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Noi non siamo come James Bond


Regia:Balsamo Mario

Cast e credits:
Soggetto: Mario Balsamo, Guido Gabrielli; fotografia: Andrea Foschi, Simome Pierini, Sabrina Varani; musica: Theo Teardo; montaggio: Benni Atria,Tommaso Orbi; interpreti: Mario Balsamo (se stesso), Guido Gabrielli (se stesso), Daniela Bianchi (se stessa); produzione: Gianfilippo Pedote per Hasenso Production in collaborazione con Mir Cinematografica e Rai Cinema; distribuzione: Hasenso in collaborazione con Lo Scrittoio; origine: Italia, 2012; durata: 73’.

Trama:Mario Balsamo, documentarista, e Guido Gabrielli, editore, sono amici da sempre e da sempre sono in viaggio sognando di essere come James Bond ma consapevoli di non essere proprio come James Bond. Trent'anni di vita e di vacanze spese insieme rincorrendo goffi e un po' sgualciti il mito dell'agente 007, che veste lo smoking con eleganza senza pari, affrontando sfrontato e a suo agio l'avventura. E a quella disinvolta naturalezza hanno sempre puntato Mario e Guido, accorgendosi molto presto dell'inarrivabilità di James Bond. Poi il mondo ha fatto i suoi giri, Mario e Guido hanno girato col mondo, infilando una brutta avventura e una 'rottura biografica', a cui hanno 'riparato' realizzando un documentario pensato molti anni prima sullo scambio tra schermo e spettatore.
L'idea della loro inadeguatezza alle cose del mondo di contro a quel gestuario della disinvoltura incarnato da Sean Connery diventa un documentario e viene aggiornato alla malattia, che in forme diverse li ha colpiti producendo una frattura nelle rispettive trame esistenziali. Determinati a risignificare quell'esperienza traumatica, Balsamo e Gabrielli avviano, dentro uno smoking a noleggio e una Mini d'epoca, un road movie che dalla spiaggia di Sabaudia muove verso la Scozia di Sean Connery, che vorrebbero interrogare intorno all'immortalità. Ma se James Bond non è cambiato di una virgola, mito inossidabile e forte dei suoi stessi difetti, è Sir Connery a non sentirsi troppo bene, declinando l'intervista e confessando in una telefonata, l'ennesima 'composta' da Mario Balsamo, di doversi sottoporre a controlli medici.

