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Oltre la notte - Aus dem Nichts


Regia:Akin Fatih

Cast e credits:
Sceneggiatura: Fatih Akin, Hark Bohm; fotografia: Rainer Klausmann; musiche: Josh Homme; montaggio: Andrew Bird; scenografia: Tamo Kunz; costumi: Katrin Aschendorf; effetti: Norbert Skodock, Jochen Conradt, ScanlineVFX; interpreti: Diane Kruger (Katja Sekerci), Denis Moschitto (Danilo Fava), Johannes Krisch (Haberbeck, avvocato difesa), Samia Chancrin (Birgit), Numan Açar (Nuri Sekerci), Ulrich Tukur (Jürgen Möller), Rafael Santana (Rocco), Hanna Hilsdorf (Edda Möller), Ulrich Friedrich Brandho (Andre Möller), Hartmut Loth (Giudice Grabow), Yannis Economides (Nikolaos Makris), Karin Neuhäuser (Annemarie, madre di Katja), Uwe Rohde (Michi), Asim Demirel (Ali, padre di Nuri), Aysel Iscan (Hülya, madre di Nuri); produzione: Nurhan Sekerci-Porst, Fatih Akin, Herman Weigel per Bombero International, Warner Bros. Film Productions Germany, in coproduzione con Macassar Productions, Pathé Production, Dorje Film, Corazón International; distribuzione: Bim; origine: Germania-Francia, 2017; durata: 106’.

Trama:La vita di Katja crolla improvvisamente quando il marito Nuri e il figlio Rocco muoiono in un attentato dinamitardo. Gli amici e la famiglia cercano di darle il supporto di cui ha bisogno e Katja riesce ad andare avanti fino al giorno del funerale. Tuttavia, le lungaggini nella ricerca degli attentatori e le ragioni dietro la morte insensata dei suoi cari non rendono semplice la superazione del lutto, aprendo ferite e dubbi. Danilo, un avvocato e migliore amico di Nuri, decide di rappresentare la donna nel processo contro i due sospetti: una giovane coppia appartenente alla scena neo-nazista. Il processo spinge Katja al limite e non c'è un'alternativa: vuole giustizia.

Critica (1):Mettiamola così. Fatih Akin non è esattamente un grande regista o tantomeno uno che va per il sottile. Fin dal suo film più famoso, Ai confini del paradiso (2007), che qui a Cannes vinse il Premio della sceneggiatura, è un autore a cui piace ragionare per parti (il titolo originale di quel film, Auf der anderen Seite, significa dall'altra parte), dividere il mondo in parti e quelle parti farle scontrare.
Di solito, da figlio di immigrati turchi, mette in contrapposizione il mondo a cui appartiene per nascita e quello a cui è legato per origini, costruendo i suoi drammi su polarizzazioni nette, andate e ritorni (anche l'orripilante The Cut, per dire, era ambientato fra l'Armenia e gli Stati Uniti e usava la ferita alla gola del protagonista come segno, linea di confine fra un prima e un dopo, un qui e un laggiù).
Non diversamente dal solito, anche In the Fade presenta un incontro/scontro fra tedeschi e turchi dalle identità evidenti, bianchi occidentali e biondi da una parte e orientali dalla pelle bronzea e i capelli corvini dall'altra. Per amore di variazione, però, le pedine sono mescolate e rimesse in gioco: la protagonista, Katja, è una tedesca di Amburgo, suo marito un turco ex spacciatore completamente riabilitatosi dopo la galera e il loro bambino un piccolino di sei anni dalla pelle bianca e i capelli ricci. C'è un attentato terroristico, che è ovviamente un puro pretesto: le vittime sono gli innocenti che di solito non ti aspetti e i responsabili due ragazzi dall'aspetto insospettabile. Katja resta sola a confrontarsi con la giustizia, con uno uno stato che non c'è e con un'idea di vendetta che presenta nodi morali e personali difficile da sciogliere.
Svelare il resto della trama sarebbe ingiusto, ma dal gesto finale della protagonista passa in realtà il senso del film, un ribaltamento della realtà che ad Akin serve per mettere a nudo meccanismi di accusa e difesa, innocenza e colpa, che per la società europea contemporanea sono diventati meccanici.
Certo, ruotare la macchina da presa di 180° gradi e mostrare il mare a testa in giù non è esattamente una scelta di regia sofisticata, ma ad Akin non bisogna chiedere troppo. Forse può bastare il fatto che il suo film, pur cercando evidenti soluzioni di genere, abbia il coraggio (o magari è solo povertà di scrittura) di mettere a nudo i propri stessi meccanismi, di giocare in maniera diretta, per una volta non sporca, con il moralismo evidente della sua storia, con le sue polarizzazioni inconfondibili (ci sono anche un avvocato della difesa bello e compassionevole e un avvocato dell'accusa mefistofelico) e con un'idea finale di sacrificio che prova a prendere in contropiede la morale comune legata all'interpretazione di un gesto (non sveliamo quale) diventato purtroppo sempre più attuale. (…)
Roberto Manassero, cineforum.it, 27/5/2017

