Macbeth
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Regia: | Polanski Roman |
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Cast e credits: |
Soggetto: dal dramma di William Shakespeare; sceneggiatura: Roman Polanski, Kenneth Tynan; fotografia: Gil Taylor; musiche: The Third Ear Band; montaggio: Alastair McIntyre; scenografia: Wilfrid Shingleton; arredamento: Bryan Graves; costumi: Anthony Mendleson; effetti: Ted Samuels; interpreti: Jon Finch (Macbeth), Francesca Annis (Lady Macbeth), Martin Shaw (Banquo), Terence Bayler (Macduff), John Stride (Ross), Nicholas Selby (Re Duncan), Stephan Chase (Malcolm), Paul Shelly (Donalbain), Noel Davis (Seyton), Keith Chegwin (Fleance), Andrew Laurence (Lennox), Bernard Archard (Angus), Bruce Purchase (Caithness), Frank Wylie (Menteith), Richard Pearson (Dottore), Diane Fletcher (Lady Macduff), Maisie MacFarquhar, Elsie Taylor, Noelle Rimmington (Streghe); produzione: Caliban Films-Playboy Productions; distribuzione: Ceiad-Columbia (1972) - Il Cinema Ritrovato-Cineteca Di Bologna; origine: Gran Bretagna, 1971; durata: 140’. VM 14. |
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Trama: | Macbeth e Banquo, generali di Duncan, re di Scozia, al ritorno da una vittoriosa campagna contro i ribelli, incontrano tre streghe, le quali predicono al primo che diventerà signore di Cawdor e poi re; al secondo che, senza mai ascendere al trono, genererà dei sovrani. Avveratasi subito la prima parte della profezia, Macbth si confida con la moglie, che lo esorta a liberarsi degli scrupoli e fare quanto sta in lui perché il resto ne segua. Mentre Duncan è ospite nel suo castello, Macbeth lo uccide, attribuendo l'assassinio a due servi, che egli giustizia con le proprie mani prima che possono discolparsi. Fuggiti i figli di Duncan, Malcom e Donalbain, Macbeth, benché dilaniato dal rimorso, prende la corona. Per impedire che s'avveri, per Banquo, la profezia delle streghe, assolda due sicari con l'ordine di uccidere l'amico e suo figlio Feance, che riesce a mettersi n salvo. Perseguitato dallo spettro di Banquo, apparsogli durante un festino, Macbeth consulta le streghe, che gli dicono: di guardarsi da Macduff, signore di Fife, che nessun nato di donna potrà nuocergli; che, infine, egli sarà vinto soltanto quando la foresta di Birnam si muoverà. Macbeth fa uccidere la moglie e i figli di Macduff, che si è unito a Malcom per raccogliere un esercito in Inghilterra. Persa la ragione, lady Macbeth si uccide. Mascherandosi dietro i rami strappati alla foresta di Birnam, l'esercito di Malcom e Macduff assale il castello di Macbeth. Morto il sovrano, ucciso da Macduff (che era stato estratto coi ferri dal ventre della madre morta), Malcom diviene il nuovo re. |
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Critica (1): | Sugli schermi normali, dopo la sua presentazione a Cannes nel 1972, il Macbeth di Polanski è arrivato dopo Che? ma è stato girato prima. È il primo film di Polanski dopo la tragedia di Bel Air (1969), seguita da tre anni di silenzio. (…) si aspettavano un Macbeth su misura, un'orgia di sangue e di nudo, un esorcismo dei demoni privati del regista polacco. E' venuto fuori, invece, un film fedelissimo a Shakespeare, una versione da manuale. A scapito, addirittura, della originalità e della creatività: di fronte alle audacie di Welles o di Kurosawa, Polanski sembra aver mortificato ogni tentazione di sovrapporre se stesso al testo per tenersi nei binari della più rigida ortodossia interpretativa.
C'è da chiedersi, stando così le cose, se valeva la pena di fare un altro film sul Macbeth, ma questa è una domanda oziosa; ad ogni autore importa relativamente quanto hanno fatto gli altri prima di lui, e quando si innamora di un soggetto, questo diventa solo suo e gli appare tutto nuovo. “Ho girato questo film con rabbia e con amore” – ha detto Polanski. Perché con rabbia? Da una parte si può anche pensare all'aspetto umano dell'impresa, che potrebbe avere dopo tutto qualche radice nella strage durante la quale la moglie di Polanski, che attendeva un figlio, venne trucidata barbaramente dai seguaci del “demonio” Manson. Può darsi che, prima nella rilettura e poi nella trasposizione in immagini del Macbeth scespiriano, Polanski abbia trovato insomma un'eco della sua vicenda (pensiamo ad esempio a Macduff che, alla notizia dello sterminio della moglie e dei figli, esclama: “E io ero lontano!... ”) e conseguentemente un riscatto, una liberazione dall'angoscia. D'altra parte però la “rabbia” si incanala in direzioni ben precise che trascendono decisamente il fatto personale (lo stesso regista dichiara d'altronde che stimolo primario del film è stato il ricordo di quando, bambino, fu testimone delle brutalità delle SS nel ghetto di Varsavia).
Vediamo. Il male, in questo Macbeth, è come una tentazione demoniaca, il sangue scorre in abbondanza, la violenza domina. Nel senso che tutto è portato in primo piano, davanti agli occhi dello spettatore, anche quello che Shakespeare accenna nelle didascalie o situa fuori scena: ecco in evidenza il massacro della famiglia di Macduff, il sire di Cawdor impiccato alla catena, la testa di Macbeth che rotola per terra zampillando sangue. Ma non direi che c'è il 'compiacimento della violenza, né il gusto del “grand-guignol”, nonostante le propensioni di Polanski (il quale si difende affermando che “se non si mostra la violenza esattamente com'è si fa opera immorale”, proposizione in cui quell'“esattamente” ha un significato determinante e ambiguo).
Polanski, piuttosto, ha sviluppato col mezzo che gli è proprio, il cinema, i suggerimenti teatrali di Shakespeare, il quale già per conto suo immerge la tragedia in un mare di sangue (…), in un clima ossessivo di delitto. Nel Macbeth (…) non c'è che un tema, l'assassinio. Il delitto, il pensiero del delitto e la paura del delitto permeano tutto. (…)
Ermanno Comuzio, Cineforum n. 127, 10-11/1973 |
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Critica (2): | La storia è nota, ed è sempre "la storia narrata da un idiota, piena di strepito e furore, e che non significa nulla". Polanski, che si avvicina alla tragedia di Shakespeare dopo Welles e Kurosawa, ne accentua la follia e la profila d'orrore, dà a ogni strepito un'eco ferina, e ci conduce ipnotizzati fino in fondo al suo cul-de-sac, scenario di rovina e di sangue. Non ci sarà nulla dopo, non c'è stato niente prima; né nobiltà, né storia né palcoscenico, solo il più cupo dei giochi al massacro, nella nebbia d'una stecchita Scozia barbarica. Come dissero all'epoca sia estimatori che detrattori, un film di Roman Polanski prima ancora che un film da Shakespeare: forse per tanta arroganza, resta il più estremo, il più impressionante, il vero capolavoro tra tutti i Macbeth visti al cinema.
Restauro promosso da Sony Pictures Entertainment.
cinetecadibologna.it |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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