Che - Guerriglia - Che: Part Two
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Regia: | Soderbergh Steven |
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Cast e credits: |
Soggetto: tratto da "Diario In Bolivia" di Ernesto Che Guevara; sceneggiatura: Peter Buchman; fotografia: Steven Soderbergh; musiche: Alberto Iglesias; montaggio: Pablo Zumárraga; scenografia: Antxón Gómez; arredamento: Pilar Revuelta; costumi: Sabine Daigeler; effetti: Kevin Hannigan, Rafa Solorzano; interpreti: Benicio Del Toro (Ernesto 'Che' Guevara de la Serna), Carlos Bardem (Moisés Guevara), Demian Bichir (Fidel Castro), Joaquim de Almeida (Barrientos), Eduard Fernández (Ciro Algaranaz), Marc-André Grondin (Regis Debray), Óscar Jaenada (Dario), Kahlil Mendez (Urbano), Elvira Mínguez (Celia Sanchez), Matt Damon (Fr. Schwartz), Jordi Mollà (Capitano Vargas), Rubén Ochandiano (Rolando), Julia Ormond (Lisa Howard), Gastón Pauls (Ciros Bustos), Antonio Peredo (Coco), Jorge Perugorría (Joaquin), Lou Diamond Phillips (Mario Monje), Franka Potente (Tania), Othello Rensoli (Pombo), Armando Riesco (Benigno), Rodrigo Santoro (Raul Castro), Mark Umbers (Roth), Yul Vázquez (Alejandro Ramirez); produzione: Laura Bickford e Benicio Del Toro per Laura Bickford Productions-Morena Films; distribuzione: Bim; origine: Usa-Spagna-Francia, 2008; durata: 132’. |
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Trama: | La vita di Ernesto 'Che' Guevara dopo il trionfo della rivoluzione cubana: dal suo famoso discorso alle Nazioni Unite del 1964 fino alla sua morte. E' il 1966 quando il Che decide di lasciare la sua famiglia per andare in Bolivia a cominciare una nuova rivoluzione. Giunto a La Paz, incontra altri rivoluzionari e insieme a loro si incammina verso la giungla per dar vita a un'insurrezione. |
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Critica (1): | Che Steven Soderbergh sia un regista poliedrico non ci sono dubbi: lo ho dimostrato nel tempo spaziando nei generi cinematografici più disparati, mantenendo sempre il controllo su molti aspetti della realizzazione di un film, dalla regia alla sceneggiatore, dalla produzione alla fotografia. E' anche un regista di talento, anche se non propriamente amato, che sa rischiare e compiere scelte coraggiose proprio come questa di Che, pellicola dalla durata di quattro ore e mezzo montata appositamente per concorrere alla Palma d'oro, ma in realtà concepita come due pellicole separate, Che - L'argentino (The Argentine) e Che - Guerriglia (Guerrilla). (…)
La prima parte dell'opera si concentra sulla storia di Ernesto Guevara attraverso due piani temporali che spesso si intrecciano: quello che segue la storia dell'incontro con Fidel Castro a Città del Messico nel 1956, la partenza verso Cuba in ottantadue rivoluzionari, la nascita del Movimento del 26 di luglio fino alla fuga del dittatore Batista dall'isola il 1 gennaio 1959; e la breve permanenza a New York nel dicembre del 1964 - con l'intervento all'assemblea dell'ONU in qualità di capo della delegazione cubana e un'intervista presso una televisione statunitense - che ci permette di conoscere meglio anche il Che politico e ministro degli anni subito successivi al trionfo della rivoluzione. (…) Con la seconda parte facciamo un salto in avanti direttamente al 1967: del Che non si hanno notizie da diversi mesi, tutto il mondo si chiede dove sia, mentre Fidel annuncia al suo popolo che il Comandante argentino ha dato le dimissioni da ministro e ha lasciato Cuba "per servire la rivoluzione in altre parti dell'America Latina". In realtà quando lo reincontriamo il Che, sebbene irriconoscibile, è proprio a Cuba a trascorrere gli ultimi momenti con i figli e la seconda moglie Aleida (il loro incontro è mostrato nell'altro film, prima e durante la battaglia di Santa Clara) prima di partire in incognito per la Bolivia dove, con l'aiuto del governo cubano, sta organizzando un nuovo esercito e una nuova rivoluzione. Anche qui ci vengono presentati i nuovi compagni di avventura tra cui Tania, ex agente segreto cubano, ma da subito è evidente come le cose siano molto diverse rispetto a quanto visto sulla Isla Grande. La CIA è infatti alle calcagna del Che e batte ogni possibile traccia della sua presenza in paesi sudamericani; prima ancora che l'esercito dei guerriglieri sia pronto, quello boliviano ha da subito il supporto degli Stati Uniti e quando l'identità di Tania, che lavorava in incognito a La Paz, viene scoperta, la missione si trasforma in un inevitabile fallimento.
Soderbergh sceglie, per questa seconda parte, una fotografia più cupa e oppressiva che ben rende l'inevitabilità della sconfitta, e anche il personaggio del Che, benchè a capo della guerriglia, si dimostra meno centrale rispetto alla parte precedente, oltre che più fragile e pessimista. Quello che conta in una battaglia sono le motivazioni e la volontà di chi vi combatte, questo diceva Guevera alla giornalista newyorchese nella prima metà del film, ed è una frase che ci torna in mente nella giungla boliviana tanto forte è il contrasto con la rivoluzione cubana.
Due aspetti delle battaglie di una delle più grandi personalità del ventesimo secolo, due momenti diversi della vita di un vero e proprio mito che rivive in modo assolutamente naturale nell'interpretazione straordinaria di Benicio Del Toro, molto fisica ma anche più introspettiva di quanto ci si poteva aspettare: il suo Che è un uomo silenzioso e non diverso da tanti dei suoi compagni, se non forse per la sua spiccata umanità; non un eroe, non un'icona o un simbolo, ma semplicemente un uomo con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue vittorie e le sue sconfitte. Un uomo che però – soprattutto in un periodo in cui le biopic sembrano andare per la maggiore – necessitava di un'opera imponente e importante e l'opera di Soderbergh colma, almeno in parte, questo vuoto. Anche se l'anima e la memoria del Che è impossibile da contenere in un film solo, e nemmeno in due.
Luca Liguori, movieplayer |
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Critica (2): | I due film sono visivamente molto diversi. Perché?
«Per un tentativo di riprodurre il diverso stato d'animo del Che nei due testi scritti da lui che abbiamo usato come base dei film. Il memoriale sulla vicenda cubana lo scrisse dopo la rivoluzione e rappresenta il punto di vista del vincitore. Ha la prospettiva di chi guarda indietro ad un'impresa della quale conosce l'esito. Così ho voluto un film con colori caldi e schermo panoramico. Come un racconto epico. I diari boliviani hanno un suono molto diverso. Che Guevara li scriveva giorno per giorno. In quelle pagine non sa cosa succederà, quale sarà il suo destino. Qui lo schermo si restringe, i colori sono freddi, il disagio evidente».
(intervista al regista di Claudio Masenza, Il Venerdì di Repubblica) |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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