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Abbuffata (L')


Regia:Calopresti Mimmo

Cast e credits:
Soggetto: Monica Capelli, Mimmo Calopresti, da "L'invito" di Mahmoud Iden; sceneggiatura: Monica Capelli, Mimmo Calopresti; fotografia: Pasquale Mari; musiche: Sergio Cammariere; montaggio: Raimondo Aiello; scenografia: Alessandro Marrazzo; costumi: Carolina Olcese; effetti: Bruno Albi Marini, Wonderlab; interpreti: Diego Abatantuono (Neri), Valeria Bruni Tedeschi (Amélie), Gérard Depardieu (Gérard), Donatella Finocchiaro (Enza), Nino Frassica (il professore), Paolo Briguglia (Gabriele), Elena Bouryka (Elena), Lele Nucera (Nicola), Lorenzo Di Ciaccia (Marco), Mimmo Calopresti(Francesco); produzione: Istituto Luce-Gagè Produzioni-Dania Film; distribuzione: Istituto Luce; origine: Italia. 2007; durata: 102'.

Trama:Calabria, borgo di Diamante. Quattro giovani amici vogliono tentare la fortuna nel cinema e realizzare un lungometraggio. I ragazzi riusciranno a coinvolgere nel loro progetto una serie di persone che non potranno sottrarsi alla loro carica di energia positiva. E quando un celebre attore accetta di apparire nel film, tutto il paese si mobilita per preparare una grande festa.

Critica (1):Diamante è una piccola località della Calabria la cui unica peculiarità è l'assenza di qualsiasi avvenimento degno di essere raccontato. I tre giovani protagonisti del film, che sognano di sfondare nel mondo del cinema, lo sanno bene. Così come sanno bene che non sarà facile portare a termine il loro cortometraggio, frutto di una storia d'amore - sognata per trent'anni - fra una vecchia zia e un giovane emigrante sparito nel nulla. Nella frenetica ricerca di un attore, i tre - accompagnati da una spigliata fanciulla in cerca di successo - si spingeranno fino a Roma, dove scoprono sulla loro pelle che le amicizie, i contatti e le conoscenze, contano molto di più della voglia di fare. Matrimoni e funerali, partenze e ritorni, forse addii.
L'inno della provincia di Mimmo Calopresti è un'operazione ardimentosa, il cinema che parla di cinema ha perso fascino, non ha più appeal, eppure, dopo aver visto questi tre giovani aspiranti registi affannarsi per portare a termine il loro film, si ha l'impressione di aver visto qualcosa di nuovo, di vitale, di genuino. Questa abbuffata di cinema, vissuta nei suoi luoghi e raccontata dagli occhi dei suoi personaggi dividerà forse la critica, ma rappresenta bene il desiderio atavico di un cinema che ogni tanto ricorda a se stesso i propri vizi e le proprie virtù, parlando di ciò che è stato e di ciò che sarà, con il tocco leggero della commedia all'italiana che non esiste più: non per decorrenza dei termini, ma per manifesta incapacità dei nostri registi contemporanei. Calopresti no, conosce bene i rischi del caso, li evita tutti e, quando proprio non ne può fare a meno, ammicca quasi scusandosene. Critica feroce al sistema televisivo che fu già del Fellini di Ginger e Fred, non a caso i personaggi divi dei reality show vengono descritti come corpi senza materia, anime votate al delirio di onnipresenza.
La pellicola ricorda di tanto in tanto che ognuno ha i suoi ruoli e le sue competenze, ma rovesciarli è una deriva inevitabile. Registi che fanno gli attori, attori che fanno i registi, critici - televisivi e non - che farneticano dall'alto di un pulpito inesistente. Il viaggio a Roma, nei luoghi sacri del cinema, ormai templi della peggiore delle degenerazioni sociali (la cosiddetta tv), porta a un affrettato rientro a casa.
Ma nulla è perduto: il sud, il sole e il gusto per la buona tavola, convinceranno un grandissimo attore - nientemeno che il divo Depardieu - a recarsi lì in pellegrinaggio per permettere ai tre giovani di coronare il loro sogno. Nella speranza che l'abbuffata, cosi com'è, non si trasformi in bulimia. Delizioso.
Pierpaolo Simone, mymovies 2007

Critica (2):Ecco uno degli spunti più abusati e prosaici del cinema che riesce a trasformarsi in un estroso e autoironico balletto sulla nostalgia delle radici. Del resto il regista de L'abbuffata Mimmo Calopresti è davvero una persona straordinaria: anche se non iscritto al club di promotori & esegeti, chi lo conosce non può che ammirarne l'intelligenza, la modestia, la simpatia e il genuino trasporto per il suo mestiere... (...) Sinora conosciuto e catalogato come cineasta tendente al malinconico e all'intimistico, Calopresti dimostra di potere giostrare a piacimento in un arco di sfumature, contrappunti e impressionismi alquanto elastico: la sua solidarietà con i sogni perduti dei ragazzi non produce il solito cortocircuito piagnucoloso e suggerisce, anche con la sorpresina dell'epilogo, quei contrappunti dolceamari che possono rendere il lavorio dei nostri ricordi più ardito e meno a buon mercato.
Valerio Caprara, Il Mattino, 27/10/2007

Critica (3):

Critica (4):
Mimmo Calopresti
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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