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Agora - Agora


Regia:Amenábar Alejandro

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Alejandro Amenábar; fotografia: Xavi Giménez; musiche: Dario Marianelli; montaggio: Nacho Ruíz Capillas; scenografia: Guy Dyas; arredamento: Larry Dias; costumi: Gabriella Pescucci; effetti: Chris Reynolds, Félix Bergés; interpreti: Rachel Weisz (Ipazia), Max Minghella (Davo), Oscar Isaac (Oreste), Ashraf Barhoum (Ammonio), Michael Lonsdale (Teone), Rupert Evans (Sinesio), Homayon Ershadi (Aspasio), Sami Samir (Cirillo), Richard Durden (Olimpio), Omar Mostafa (Isidoro), Oshri Cohen (Medoro), Yousef 'Joe' Sweid (Pietro), Harry Borg (Prefetto Evagrius), Manuel Cauchi (Theophilus), Charles Thake (Hesiquius), Clint Dyer (Hierax), AmberRose Revah (Sidonia); produzione: Fernando Bovaira, Álvaro Augustin per Himenóptero-Mod Producciones-Telecinco Cinema-Cinebiss con la collaborazione di Canal + España; distribuzione: Mikado; origine: Usa-Spagna, 2009; durata: 130’.

Trama:Ad Alessandria d'Egitto, sotto la dominazione romana nel quarto secolo dopo Cristo, l'astronoma e filosofa Ipazia lotta per salvare il sapere del suo antico mondo dalla distruzione. Nel frattempo, il suo schiavo Davo è combattuto tra l'amore per la padrona e la possibilità di guadagnare la libertà unendosi al Cristianesimo. Meticolosa e sontuosa ricostruzione storica, Agora non è soltanto la storia di Ipazia di Alessandria, intellettuale perseguitata dai cristiani per il suo rifiuto di piegare la propria integrità alle loro mire politiche; è anche un'interessante esplorazione del legame tra religione e progresso, tra tolleranza, solidarietà umana e avanzamento scientifico.

Critica (1):Il pericolo è donna, dal IV al XXI secolo dopo Cristo. Dipende per chi. C'è la donna che fa paura ai talebani di ogni epoca e un'altra che terrorizza Lars von Trier e simili. Streghe comunque da lapidare o strangolare.
Lo spagnolo Alejandro Amenabar, 37 anni, autore di The Others (2001) e Mare dentro (Oscar miglior film straniero 2004) ha presentato fuori concorso Agora, dedicato alla scienziata e astronoma Hypatia (Rachel Weisz) che si dedicò alla relazione tra filosofia e scienza e per prima intuì che i pianeti compiono un'ellissi intorno al sole. Nel 1600 Keplero arrivò allo stesso risultato. Ma Hypatia solo adesso diventa una «star» nel kolossal che le rende per la prima volta omaggio, un film da 50 milioni di euro, tutto di produzione europea. A prima vista, Amenabar segue un modello hollywoodiano, ma non siamo dalla parte di «Cleopatra» (gli egiziani però dovevano avere tutti la pella candida?), il set è uno spazio chiuso nel perimetro che circonda la Biblioteca di Alessandria, scrigno della cultura greca e pre-greca, una delle meraviglie del mondo e che sarà in gran parte distrutta. Hypatia, istruita dal padre Teone, è l'anima della biblioteca, la vediamo nel suo peplum bianco insegnare ad allievi adoranti. Ma lei si sottrae alla corte insistente di Oreste, che diventerà prefetto sotto il dominio romano, e alla passione del suo schiavo Davus, studioso anche lui delle stelle.
È guerra di religione ad Alessandria, sotto il segno delle vesti sontuose dei pagani, le casacche a strisce degli ebrei e i kaftani neri dei parabolani, fanatici cristiani, squadre della morte, massacratori di pagani ed eretici, al comando del patriarca Cirillo che rivolgendosi ai suoi sgherri pronuncia l'anatema contro i giudei: «Piangete per loro, gli assassini di Cristo, perché saranno perseguitati in eterno» e dà il via al primo pogrom. Agora è un feroce atto di accusa contro i crociati, e se per i film di Ron Howard sul Codice da Vinci la Chiesa poteva invocare la fantareligione, qui siamo nella Storia. Precursori dei talebani, gli incappucciati neri allagano nel sangue la città, dopo aver elargito il pane ai poveri e la libertà agli schiavi, sistema noto ai «moralizzatori» integralisti di ogni latitudine. «Solo Gesù poteva perdonare perché è Dio, non vorrai paragonarti a lui?», risponde l'invasato capo parabolano a Davus, l'ex schiavo arruolato nelle file cristiane, vacillante di fronte ai corpi degli ebrei in fiamme. In mezzo alle carneficine di anno in anno, Hypatia, seguace del neoplatonismo, fa appello alla filosofia, all'amore per la conoscenza scientifica, alla convivenza religiosa. È uno spazio «teatrale», l'agora, il luogo dove Amenabar concentra azione e pensiero, mentre le scene di massa sono elaborate al computer. E nei meravigliosi interni della biblioteca, dove statue e papiri, bassorilievi e arazzi saranno devastati dalle orde cristiane. Religione come pretesto di sopraffazione, come ora, al servizio del potere. L'ultimo ostacolo sarà Hypatia, la donna che «parla», che insegna agli uomini. Lei che osserva il cielo e traccia nella sabbia le parabole celesti. Anche il devoto Oreste dovrà piegarsi alla legge della curia che ha declassato le donne a sottospecie umana, e l'innamorato Davus alla furia assassina dei parabolani, Hypatia invece non si piega, conferma la sua laicità. Nel marzo del 415 viene trascinata al tempio, denudata e uccisa. È la mano di Davus, incapace di ribellarsi a un'altra schiavitù, che la soffoca prima che gli incappucciati di Cristo la massacrino a colpi di pietra. Il corpo di Hypatia straziato come la Biblioteca di Alessandria in un ripetersi di incendi che non si fermano.
Mariuccia Ciotta, Il Manifesto, 19/5/2009

