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Pasolini prossimo nostro


Regia:Bertolucci Giuseppe

Cast e credits:
Soggetto
: Giuseppe Bertolucci; montaggio: Federica Lang; attori: Pier Paolo Pasolini; produzione: Angelo S. Draicchio e Andrea Crozzoli per Ripley's Film/Cinemazero; distribuzione: Ripley's Film; origine: Francia - Italia, 2006; durata: 63'.
Vietato 14

Trama:Sul set di "Salò o le 120 giornate di Sodoma", Pasolini si lascia seguire sul set da una piccola troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione. Inizialmente perplesso, Pasolini trasforma l’intervista in un lungo, quanto lucido e violento attacco alla società che si accompagna alle foto del set in una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà a svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità.

Critica (1):Sul set del suo ultimo film, Salò o le 120 giornate di Sodoma, Pier Paolo Pasolini concesse un'intervista al giornalista di "Il Corriere della Sera", Gideon Bachmann. Dal disordine del set emerge la voce pacata e tranquilla del regista e letterato, che si lascia andare a una lunga conversazione. Partendo dal film e dalla considerazione di parlare di Salò per non dimenticare un periodo molto buio della propria vita, segnato dalla mancanza di libertà, dalle lotte partigiane e dalla morte di suo fratello Guido, Pasolini arriva a una violenta critica alla società.
Filmati d'archivio, foto di scena e un'inedita intervista per un documentario di circa sessanta minuti su uno dei film più contestati, amati e discussi del secolo scorso. C'è un solo termine - macabro - per definire Salò o le 120 giornate di Sodoma, terminato nel 1975 e ancora in fase di montaggio quando Pasolini fu assassinato all'Idroscalo.
Ispirato al romanzo di Sade e ambientato nella cittadina protagonista dell'ultimo scampolo di guerra mondiale, la Salò di Pasolini è un mondo devastato dall'omologazione culturale, dai soprusi anarchici del potere, un ritratto cinico di partigiani inermi e giovani illibate costrette a ogni sorta di barbarie dai loro aguzzini. L'intervista raccolta da Giuseppe Bertolucci integra le tematiche del film unendole al pensiero del suo autore, rassegnato e spento. Uno sguardo al di là della cinepresa verso un mondo confuso dalle ideologie e distrutto dalla speranza, meccanismo perverso per nascondere il peso insopportabile della realtà, tramutando il sentire comune in un'attesa estenuante e senza vie d'uscita. Pasolini parla a ruota libera del suo film, del concetto d'autore, della fiducia demagogica riposta nella fede, in un ideale ecclesiastico trasformatosi improvvisamente - e in maniera impercettibile - in un bazar del libero consumo. La fine delle ideologie (che avrebbero dovuto portare alla trilogia Porno Teo Kolossal, scritta per l'interpretazione di Ninetto Davoli ed Eduardo De Filippo) o la loro trasformazione, diventano il terreno di guerra su cui scontrarsi. Un sentiero che Pasolini riassume nelle ultime scene del suo film: il rappresentante del potere - essere sadico e impunito - guarda attraverso la sua finestra, binocolo alla mano, le torture inflitte ai corpi delle giovani vittime. Uno specchio della nostra società filtrato dall'espressione artistica di un intellettuale punito dal suo stesso (pre)vedere.
Pierpaolo Simone, Mymovies

Critica (2):Fu il film dello scandalo, subì diverse censure che ne posticiparono l'uscita in sala di alcuni anni, Salò e le 120 giornate di Sodoma visse gli stessi disagi e le stesse ingiustizie del suo autore, assassinato il 2 Novembre del 1975 all'Idroscalo di Ostia poco prima di finirne il montaggio definitivo. Ora torna in sala - in un documentario di circa un'ora e qualche mese dopo le commemorazioni per i trent'anni dalla scomparsa - grazie a Giuseppe Bertolucci, che ha raccolto e montato un'intervista inedita di Pier Paolo Pasolini rilasciata durante le riprese del film. Materiale d'archivio e clip audio si alternano alle foto di scena che scorrono sullo schermo per tutta la durata del documentario. Un'intervista amara e senza speranza, come lo stesso Pasolini fa notare al suo interlocutore, una confessione - l'ultima - sulla dannazione apportata dal consumismo, dalla mutazione "antropologica" subita dall'italiano, dal fascismo (laico) sostituitosi brutalmente alle istituzioni ecclesiastiche e alle vecchie tirannie.
Un manifesto contro i "nuovi" giovani, omologati e senza virtù, una dura accusa all'anarchia del potere (l'unico al di sopra della legge), una cristallizzazione definitiva delle idee nichiliste che tormentavano il Poeta di Casarsa. Salò è il fine ultimo delle ideologie, un viaggio senza speranza, tratto liberamente dal romanzo di Sade e ambientato nell'elegante cittadina lombarda durante il secondo conflitto mondiale. Strutturato in gironi danteschi, raffigura le giornate di quattro rappresentanti del potere: un Presidente di Corte d'Appello, un Duca, un Monsignore e un Presidente, figure rappresentative di tutti i poteri dello Stato.
Per 120 giornate, in un'elegante villa presidiata dai repubblichini, vigerà un regolamento speciale che sottoporrà a torture e sevizie le giovani vittime sequestrate fra i figli del popolo e dei partigiani.
Bertolucci rispolvera la "summa" del pensiero pasoliniano passando in rassegna le idee anticipatrici di un nuovo mondo - fra cultura di massa e desolazione mediatica - ancora oggi lucidamente attuale. Un documentario asciutto e privo di retorica per far conoscere - a chi ancora non lo avesse fatto - la figura di uno dei più grandi intellettuali del secolo scorso.
Pierpaolo Simone, filmup

Critica (3):

Critica (4):
Giuseppe Bertolucci
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