Maternal - Hogar
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Regia: | Delpero Maura |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Maura Delpero; fotografia: Soledad Rodríguez; montaggio: Ilaria Fraioli, Luca Mattei; scenografia: Yamila Fontán; costumi: Jam Monti; suono: Vincenzo Urselli; interpreti: Lidiya Liberman (Suor Paola), Denise Carrizo (Fatima), Agustina Malale (Luciana), Isabella Cilia (Nina), Alan Rivas (Michael), Livia Fernán (Suor Pia), Marta Lubos (Direttrice), Renata Palminiello (Suor Bruna); produzione: Dispàrte, Vivo Film; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia-Argentina, 2019; durata: 91'. |
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Trama: | L'Hogar, un centro religioso italo-argentino per ragazze madri, è un luogo paradossale in cui la maternità precoce di giovani madri adolescenti convive con il voto di castità delle suore che le hanno accolte, tra regole rigide e amore cristiano. Suor Paola è una giovane suora appena arrivata a Buenos Aires dall'Italia per finire il noviziato e prendere i voti perpetui. Lu e Fati, entrambe diciassettenni, sono bambine bruscamente trasformate in madri. Tre donne diverse che influenzeranno reciprocamente le proprie vite e il proprio rapporto con la maternità. |
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Critica (1): | La maternità è una cosa complessa. E Maternal, l’opera prima della documentarista Maura Delpero, bene ci descrive le contraddizioni e le ambivalenze dell’essere madre. All’interno di un Hogar (casa famiglia per ragazze di estrazione sociale bassa in cui giovani adolescenti sono accolte con i loro bambini) a Buenos Aires convivono queste ragazze madri insieme a delle suore, che hanno fatto voto di castità e che di conseguenza non avranno mai figli.
Si dice che “Chi ha Dio nulla le manca”. Non è il caso di Suor Paola (Lidiya Liberman) che inizia a sentire il desiderio di essere madre di fronte alla piccola Nina, una dolce bambina di quattro anni che è stata abbandonata dalla mamma Lu (Agustina Malale). C’è chi, come Lu scappa dall’Hogar alla ricerca della propria libertà e in fuga dalle proprie responsabilità, e chi invece, come Suor Paola, scopre di desiderare di essere una madre reale, e non solo spirituale.
Tra deodoranti spruzzati nella biancheria intima e casti abiti bianchi da suora, tra depilazioni fatte con lo scotch e capelli tenuti rigorosamente coperti sotto il velo, Delpero ci descrive con grande spirito di osservazione, attraverso la quotidianità dei gesti e il movimento dei corpi, due donne apparentemente così diverse, ma nel profondo tanto simili.
Entrambe desiderano. Tutte e due trasgrediscono: la prima, diciassettenne bruscamente trasformata in madre, mal sopporta quest’impegno, la seconda, appena arrivata a Buenos Aires per finire il noviziato e prendere i voti perpetui, desidera prendersi cura di Nina, dormire con lei e giocarci sotto le lenzuola.
Perennemente in bilico tra generosità ed egoismo, amore e rifiuto, responsabilità e libertà è questo l’essere madre. La Delpero ce lo svela e ci libera da una mistica della maternità sottolineandone con estrema delicatezza anche il suo lato nascosto e oscuro.
Liberi dai tabù la famiglia modello, anzi “modella” come dice un bambino nel film, può essere di tanti tipi: l’importante è che ci si prenda cura dell’altro. Un piccolo gioiello, da vedere.
Giulia Lucchini, cinematografo.it |
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Critica (2): | |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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