Critica (2):Lo sdegno dello scandalo facile è tutto di Lars Von Trier e nella solita atmosfera drogata da festival non ci si è resi conto che il film veramente dirompente e politicamente scorretto arriva da Alejandro Amenabar. Difficile da prevederlo prima, trattandosi di un biopic peplum ambientato nel IV secolo d.C. su Hypatia, prima scienziata conosciuta e riconosciuta dalla storiografia che lasciò, nella sua tormentata vita ad Alessiandra d'Egitto, eredità consistenti nella matematica e nell'astronomia. Figlia di Teone, custode e responsabile della mitica Biblioteca andata perduta, fu una figura tragica e coraggiosa, femminista ante litteram che pagò con la vita le sue lotte e le sue ricerche. Ma non c'è solo questo, lo spagnolo di nascita cilena Alejandro Amenabar in Agora (...) non racconta solo questa storia, ma anche il contesto in cui si sviluppò. Alessandria, negli ultimi anni di dominazione romana, viene "invasa" dai cristiani e subisce uno squasso di cui ai giorni nostri si cela spesso la consistenza. La prima rivolta in nome di Gesù Cristo consegnò loro le chiavi della città e la testa dei pagani neoplatonici, la minoranza ebraica per il suo quasi totale sterminio dovette aspettare il Patriarca Cirillo. Il cineasta affronta queste tappe alternandole alla vita di Hypatia (bravissima Rachel Weisz), ai suoi insegnamenti filosofici e scientifici prima e alle sue ricerche astronomiche dopo, mostrandoci la sua indipendenza ostinata e coraggiosa. Lo fa mostrando come i conflitti di culture, civiltà e religione spesso passino sul corpo delle donne (lei, anticipando i tempi dell'Inquisizione, viene definita strega) e come la storia si ripeta. Lo fa cercando le verità nascoste della Chiesa (altro che Dan Brown) e rilevando l'attualità di questa vicenda. La crisi dell'impero romano è troppo simile a quella dell'imperialismo americano, Hypatia messa di fronte all'abiura rifiutata assomiglia troppo a Giordano Bruno e Galileo, il fanatismo delle gerarchie ecclesiastiche sono un antenato dei teo-con e del Ratzinger pensiero. Ed è così chiaro l'attacco che Amenabar, con una scena geniale a doppia velocità, affida ai cristiani la colpa dello scempio e della scomparsa della Biblioteca d'Alessandria (in verità oggetto di molteplici attacchi di varia provenienza). Niente male in tempi in cui definirsi laico, ateo o solo agnostico sembra essere diventata una colpa pubblica e privata.
Boris Sollazzo, Liberazione, 19/5/2009

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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