia malata o morbosa della protagonista.
Ivory non si sottrae a questa polemica antifemminista, confermando le sue doti di fedele interprete dei narratori dell'ambiguità e del contrasto tra cultura e sentimento, tra civiltà e natura, e impreziosendo il film di dettagli di grande gusto, come la vista dall'alto di Boston e di New York mediante una panoramica su di una cartina geografica dell'epoca, oppure la bella scena in cui, dietro la Chiesa, Basil n ex sudista n piange guardando le lapidi degli studenti morti combattendo per il Nord nella Guerra Civile appena conclusa (siamo nel 1875), od ancora l'incontro nei campi che anticipa quello, analogo, di Camera con vista; o infine la magica conduzione degli attori, che esalta un 'mostro' come la Redgrave, e riesce perfino a rendere accattivante, dandogli un'aria simpatica e ribelle alla Daniel Boone, un attore generalmente legnoso come Christopher Reeve.
Alberto Morsiani, Segnocinema, n. 27 marzo 1987 |
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