SmoKings
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Regia: | Fornasero MIchele |
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Cast e credits: |
Sceneggiatura: Michele Fornasero; fotografia: Paolo Ferrari; musiche: Giorgio Giampà; montaggio: Jesper Osmund, Marco Rezoagli; suono: Gigi Miniotti; produzione: Simone Catania e Michele Fornasero per Indyca in coproduzione con Ventura Film, Rsi Radiotelevisione Svizzera, in associazione con Ma.Ja.De. Filmproduktion; distribuzione: Indyca in collaborazione con I Wonder Pictures; origine: Italia, 2014; durata: 96’. |
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Trama: | La storia dei fratelli Carlo e Giampaolo Messina, proprietari di "Yesmoke", una piccola fabbrica di sigarette con sede a Settimo Torinese (Piemonte), dall'inizio del loro business online nel 2000 fino a dicembre 2013. Il documentario, avvalendosi delle testimonianze di numerose voci autorevoli, intervistate in oltre 4 anni di lavorazione, ripercorre le vicende dei fratelli Messina attraverso la loro quotidianità, il loro sguardo sulle lobby del tabacco, le loro cause e il loro modo di fare business. |
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Critica (1): | Due fratelli italiani contro i “seven bastards”. No, non è il soggetto del nuovo film di Quentin Tarantino: i fratelli in questione sono Carlo e Giampaolo Messina, fondatori del marchio Yesmoke, azienda produttrice di sigarette di base a Settimo Torinese, e già celebri per l’omonimo sito di vendita online di sigarette chiuso in seguito alle pressioni delle grandi multinazionali del tabacco – i seven bastards –, con l’appoggio del governo americano. L’avventura dei fratelli si stende nell’arco temporale che va dal 2000 al 2013, periodo nel quale i due non si negano nemmeno la soddisfazione di portare in tribunale persino lo stato italiano, con l’obiettivo dichiarato di rivendere le proprie sigarette sul territorio nazionale a un prezzo inferiore al minimo imposto dai Monopoli di Stato. La vicenda subisce una svolta nel dicembre del 2014: con l’accusa di contrabbando di tabacchi lavorati ed evasione fiscale per 90 milioni di euro i due Messina sono tratti in arresto e rinviati a giudizio. La parola fine, come si vede, è ancora tutta da scrivere.
Chi sono dunque i fratelli Messina? Due persone qualsiasi precipitate nel calderone della notorietà quasi per caso? Eroi galloitalici pronti a finire sulla prossima felpa di Matteo Salvini? O, più semplicemente, degli spregiudicati imprenditori avventurieri, figli del tempo in cui viviamo? (...)
Gianfrancesco Iacono, cinematografo.it |
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Critica (2): | Un bel giorno uno dei fratelli Messina ha fatto la doccia e, una volta finita, ha avuto un’idea geniale: vendere sigarette online a prezzi stracciati grazie all’esenzione dalle tasse. Il fratello l’ha subito seguito ed è nato il sito Yesmoke.com che, servendosi di un magazzino con sede in Svizzera e gestito da Mosca, ha permesso ai due di arrivare a un fatturato di 100 milioni di dollari annui. Al culmine del successo è arrivata la causa per concorrenza sleale da parte della Philip Morris che ha chiesto un risarcimento di 550 milioni di dollari. Da questo momento, e in seguito all’apertura della fabbrica di Yesmoke in Italia, è iniziata una vera e propria guerra contro la multinazionale e contro lo stesso Stato italiano che, dagli accordi con le multinazionali, ha dei grandiosi profitti.
È di gran rilievo il lavoro condotto dal team di Michele Fornasero il quale è riuscito a seguire la vicenda dei due protagonisti con sorprendente costanza e precisione, a partire dagli esordi virtuali soltanto raccontati fino agli sviluppi quotidiani (come l’assedio dei carabinieri, l’occupazione fatta dai dipendenti o le interviste alle radio) di cui la macchina è sempre stata impeccabile testimone. In un continuo gioco di costruzioni geometriche e con sollazzi in stile Le Iene o Men in Black, Fornasero incornicia i fratelli Messina e tutti quelli che li circondano sfruttando le forme della fabbrica in cui lavorano: le sue porte e finestre, le impalcature, attraversate costantemente da questi personaggi tanto interessanti quanto non chiari nei reali intenti. A volte sembra che sia davvero tutto un gioco, che si parla di sigarette ma che in realtà avrebbe potuto trattarsi di qualsiasi altra cosa e allora ecco che si cerca di scrutare le espressioni spesso afflitte ma furbe dei fratelli.
