Don Chisciotte di Orson Welles - Don Quixote
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Regia: | Welles Orson |
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Cast e credits: |
Soggetto: dall’opera di Miguel de Cervantes; sceneggiatura: Orson Welles, Jesus Franco; fotografia: Orson Welles, Giorgio Tonti; musiche: Daniel White; montaggio: Jesus Franco; interpreti: Francisco Regueiro (Don Chisciotte), Akim Tamiroff (Sancho Panza), Patricia McCormack (Dulcinea/ragazza), Fernando Rey (narratore della scena finale), Orson Welles (se stesso), Beatrice Welles (se stessa), Oja Kodar (se stessa); produzione: El Silencio Producciones, S.A; origine: Usa, 1964; durata: 170’. |
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Trama: | Il più celebre dei grandi film incompiuti: il Don Chisciotte che Orson Welles non riuscì a completare in 14 anni e che Jesus Franco, che con lui collaborò, ha faticosamente ricostruito e montato, regalandoci la possibilità unica di poter ammirare il capolavoro del genio di Orson Welles. |
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Critica (1): | Prima di lasciare l'Europa e di tornare negli Stati Uniti, Welles intraprende un progetto televisivo in cui crede molto: una trasposizione moderna del Don Quixote di Cervantes, che intende realizzare con pochissimi mezzi (i suoi), con pochi attori cui lascia la massima libertà di improvvisazione e con lui stesso che recita come narratore e se stesso,
Orson Welles. Ha detto in merito: «Potrei inventare una ragione estetica secondo la quale un film deve essere girato in questa maniera e dire che non c'è altro modo di fare un film, ecc. Ma la vera ragione è che si tratta di un modo di girare che non avevo mai messo in pratica, e che sapevo che certi capolavori del muto erano stati realizzati così. Ero sicuro che questa storia sarebbe stata più fresca e interessante se avessi davvero improvvisato, ed essa lo è, di sicuro. È evidente che bisogna avere una fiducia assoluta negli attori (che, nella fattispecie, sono Francisco Reiguera, Akim Tamiroff, Patty McCormack e, come abbiamo visto, lo stesso Welles - n.d.a.): si tratta di un metodo di lavoro molto particolare, pressoché impraticabile nei film commerciali ». Girato – almeno in parte – in Messico e in Spagna subito dopo Arkadin, questo Don Quixote avrebbe dovuto avere una durata limitata tra i 75 e gli 80 minuti. Ma – e come sempre non si sa perché – Don Quixote è stato così poco commerciale da finire in quel grande limbo dei progetti inconclusi che caratterizza buona parte del lavoro registico di Welles.
E sì che nel '65, Welles dichiarava ai «Cahiers du Cinéma» che il Quixote era finalmente quasi finito, salvo due-tre settimane per qualche raccordo. Avrebbe ricalcato lo spirito originale di Cervantes – a detta di Welles (…) – con gli stessi personaggi, le stesse atmosfere, con lo stesso scetticismo come atteggiamento del libro da cui è tratto (anche se Cervantes lo aveva iniziato per fare una satira dei libri cavallereschi e, invece, «ha finito col farne una delle più belle apologie che si possano trovare in letteratura»). Ma un qualcosa di simile è ,capitato anche a Welles: «Avevo incominciato per farne un programma alla televisione di una mezz'ora, avevo giusto il denaro sufficiente per farlo; ma poi mi sono innamorato così perdutamente del soggetto che l'ho ingrandito a mano a mano ed ho continuato a girarlo secondo le mie finanze. Si può dire che è cresciuto via via che lo realizzavo. Sapete, più o meno, mi è successo come a Cervantes che cominciò col fare una novella e finì per scrivere Don Quixote. È un soggetto che una volta iniziato non si può più abbandonare ». E ancora: « È veramente un film difficile. Devo dire anche che è molto lungo; quello che devo ancora girare non servirà a completare il metraggio: con il materiale esistente potrei montare tre film. Nella sua prima forma il film era troppo commerciale; era stato concepito per la televisione e ho dovuto cambiare certe cose per farlo più consistente. La cosa curiosa è che Don Quixote è stato girato con un'équipe di sei persone. Mia moglie (…) era la script-girl, l'autista piazzava le lampade, io dirigevo, facevo le luci e l'operatore in seconda. Solo attraverso la cinepresa si può avere l'occhio a tutto».
Claiudio M. Valentinetti, Orson Welles, Il Castoro cinema,11/1980 |
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