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Liberty Heights - Liberty Heights


Regia:Levinson Barry

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Barry Levinson; fotografia: Christopher Doyle; musica: Andrea Morricone; montaggio: Stu Linder; scenografia: Vincent Peranio; costumi: Gloria Gresham; suono: Steve Cantamessa; interpreti: Adrien Brody (Van), Ben Foster (Ben), Orlando Jones (Piccolo Melvin), Joe Mantegna (Nate), Bebe Neuwirth (Ada), Rebekah Johnson (Sylvia), Justin Chambers (Trey), Carolyn Murphy (Dubbie), James Pickens Jr. (Padre Di Sylvia), Frania Rubinek (Rose), Kevin Sussman (Alan), Gerry Rosenthal (Murray), Charley Scalies (Louie), Cloie Wyatt Taylor (Gail), Kiersten Warren (Annie), Evan Neuman (Sheldon), Shane West (Ted), Vincent Guastaferro (Pete), Richard KlineCharlie), David Krumholtz (Yussel), Anthony Anderson (Scribbles); produzione: Barry Levinson e Paula Weinstein, per Liberty Heights Prods; distribuzione: Warner Bros.; origine: USA, 2000; durata: 101’.

Trama:1954. A Baltimora il bianco ebreo Ben stringe una affettuosa amicizia con Sylvia, la prima studentessa nera del suo liceo, nonostante l'opposizione del padre di questa, un medico affermato. Intanto il padre di Ben, Nate, che gestisce un teatro burlesque, è in crisi perché il suo spettacolo di spogliarello non incassa più. Insieme agli altri suoi soci decide allora di organizzare un lotto clandestino nel quartiere. La nuova iniziativa va a gonfie vele fino a quando lo spacciatore Little Melvin non riesce a sbancare il jackpot. A corto di contante Nate cerca di prendere tempo...

Critica (1):Il film prende avvio dai racconti di Ben, il ragazzino adolescente che fino a qualche anno prima pensava che tutto il mondo fosse ebreo: viveva in un quartiere di ebrei (Liberty Heights), frequentava la scuola per ebrei e aveva amici ebrei. Non concepiva la diversità. Ma un giorno passando davanti ad un cartello in cui vi era scritto “Vietato l’accesso a ebrei, cani e gente di colore” esposto all’ingresso di un club privato, qualche dubbio nasce in lui (perché gli ebrei sono indicati prima dei cani?!) e tanta curiosità. Curiosità nei confronti della ragazzina di colore, nuova compagna di scuola, per la sua diversità e per quel suo dolce sguardo mentre recita con intensità il salmo prima di iniziare le lezioni, che sfocerà in una tenera passione da teen-ager, desideroso di provare tutto ciò che è proibito. Contestare le regole fino ad allora seguite è alla base di ogni azione compiuta da Ben, che finirà per sfidare i genitori, la nonna tradizionalista e la Storia, mascherandosi durante la festa di Halloween da Hitler, senza pensare alle conseguenze dei suoi gesti estremi. Un grande equilibrio domina il racconto, una commedia dai risvolti drammatici che Levinson ammanta di un umorismo piacevole, mai stupido o scontato. Con maestria sono tratteggiate le figure che ruotano intorno a Ben: il padre, Nate Kurtzman, un irreprensibile marito interpretato da Joe Mantegna che, per incrementare i guadagni del lotto clandestino che controlla insieme ai suoi scagnozzi, aumenta la posta tanto da finire sbancato da uno spacciatore che lo condurrà dietro alle sbarre; il fratello Van (il bravo Adrien Brody) che vuole conquistare una ragazza impossibile per lui; gli amici che favoleggiano sul sesso e sui magici poteri di uomini e donne di colore. Le storie dì Ben si intrecciano con quelle della sua famiglia apparentemente rispettabile, e dei suoi inseparabili compagni di avventure, con l’intento di disegnare un momento di crescita difficile per tutti. Il film pone l’attenzione proprio sul passaggio dall’adolescenza all’età adulta, dall’inconsapevolezza alla maturità, vissuto dai personaggi individualmente ma che vive anche l’America in quegli anni con l’abolizione della legge sulla segregazione razziale, un passo importante nella crescita civile della Nazione. I momenti di crescita sono eccitanti e al tempo stesso dolorosi, e i cambiamenti che ne derivano sono inevitabili. Raccontando le modifiche e le trasformazioni subite nel corso del film dai personaggi, Levinson ci propone una riflessioni scanzonata, semiseria che segue ritmicamente i toni e gli andamenti di ogni processo di maturazione, gli alti e i bassi, i momenti cupi e le situazioni gioiose che fanno parte della vita. Abituato a maneggiare i sentimenti e a raccontare storie dalle tinte forti (Il migliore; Rain Man; Good Morning, Vietnam; Sleepers), Levinson evita di cadere nel banale ridicolizzando le situazioni rappresentate, i mitici “Fifties”, senza quindi eccedere nel nostalgico. Le circostanze più drammatiche sono osservate attraverso gli occhi di un ragazzino che trova sempre la forza di scherzare e ridere di sé e degli altri. Un’ironia “livellatrice” abolisce le differenze tra gli ebrei, i neri e l’”altra parte del mondo”, per promulgare un’utopica uguaglianza - concetto, allora come oggi, non così scontato e di difficile applicazione. Ad impreziosire il film una ricostruzione nei minimi dettagli dell’America di provincia degli anni Cinquanta, con scenografie particolarmente curate dove non mancano le mitiche Cadillac dai colori pastello, ancora oggi oggetto di culto, e che giocano un ruolo importante all’interno del film (per aver utilizzato la Cadillac verdina del padre, il giovane Ben verrà riconosciuto e rapito dal nero Little Melvin che vuole vendicarsi del signor Kurtzman per una questione di soldi). Le immagini di Levinson sono accompagnate da una colonna sonora di classe che unisce - al di là delle divisioni razziali e di genere – Frank Sinatra e James Brown, Ray Charles e Bill Haley, Nat Kìng Cole e Elvis Presley e, al di là della storia, la voce profonda di Tom Waits. Non un film d’essai, non un film d’azione, non un film strettamente commerciale, poco difeso sul mercato distributivo italiano che ha fatto fatica a trovargli un’adeguata collocazione, Liberty Heights è passato in sordina pur essendo il film di un autore di tutto rispetto noto a livello internazionale per gli Oscar conquistati e per i numerosi film realizzati precedentemente.
Anna Di Martino, Segnocinema n. 106, novembre-dicembre 2000

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Barry Levinson
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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