L’ironia, infatti, è l’elemento che maggiormente arricchisce SmoKings (che ha vinto il premio come Miglior film al Festival dei Popoli e il premio per la Postproduzione al Festival Visions du Réel in Svizzera) che non può essere definito un semplice documentario (di denuncia o di osservazione di una storia) ma si tratta di una sfida cinematografica a realizzare un'opera innovativa pur se dentro le regole, sfruttando una base molto potente dal punto di visto estetico, etico, cronologico e visivo. La fotografia di Paolo Ferrari (...) ha contribuito al gioco rendendo la traccia dell’opera simile a un pacchetto di Malboro, con un prevalere di bianchi e rossi che personalizzano un’opera prima pungente e intelligente.
sentieriselvaggi.it |
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Critica (3): | Va bene tutto. Anche le sigarette. Insomma bando alle ciance e al politically correct, che chissà poi chi lo ha deciso ciò che poteva e doveva essere correct. Anche il male può essere utile. Un male, che si scaglia contro un altro male. Molto, molto più grande. In SmoKings, il documentario diretto da Michele Fornasero, si parla dell'avventura dei fratelli Carlo e Giampaolo Messina. Torinesi, proprietari della fabbrica di sigarette Yesmoke, se non fossero personaggi veri i Messina dovrebbero essere inventati da un grande sceneggiatore. E forse non italiano. Puro understatement sabaudo, con tanto di mamma ex professoressa intervistata, con loro, al tavolo di un modesto tinello o cucina, con la frutta tra loro «mi piacerebbe che diventaste come Olivetti» gli dice. «Noi siamo come Olivetti» rispondono.
Orfani di padre, fumatori e al contempo sportivi incalliti, i Messina hanno compiuto gesti incredibili. Appassionanti quasi. Hanno ottenuto un successo economico incredibile, ma non si capisce se questa sia una componente da loro cercata quanto più un fattore accaduto, capitato nel cervello e tra le mani di due genialoidi inseparabili, praticamente gemellari, incapaci di produrre qualcosa di diverso dall'ardito e trionfale. Un giorno Carlo uscì dalla doccia e disse «Mi è venuta un'idea, vendiamo sigarette via internet». Fu così che partì il sito Yesmoke.com con sede a Balerna, Svizzera, e gestito da Mosca dove i due risiedevano nel 1999. Ogni giorno decine di migliaia di persone acquistavano stecche di Marlboro, Lucky Strike e Camel a un prezzo stracciato, facendogli fatturare fino a 100 milioni di dollari. Tutto funziona senza intoppo per un po' fino a quando il colosso per eccellenza, Philip Morris, non decide di fargli causa per 550 milioni di dollari, appoggiati dal governo statunitense che, dopo aver permesso che le sigarette venissero consegnate via postale e non aver preteso alcuna tassa, li accusa di frode.
I Messina non battono ciglio. Anche dopo la chiusura forzata del sito nel 2004. Anzi, rilanciano. Sempre Carlo nel film, «Mi arrivò la lettera del vice presidente che diceva: Philip Morris non. ti perdonerà nulla. Allora devi. demmo di aprire la fabbrica in Italia!». A Settimo Torinese. Imprenditori molto più che atipici, amici di Radio Black Out che nei momenti duri li ha sostenuti. Murales anticapitalisti in ogni dove in fabbrica. Unico obiettivo: ostacolare le grandi multinazionali del tabacco. Riuscendoci! Ma più il prezzo delle loro sigarette viene mantenuto basso più lo stato italiano, complice dei grandi capi, continua a mettere loro i bastoni tra le ruote. Dal canto loro i Messina hanno più volte citato in giudizio lo stato per le evidenti incoerenze palesate dalle dinamiche del monopolio. Infinite battaglie, molte delle quali vinte.
