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Questa storia qua


Regia:Paris Alessandro, Righetti Sibylle

Cast e credits:
Fotografia: : Valerio Azzali; musiche: canzoni di Vasco Rossi-interventi musicali di Giovanni Paris; montaggio: Ilaria Fraioli; interpreti: Vasco Rossi, Novella Rossi, Ivana Lenzi, Marco Gherardi, Giulio Santagata, Marco Manzini, Lucio Serra, Manola Righetti, Maurizio Ferlito, Gaetano Curreri, Giuliano Riva, Angelo Righetti, Floriano Fini, Stef Burns; produzione: Nicola Giuliano e Francesca Cima er Indigo Film, in collaborazione con Laura Mars, in associazione con Sebeto Development S.R.L., Rosso Pomodoro, in collaborazione con la Cineteca di Bologna; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia, 2011; durata: 75’.

Trama:La vita e la musica di Vasco Rossi. Un intimo e inedito ritratto dell'icona del rock italiano illustrato attraverso le sue canzoni, i suoi racconti e una nutrita selezione di materiale di repertorio.

Critica (1):Doveva essere un documentario su Vasco Rossi, invece è molto di più. È un ritratto dell'Italia in cui è nato e cresciuto, vista con gli occhi del rocker di Zocca ma anche dei suoi compagni di strada. Uno straordinario ritratto «dal basso», fatto di foto e lilmini di famiglia, di festecanmpestri e di giochi da adolescenti, di vecchie videocassette gelosamente conservate da amici e parenti. E di registrazioni radiofoniche, perché Vasco ha iniziato facendo il dj.
E negli anni '70 ha fondato una radio che avrebbe spianato la strada alla liberalizzazione delle emittenti private in Italia, Punto Radio. Preceduto da un tam tam ossessivo, esaltato e distorto dalle cronache della malattia, Questa storia qua di Alessandro Paris e Sibylle Righetti è davvero una bella sorpresa. E non solo per i fans. A Venezia naturalmente Vasco non c'era, il cantante si sta curando a Bologna. Sul tappeto rosso c'erano i suoi amici che si vedono anche nel film, Giulio Santagata, Gaetano Curreri, coautore della canzone inedita «I soliti», Angelo Righetti, lo psichiatra che nel film parla con affetto e schiettezza dell'amico di sempre, del suo «non conformismo». E di «quell'unica caduta nel conformismo» che è stata la dipendenza dalla cocaina.
Vasco Rossi però ha inviato un lungo messaggio di saluto che ha mandato in visibilio la Sala Grande: «Eccomi qua per assistere con voi alla visione di questo film che racconta la terra dove sono cresciuto, la sua influenza su di me e sulla rockstar Vasco Rossi. «Post fata Resurgo». È il simbolo della fondazione di Zocca (e quante volte io proprio dai fallimenti ho preso la forza che ho avuto). Zocca, questo microcosmo popolato da un pugno di anime uscite dalla feroce e terribile esperienza della guerra e che ha ricominciato a vivere una vita normale, felice soltanto di essere viva».
Il messaggio prosegue nel tono felicemente libero del film, dedicato a una terra in cui pochi avevano la tv in casa ma tutti suonavano, cantavano e magari partecipavano a concorsi come «L'usignolo d'oro», che Vasco vinse a 12 anni.
«Noi siamo una generazione cresciuta nel periodo più bello della storia dell'umanità», prosegue Vasco. «In un crescendo di benessere e di esplosione sociale. Personalmente, in una famiglia che non possedeva niente, non ho mai avuto la sensazione mi mancasse qualcosa. Credo sia stato l'amore che respiravo a pieni polmoni in una casa di 100 metri quadri. Ho avuto un'infanzia felice e un'adolescenza fantastica. Poi, con la patente e la macchina a 18 anni, finalmente la libertà... Dalla pillola al rock'n roll, da Elvis ai Rolling Stones, dai segnali di fumo al telefonino, dalle chiacchiere al bar a Facebook. Eccoci qua. Le "Teste di Zocca". Un universo in un bicchiere di vino. Tutto il mondo è paese».
Proiettato via satellite in 200 cinema d'Italia in contemporanea con l'anteprima veneziana, «Questa storia qua» sarà nelle sale da domani. In un paese sempre retorico e celebrativo come il nostro, un film del genere, realizzato da due ragazzi di 28 anni, è una felice eccezione. Chissà quante altre storie nascondono i cassetti delle case italiane. In fondo basterebbe cominciare a raccontarle.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 6/9/2011

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