Critica (1):«I’m italian documentarist»: è la voce di Mario Balsamo che al telefono tenta più e più volte di raggiungere Sean Connery in una delle sue varie residenze – Bahamas, Scozia, Svizzera – Lui avrebbe voluto essere, ma non è, James Bond, anzi We're nothing like James Bond come dice il titolo del suo film firmato con Guido Gabrielli, l'editore, l'amico di gioventù, in uscita oggi nelle sale italiane. Come a restare ancora uniti quando la vita a una certa età divide, è arrivata per entrambi la cupa malattia. In questo strabiliante lavoro, che ti costringe a spalancare gli occhi, i frammenti di tempo diventano palpabili, non solo vissuti, ma sicura materia di cinema.
I due uomini e un armadio – un peso comunque insostenibile da portare – sono davanti al mare. E appare per un attimo come evocato, Marco Ferreri scomparso nel ricordo dei più, spiaggia primigenia, post apocalittica. In ogni caso luogo dell'animo da abitare come si deve, in smocking per questa festa che è la vita. Smoking come quello indossato da Bond, qualcuno che non morirà mai. E come un colossal di avventure, la storia si sviluppa attraverso sorprese continue – come la vita del resto – un pranzo con l'amica Daniela Bianchi (Dalla Russia con amore) che svela qualche piccolo cedimento del Connery trentenne (bellissimo, ma, dice, portava il parrucchino e si truccava) e consegna i preziosi contatti. I ricordi dei viaggi fatti da adolescenti, un mese su fino a Edimburgo, Inverness rievocati per intraprendere questo nuovo viaggio, un film da fare insieme.
«Abbiamo deciso di andare a trovare James Bond, dicono, perché ha rappresentato il prototipo di quello che dovrebbe essere il mondo e alla fine si è rivelato che non è così». La presenza delle malattie che viaggiano anche loro nei corpi, è l'avventura più drammatica a cui si contrappone il bene, l'amicizia, il gioco, la scoperta, l'affetto – mai Balsamo ha parlato in casa del suo male e la madre che non sa dispone per lui sul tavolo le carte del suo destino. Fortuna, denaro, incontri.
Hanno il sapore delle scoperte i giochi sulla spiagga con i sassi, le corse (se si riesce a correre è una conquista) i balli nel locale, suonare la chitarra come si è messo a fare Gabrielli a un livello superiore, niente giro in do, fino a una fantascientifica, metafisica scena con sacco a pelo a chiusura totale.
Perfino il litigio tra Balsamo e Gabrielli che sembra non si possa più comporre, a causa di una scena da tagliare fa parte di questa avventurosa vicenda, scontro su vita e cinema e loro posto in classifica, per Balsamo cinema al primo posto, per Gabrielli il secondo perché vince la vita: «Questo film, dice Gabrielli, nato per colmare un vuoto, poi è diventato diverso, perché tu confondi la vita con il film La realtà è molto più bella» «Sì?! tu dici?» commenta con un tono che non lascia dubbi Balsamo.
I suoi documentari hanno spaziato dai cieli di Baghdad, alla preparazione del G8 di Genova (tra i firmatari di Un altro mondo è possibile , alla gente di Seattle (ll Villaggio del disobbed enti), la Piana degli albanesi (StorieArbereshe), le sfide di un bambino albanese arrivato in Italia su un gommone (Sognavo le nuvole colorate), e con la stessa intensità anche la sua città di origine, Latina, disastrato luogo da cui proviene un altro documentarista con cui ha lavorato, Gianfranco Pannone. Sembra di tensione diversa questo lavoro apprezzato ovunque, una tematica ancora più rivoluzionaria. Rispetto alle peripezie di un documentarista italiano le vicende dell'agente segreto fanno ridere, la vita sempre a rischio, in bilico. Come Bond anche loro ce l'hanno fatta, pronti per un altro viaggio e un'altra avventura.
E proprio nel finale irrompe infine l'autentica voce di Bond-Connery finalmente raggiunto al telefono giusto che però, dice, è molto preso al momento e riattacca senza convenevoli. Un film mai patetico, sempre profondo, assai ironico, dal ritmo che ricorda le onde del mare, inarrestabili e che sempre ci accarezzano.
Silvana Silvestri, il manifesto, 11/4/2013

Critica (2):«Posso parlare con sir Sean Connery?». 007, «l'originale», al telefono viene cercato ovunque da Mario Balsamo. Dalla casa di New York alla villa in un complesso residenziale alle Bahamas. Se Balsamo avesse saputo che Connery la sua villa al Caraibi l'ha chiamata (traducendo con un eufemismo), «Fuori dalle scatole», non si sarebbe arreso. Ma chi è Balsamo? È il regista dei film in concorso al Festival di Torino, intitolato Noi non siamo come James Bond. In uno strano connubio tra realtà e fiction, la malattia vera si combina alla spia più amata del mondo. Carlo Verdone l'ha visto in anteprima, ne ha apprezzato la poesia e l'ironia, il riassaporare la vita nelle sue cose più semplici, e ha scritto una lettera al regista, che non conosceva: «Un gioiello di rara poesia, una prova di grande coraggio, un insegnamento su come affrontare il passaggio di una grande avversità».
I protagonisti sono due cinquantenni di Latina, amici inseparabili che non potrebbero essere più diversi: lo stesso Mario, che fa il documentarista. E Guido Gabrielli, lui era un uomo in carriera, responsabile della RCS Periodici a Parigi, ora fa l'editore in proprio e edita lo «Yoga Journal». Guido ha avuto una leucemia fulminante e ci convive nel fisico lavorato dalla malattia; dopo qualche tempo a Mario è stato diagnosticato un tumore a una gamba. «Il punto è che doveva essere un film sulla mia malattia, nel momento in cui irrompe nella nostra vita qualcosa che pensiamo non accadrà mai a noi stessi», racconta Mario. Poi per caso gli è tornato alla mente il viaggio che lui e Guido fecero in Islanda, in una saletta di Reykjavik videro l'ultimo 007 con Sean Connery:
«L'attore, sempre a suo agio, i soldi, gli hotel a cinque stelle, le conquiste femminili;
noi, sempre in difficoltà, squattrinati, in tenda, e donne zero. Decidemmo la rivalsa, girare un film su noi e lui, dove alla fine io e Guido avremmo avuto la meglio».
Dopo 26 anni, il film si gira ma il finale viene messo in discussione e si sono aggiunte delle domande. «Se allora non eravamo come James Bond, ora che avevamo quasi incontrato la morte lo eravamo ancora di meno. Lui è il prototipo di quello che dovrebbe essere il mondo e non è mai così, l'uomo invincibile che sapeva cosa fare e dire in ogni circostanza. Se dovevamo raccontare la nostra malattia, non potevamo che farlo su questa falsariga». Così ha preso forma questo film sull'amicizia che è anche una riflessione «sulle cose importanti che ci hanno fatti sopravvivere. La musica, il cinema. Ma su 007 nutrivo un certo pudore e vergogna, legato com'ero al film d'autore, avevo fatto una tesi su Pasolini...». Mario e Guido cercano di arrivare a Sean Connery attraverso Daniela Bianchi, la bond giri di Dalla Russia con amore: «Un angelo. Ha visto due estranei un po' malconci, con una strana richiesta. A prima vista ha un atteggiamento da diva che gioca ad esserlo. S'è mostrata donna saggia e consapevole, aveva l'aria di dire: avete scoperto il senso della vita». Nel film Daniela aveva 20 anni, Connery 33, «e aveva già il parrucchino», rivela lei nel film. (…)
Valerio Cappelli,Il Corriere della Sera Roma, 29/11/2013

