Él - Él
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Regia: | Buñuel Luis |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Luis Buñuel, Luis Alcoriza, da "Pensamientos" di Mercedes Pinto; fotografia: Gabriel Figueroa; musica: Luis Hernàndez Bretón; scenografia: edward Fitzgerald; montaggio: Carlos Savage; assistente alla regia: Ignacio Villareal; interpreti: Arturo de Córdova, Delia Garces, Aurora Walker, Carlos Martínez Baena, Luis Beristáin, Jose Pidal, Manuel Donde, Fernando Casanova, Rafael Banquells; produzione: Oscar Dancigers, per la Nacional Films (Messico); origine:Messico, 1952; durata: 89'. |
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Trama: | Durante la lavanda dei piedi del giovedì santo Francisco, ricco borghese di Città del Messico, si invaghisce della bella Gloria e la sposa. Colto da una parossistica gelosi, tenta di ucciderla. Gloria scappa, ma nessuno le dà credito, tranne Raúl, il suo amante di un tempo. Francisco crede di vederla in chiesa assieme a Raúl, e tenta di strangolare il sacerdote. Raúl, Gloria e i loro figli si recano al convento in cui Francisco ora vive, chiedono di lui e vanno via. In preda a un attacco di paranoia, Francisco cammina zigzagando. |
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Critica (1): | «Girato nel 1952 dopo Robinson Crusoe, Él è uno dei miei film preferiti. A dire il vero non ha niente di messicano. L'azione potrebbe svolgersi in qualsiasi posto, dato che presenta il ritratto di un paranoico.
I paranoici sono come i poeti. Nascono tali. In seguito interpretano sempre la realtà nel senso della loro ossessione, cui riferiscono tutto. Supponiamo per esempio che la moglie di un paranoico suoni qualcosa al pianoforte. Il marito crede immediatamente che si tratti di un segnale scambiato con l'amante nascosto per strada. E così via. Él comportava un certo numero di particolari veri, presi dall'osservazione quotidiana, e anche una buona parte d'invenzione. All'inizio per esempio, nella scena del mandatum, del lavacro dei piedi in chiesa, il paranoico individua subito la sua vittima come un falco che vede un'allodola. Mi domando se ci sia qualcosa di vero in questa intuizione.
Il film fu presentato al festiva! di Cannes nel corso di uno spettacolo organizzato –non so perché – in onore degli ex-combattenti e mutilati di guerra, i quali protestarono vivamente. E venne accolto piuttosto male da tutti, stampa compresa. Tranne qualche rara eccezione. Jean Cocteau, che una volta mi aveva dedicato delle pagine favorevoli, arrivò a dichiarare che con Él mi ero "suicidato". È anche vero che in seguito cambiò idea.
A Parigi, Jacques Lacan, che aveva visto il film durante una proiezione organizzata alla Cineteca per cinquantadue psichiatri, mi diede una consolazione. Mi parlò a lungo di Él, nel quale riconosceva l'accento della verità, e lo presentò varie volte ai suoi allievi. A Città del Messico, un disastro. Il primo giorno, Oscar Dancigers uscì dalla sala tutto costernato dicendomi: "Ma ridono!". Entrai nel cinema, vidi la scena in cui - lontano ricordo delle cabine balneari di San Sebastiano - l'uomo ficca un lungo ago nel buco di una serratura per accecare l'osservatore sconosciuto che immagina dietro la porta, e la gente si buttava veramente via dalle risate. Ci volle tutto il prestigio di Arturo Cordoba, il protagonista maschile, perché il film restasse due o tre settimane in cartellone».
Luis Buñuel, Dei miei sospiri estremi, Milano, Rizzoli) |
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Critica (2): | Buñuel - Sì. Condivido il suo modo di sentire quando vede la gente, in basso, come formiche, e dice: "Mi piacerebbe essere Dio per schiacciarli". [...]
E c'è un altro episodio che mi piace, perché qualcosa di simile succede a molta gente. Francisco e sua moglie sono in viaggio di nozze a Guanajuato. In realtà stanno cominciando a conoscersi. Francisco chiede: "di me cosa ti piace?" Lei: "Di te mi piace tutto, Francisco, non ti trovo difetti" Francisco: "Però, qualcuno devo pure averlo." Lei nega e, alla fine, dopo la sua insistenza, dice: "Va bene, sì, forse a volte sei un po'... un po' ingiusto." E lui sbotta: "Ingiusto! Io sono uno degli uomini con maggior senso della giustizia!". Questo tipo di reazione è molto frequente in tutti noi... Non siamo tutti un po' così? Non faccio nomi, però capita con quelli del cinema. Il regista chiede a un amico dopo lo spettacolo: "Come le è sembrato il mio film?" "Molto bene, mi è piaciuto molto." "No, mi dica la verità, qualche difetto lei l'avrà trovato." "Ebbene, forse il finale è un po' troppo forzato..." "Il finale? Ma va! È il meglio del film!". È come dire che tutto questo preambolo, il chiedere una critica, nasconde in realtà il desiderio di sentirci dire dall'altro che abbiamo fatto un capolavoro. [...]
Noi sappiamo cosa sta alla base della paranoia, e Francisco Galvan è un paranoico. Senza dubbio in lui predomina il bisogno che gli altri lo considerino il migliore di tutti gli uomini. [...]
in José de la Colina, Tomás Pérez Turrent, Buñuel por Buñue |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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