Come quella per le Diana, sigarette dal packaging completamente italiano ma nella concretezza prodotte da Philip Mortis «perché devi difendere anche un po' l'italianità dei prodotti». Lotte lunghe la cui correttezza è stata riconosciuta anche dalla Corte Europea. Il docu film è assolutamente appassionante, sia nel ritmo che nella narrazione. Il contenuto non solo c'è ma è necessario. È un'incredibile storia d'imprenditorialità italiana. Ardita e coraggiosa, romanzata nell'essenza. Eppure, la realtà di questo paese non può che farci sempre e comunque lo stesso effetto: tristezza. Abituiamoci a perdere. Mettiamoci nella posizione giusta per farci meno male possibile perché questo deve succedere, ci si deve piegare. Ora, il mondo delle sigarette di per sé è già difficile da rendere amabile a tutti, ma tant'è, fino a non molti anni fa il 95% delle bionde che aspiravamo era italiano. Oggi, c'erano praticamente solo più loro. C'erano. Il 27 novembre 2014 i fratelli Messina vengono arrestati con l'accusa di contrabbando di tabacchi lavorati ed evasione per 90 milioni di Euro. L'operazione è stata condotta da Italia, Germania e OLAF su segnalazione dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli-Direzione Centrale Antifrode e Controlli. Attualmente sono in attesa di processo. «Fare sigarette dovrebbe servirci a impegnarci in qualcosa di più grande» affermano. E ancora «Non date per scontato che Stato e legalità dicano Vangelo».
Francesca Angeleri, il manifesto, 1/04/2015 |
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Critica (4): | Due fratelli cercano di “fare le scarpe” alle grandi multinazionali del tabacco, questo è lo scenario del film documentario.
In realtà, quello che ho voluto raccontare è la vita dei due fratelli, il loro modo di pensare e di porsi di fronte alle regole. Ho scelto la loro storia perché mi sembrava paradigmatica di un certo modo di fare oggi business. Un business spesso non curante delle conseguenze e della correttezza, cosa che ritroviamo in molti altri settori, non solo nel tabacco, e che a ben guardare è stato la causa della stessa crisi bancaria di cui oggi subiamo le conseguenze. In questo mondo si opera in regime di opportunità più che di legalità.
Per certi versi però i fratelli Messina si pongono proprio in antitesi a questo sistema consolidato. I due fratelli parrebbero rappresentare un’estremizzazione purista del capitalismo, cioè il voler fare impresa più che profitto. La forza che li muove è l’avventura, il correre sempre e non fermarsi mai, il profitto non è visto come un fine, ma come un metro di giudizio in una gara molto più importante: fare qualcosa di grande, lasciare un segno nella storia, essere ricordati.
Se per soddisfare tale ambizione bisogna vendere sigarette, si vendono sigarette, non c’è una particolare vocazione per un’attività piuttosto che un’altra. Le regole possono essere ignorate oppure riscritte e il campo da gioco può variare all’occorrenza.
La partita che hanno scelto di giocare, si gioca su un terreno molto ambiguo, quello del tabacco.
Un mondo fatto di favoritismi, corruzione, evasione fiscale, mancanza di controlli sulla qualità e sugli ingredienti e che trova spesso governi e multinazionali in perfetta armonia tra loro. La stessa guerra al tabacco tanto decantata dai governi e dalle commissioni di tutto il mondo non trova molti riscontri nelle misure reali da questi adottate, ma rimane relegata ad una campagna più mediatica che legislativa. Del resto i governi difficilmente possono fare a meno delle enormi entrate fiscali che questo settore garantisce loro.
I fratelli Messina cercano in tutti i modi di denunciare e scardinare il sistema lobbistico delle multinazionali del tabacco, in realtà parallelamente stanno facendo anche loro un proprio percorso lobbistico, con altri parametri e altri paradigmi, forse, ma che avrà gli stessi effetti. Noi possiamo valutarli entrambi. Non credo che ci sia un meglio o un peggio, credo che ci sia un nuovo ed un vecchio, un piccolo ed un grande, un emergente ed uno affermato. Qui non abbiamo personaggi definibili positivi o negativi tout-court, abbiamo personaggi che operano nel regime dell’opportunità.
Il mio obbiettivo, affrontando questa vicenda è, in maniera più ampia, porre delle questioni sul mondo del business odierno e la sua mancanza di scrupoli, il suo essere disposto a tutto per primeggiare e annientare la concorrenza, sia essa una multinazionale o una piccola fabbrica di Settimo Torinese.
Michele Fornasero, dal pressbook del film |
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