Critica (3):Si avvia alla chiusura il Torino Film Festival numero 30, l'ultimodi Gianni Amelio, che se ne va con il gusto d'aver surclassato la rassegna romana che tutto ha fatto per danneggiare quella piemontese. E stasera conosceremo i premiati di un buon concorso che ha, tra i favoriti, il sardo Su Re e lo svedese Call Girl. Film molto belli e potenti, ma noi preferiamo parlare di un altro piccolo grande film, Noi non siamo come James Bond. Un'opera deliziosa e profonda di Mario Balsamo che si scrive documentario e si legge Bromance, nome di un genere che racconta le storie d'amicizia virili, spesso on the road, di anime perse o disorientate che si ritrovano nella reciproca fragilità. Balsamo parte da una storia vera, la sua, da una malattia che raramente perdona, un tumore maligno. Parte da un amico ritrovato, da un uomo in cui si riconosce, da un viaggio rifatto, con il suo fraterno sodale Guido, trent'anni dopo il primo. I ricordi si intrecciano e scontrano col presente, il male che hanno combattuto entrambi (Guido si è salvato da una leucemia fulminante) li unisce, forse, ancora di più. E Noi non siamo come James Bond diventa etico ed epico proprio in nome di quell'icona, di quell’agente icona e, appunta come dichiarato nel titolo, inarrivabile. Ma il loro viaggio un po' pazzo lo fanno in smoking, in cerca di Sean Connery, a cui chiedere il segreto dell'immortalità. Troveranno, per loro fortuna, una Bondgirl tra lé più affascinanti, Daniela Bianchi, che proverà ad indirizzarli al meglio. Una presenza meravigliosa ed elegante – speriamo restituita al nostro cinema, finalmente – che si contrappone all'assenza del mito. Tenero, bizzarro, divertito e commovente, il viaggio di Balsamo e del suo amico del cuore Guido parte dal documentario per diventare storia esemplare e interrogativo emotivo e riflessione esistenziale. Lo vedi e ti senti dietro quella Mini d'epoca, quasi invidi quella leggerezza e quella sensibilità con cui superano un muro per molti invalicabile. Altro che 007, quei due sono dei supereroi: così normali e veri, che vorresti abbracciarli. E quel finale ironico e stralunato, girato con tocco da narratore di genere, è la ciliegina sulla torta. La cosa più bella, forse, è che film come questi dimostrano una volta di più che tra cinema del reale e cinema di finzione ormai le barriere sono soltanto nei pregiudizi di chi non ne nota i tratti comuni.
Boris Sollazzo, Pubblico, 1/12/2012

Critica (4):
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