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Io resto


Regia:Aiello Michele

Cast e credits:
Fotografia: Luca Gennari; montaggio: Corrado Iuvara; musiche: Francesco Ambrosini; produzione: Zalab, in collaborazione con RCE Foto Verona e Comune di Brescia; distribuzione: Zalab Film; origine: Italia, 2021; durata: 81'.

Trama:Io resto, film diretto da Michele Aiello, è un documentario che mostra la situazione interna degli ospedali durante la pandemia di Covid-19, che ha portato a una crisi sanitaria a causa dell'alto numero di pazienti. Il docufilm è stato girato per un intero mese negli Spedali Civili di Brescia, uno dei più grandi del Vecchio Continente e uno degli ospedali che ha accusato di più l'alto numero di ricoverati. Vengono mostrati i rapporti tra personale sanitario e pazienti, entrambi desiderosi di un calore umano, che in pieno lockdown è impossibile dare e ricevere. Un periodo, quello della prima ondata di Covid-19, che ha visto il mondo unirsi per cercar di contenere la diffusione del virus. Il documentario entra proprio tra i corridoi dell'ospedale di una delle regioni più colpite d'Italia, la Lombardia, dove medici e infermieri hanno fatto il possibile per limitare non solo la circolazione del Covid-19, ma anche le vittime.
La videocamera mostra quelli che sono stati definiti "eroi moderni" o "angeli" di questa pandemia, rivelando l'aspetto più drammatico che queste persone hanno dovuto affrontare durante i lunghi turni di lavoro.

Critica (1):Ogni volta che penso a un medico, penso a mia mamma, Silvia, una pediatra inarrestabile e generosa. Fin da piccolo sono affascinato dalla sua attitudine al lavoro, completamente dedita alla cura dei bambini, che siano pazienti suoi o meno, sempre disponibile anche ben oltre gli orari di reperibilità.
Quando la pandemia ha colpito l’Italia e gli ospedali hanno cominciato a fronteggiare la prima grande ondata di pazienti, ho pensato alle tante Silvie, instancabili lavoratrici che rappresentano un punto di riferimento prezioso per la loro comunità. Da lì è cresciuto il desiderio di raccontare un certo tipo di rapporto nella cura, non solo sanitario ma di sincero trasporto.
Per questo motivo non volevo ritrarre il personale sanitario come un eroe impersonale, come montava nella grande narrazione mediatica. Piuttosto, mi interessava cogliere l’essenza di alcuni momenti capaci di raccontare, con piccoli gesti, i grandi dilemmi dell’umanità in un momento storico così importante per tutti. In particolare, mi interessava il punto di vista di persone normali nella condizione obbligata di dover lavorare in condizioni eccezionali, senza un tornaconto personale.
Inoltre, volevo intercettare un altro imponente e delicato momento di questa situazione
estremamente complessa: l’isolamento dei pazienti. Le uniche persone che possono stare coi pazienti affetti da COVID-19, e confortarli, sono medici e infermieri. Ma questi unici contatti sono possibili solo attraverso le barriere protettive, anche nei momenti più critici, in punto di morte.
Questo doppio dramma di morire senza i propri cari attorno, e di dover vedere morire qualcuno in solitudine, doveva essere raccontato. Ho cercato di farlo nella maniera più rispettosa possibile.
Il rispetto verso i testimoni di questa storia non è stata l’unica sfida di questo progetto. Fare un film senza poter fare sopralluoghi è davvero tremendo. Di fatto, io e Luca Gennari abbiamo scritto la storia mentre la filmavamo. Uno dei pochi punti fissi che ci ha guidati fin dai primi giorni di ripresa è stato dirsi che questa storia avrebbe potuto solo che essere collettiva, e così poi è stato. Il punto di vista, invece, si è costruito naturalmente nello stare lì. Pian piano siamo diventati anche noi parte integrante di quella cosa che stavamo vivendo e filmando, compagni di viaggio di tutte le
persone di questa storia.
Michele Aiello

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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