Critica (2):Quando il destino ti dice male, anzi malissimo. Accade alla giovane moglie e madre Katja che scopre i propri cari uniche vittime dello scoppio di una bomba del negozio dove il coniuge lavorava. Il figlio piccolo e il marito erano la sua vita: a Katja non resta che sopravvivere al lutto e iniziare una ricerca contro tutto e tutti per scoprire i colpevoli e restituire quel minimo di giustizia che comunque non li resusciterà.
È una storia di vendetta al femminile forte e appassionata quella che Fatih Akin ha scritto e diretto in Oltre la notte (Aus dem Nichts in originale, ovvero Fuori dal nulla), puntando tutto sulla scelta di una star internazionale e interprete intensa quale la connazionale Diane Kruger, per la prima volta sul grande schermo recitando nella propria lingua madre. E la sfida ha pagato la scelta, avendo procurato alla performer tedesca il premio come miglior attrice a Cannes e al film – al quale la Kruger offre un prepotente contributo – il recente Golden Globe come miglior opera in lingua straniera.
Un ritorno in grande (…) dunque per il talentuoso cineasta amburghese di origini turche che dopo i folgoranti lavori giovanili (ricordiamo in particolare La sposa turca – Gegen die Wand vincitore dell’Orso d’oro a Berlino nel 2004) aveva appannato lo sguardo su testi più deboli, fino a firmare il suo peggior lavoro nel 2014 con Il padre. Con le chiare intenzioni di ispirarsi – polemicamente – ad alcuni fatti di cronaca che hanno visto alcuni cittadini tedeschi vittime di attentati di stampo neonazista, il 45enne Akin imbastisce un dramma nutrito di tensione tangibile, quasi un thriller alimentato da una detection dolorosa, “personalissima” ma determinata quale quella di una giovane donna abbandonata a se stessa alla ricerca di giustizia e verità.
Kruger è al suo meglio: mai la bellissima star tedesca aveva offerto una interpretazione così partecipata e totale, certamente meritevole dei riconoscimenti ottenuti. Riconoscimenti, si diceva, che hanno incluso con un po’ a sorpresa il premio di miglior film ai Golden Globes senza tuttavia conseguirne una nomination agli Oscar nella cinquina dei film in lingua straniera: pur consapevoli che la FPA di Hollywood abbia “gusti” spesso divergenti dai membri dell’Academy Award, solitamente sui lungometraggi stranieri si riscontra comunanza di visioni, non a caso si dice il vincitore dei GG diventi il favorito naturale alla vittoria dell’Oscar. Così non accadrà per Oltre la notte totalmente ignorato dalla cinquina, benché il tema scottante e assai “al femminile” quest’anno suoni da leitmotiv: di fatto Tre manifesti a Ebbing, Missouri e il film di Fatih Akin, sono l’uno l’alterego dell’altro, due vendette per due “madri courage” che non vogliono né possono perdere la speranza. (…)
Anna Maria Pasetti, ilfattoquotidiano.it, 5/2/2018

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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