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Parte degli angeli (La) - Angels' Share (The)


Regia:Loach Ken

Cast e credits:
Sceneggiatura: Paul Laverty; fotografia: Robbie Ryan; musiche: George Fenton; montaggio: Jonathan Morris; scenografia: Fergus Clegg; costumi: Carole K. Fraser; interpreti: Paul Brannigan (Robbie), Siobhan Reilly (Leonie), John Henshaw (Harry), Gary Maitland (Albert), William Ruane (Rhino), Jasmin Riggins (Mo), Roger Allam (Thaddeus), Charles MacLean (Rory McAllister), Scott Dymond (Willy), Scott Kyle (Clancy), James Casey (Dougie), Caz Dunlop (Caz), Gilbert Martin (Matt), David Goodall (Dobie), Kirstin Murray (avvocato difesa), Nick Farr (avvocato difesa); produzione: Sixteen Films-Why Not Productions-Wild Bunch-Bfi-Les Films Du Fleuve- Urania Pictures-France 2 Cinema-Canal +-Cinecinema-Soficinema 8-Le Pacte-Cineart-France Televisions-Canto Bros; distribuzione: Bim Origine Gran Bretagna-Francia-Belgio-Italia, 2012; durata: 101’.

Trama:Robbie, un giovane che vive di espedienti e piccoli furti, dopo la nascita del figlio Luke decide di cambiare vita. Mentre sconta l'ultima pena, impegnato nei servizi di pubblica utilità, conosce Rhino, Albert e Mo, che come lui hanno problemi a trovare un lavoro onesto a causa della fedina penale sporca e insieme cominciano a pensare di trasferirsi in Scozia e aprire una distilleria di whisky pregiato...

Critica (1):The angels' share significa "la quota degli angeli", cioè quella parte di whisky (il 2%) che ogni anno evapora dalle botti e va, appunto, su fino agli angeli. Come ha detto lo sceneggiatore Paul Laverty, «È un concetto fantastico, dove si mescolano poesia e fesserie; un universo dove il mito, il mercato, la professionalità, i ciarlatani, lo snobismo e naturalmente il piacere genuino del whisky tendono a produrre una miscela meravigliosa». "La parte degli angeli" è anche quella che tocca a Robbie, Thaddeus, Rhino e Mo, tre ragazzi e una ragazza di Glasgow beccati per furtarelli, risse e disadattamenti vari che il giudice preferisce non spedire in carcere, ma a fare lavori utili in comunità. Qui i quattro incontrano il vero "angelo custode" del film, Harry, un maturo assistente sociale che si prende cura del gruppo e che, un giorno, li porta in gita a una distilleria fuori Glasgow, dove Robbie scopre di avere un palato e un olfatto perfetti per il whisky. Aperto da una scena di pura comicità (Thaddeus ubriaco sui binari che dialoga con la voce che dall'altoparlante gli ordina di stare indietro), The Angels' Share ha la forza indomabile dei migliori film di Ken Loach. Mescola la commedia e lo humour quotidiano dei diseredati britannici che l'autore ci ha raccontato in Piovono pietre o Riff Raff con momenti di crudo dolore e straziante imbarazzo alla Ladybird Ladybird (per esempio, il faccia a faccia di Robbie con il ragazzo che ha picchiato e la sua famiglia), la descrizione lucida del vuoto di ideali, aspettative e speranze dei giovani di oggi con la fiducia testarda che qualcosa possa cambiare. A volte, bastano un incontro fortunato, come quello con Harry, o una scoperta fortuita, come quella di avere il talento del sommelier, e, se si ha davvero voglia di cambiare la propria vita e un po' di spirito d'iniziativa, si può sfuggire a ruoli e vite che paiono predeterminati.
«L'anno scorso», ha detto Loach «il numero di giovani disoccupati in Gran Bretagna è salito per la prima volta a più di un milione. Con Paul Laverty volevamo raccontare una storia che riguardasse questa generazione di giovani, molti dei quali hanno davanti un futuro vuoto. Sanno che non troveranno un lavoro, un lavoro permanente, un lavoro sicuro. Come reagiscono? Come si vedono? Contraddittoriamente, abbiamo deciso di prendere una strada inaspettata, la commedia. Avevamo fatto un film come Sweet Sixteen, su dei ragazzi più giovani, ma coinvolti in situazioni simili, altrettanto impossibili, che finiva in tragedia. Gli stessi personaggi, durante la loro vita, avevano talvolta incidenti comici. Così, questa volta abbiamo deciso di privilegiare uno di questi momenti comici». Tenacissimo Ken Loach, probabilmente non mollerà mai. A volte può deluderci, soprattutto se s'invischia in soggetti troppo esplicitamente ideologici; ma quando trova una storia giusta e profondamente nazionale e un gruppo di caratteri autentici e liberi come questi, allora riacchiappa immediatamente la grinta del grande narratore popolare, dell'autore che, più che in ogni altra cosa, continua a credere nella gente e nella sua immensa capacità di sopravvivenza. The Angels' Share è all'altezza di My Name Is Joe (che ricorda un po' nel rapporto ragazzo/educatore) e di Piovono pietre (al quale assomiglia per la carica comica e per i piccoli sotterfugi escogitati dai protagonisti); è, ancora una volta, un atto di fiducia nello spirito indomabile di un popolo e uno spiraglio di speranza in un mondo bruttissimo.
Emanuela Martini, Cineforum n. 515, 6/2012

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
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