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Paradiso amaro - Descendants (The)


Regia:Payne Alexander

Cast e credits:
Soggetto: dal romanzo "Eredi di un mondo sbagliato" di Kaui Hart Hemmings; sceneggiatura: Alexander Payne, Nat Faxon, Jim Rash; fotografia: Phedon Papamichael; montaggio: Kevin Tent; scenografia: Jane Ann Stewart; arredamento: Matt Callahan; costumi: Wendy Chuck; interpreti: George Clooney (Matt King), Shailene Woodley (Alexandra King), Beau Bridges (Cugino Hugh), Robert Forster (Scott Thorson), Judy Greer (Julie Speer), Matthew Lillard (Brian Speer), Nick Krause (Sid), Amara Miller (Scottie King), Mary Birdsong (Kai Mitchell), Rob Huebel (Mark Mitchell), Patti Hastie (Elizabeth King), Barbara L. Southern (Alice Thorson), Linda Rose Herman (Dott.ssa Herman), Matt Esecson (Cugino Boom), Celia Kenney (Reina), Scott Michael Morgan (Barry Thorson), Milt Kogan (Dott. Johnston), Matt Corboy (Cugino Ralph), Melissa Kim (Emily); produzione: Alexander Payne, Jim Burke, Jim Taylor per Ad Hominem Enterprises; distribuzione: 20th Century Fox Italia; origine: Usa. 2011; durata: 110’.

Trama:L'esistenza dell'avvocato Matt King, discendente di un'antica famiglia hawaiana e proprietario insieme ai cugini delle ultime terre vergini dell'arcipelago, viene completamente stravolta quando sua moglie entra in coma irreversibile, dopo un incidente nautico. Il drammatico evento porterà alla luce che la donna aveva un amante e Matt, un tempo marito e padre indifferente, deciderà di andare alla sua ricerca insieme alle due figlie. Il viaggio sarà occasione per lui di ridefinire il rapporto con l'adolescente ribelle Alex e la piccola e vivacissima Scottie, ma allo stesso tempo lo aiuterà a prendere anche importanti decisioni sugli affari di famiglia...

Critica (1):The Descendants sono i discendenti bianchi, americani e ricchi di quegli americani e europei che hanno colonizzato le Hawaii, e che oggi sono ancora padroni di migliaia di ettari di terre, luoghi magnifici trasformati in resort e hotel di lusso per un turismo anch'esso molto benestante, o in ville con piscina e club. Sono terre, come dice Matt King, avvocato di successo, che gli sono arrivate anche se non sanno una parola delle lingue locali e nella loro vita dei nativi non c'è ombra.
Il nuovo film di Alexander Payne è il ritorno a del regista cinquantenne, sette anni dopo Sideways: ma l'attesa come si dice è stata premiata visto il successo di critica, un bel risultato ai Golden Globe, e le cinque candidature agli Oscar – film, regia, attore protagonista, George Clooney, montaggio di Kevin Tent, sceneggiatura non originale di Payne con Nat Faxon e Jim Rash dal romanzo di Kaui Hart Hemmings.
Anche se Clooney sembra quasi a disagio nelle camicie a fiori (bellissime) e soprattutto nel ruolo di padre che scopre le figlie arrabbiate col mondo e quasi aliene per lui, quando la moglie è ricoverata in coma e i medici gli dicono che non c'è nulla da fare. Intorno al letto d'ospedale, prima di staccare le macchine, la famiglia che è un arcipelago quasi come le Hawaii, è costretta al confronto. Forse però sono queste «stranezze», gli atti mancati e uno sbilenco umorismo la cosa che intriga.
«Non ci si aspetta mai di avere tante nomination agli Oscar, anche se dopo i Golden Globe, qualcosa si può intuire... Sono felice di essere in corsa con registi come Scorsese, Allen o Hazanavicius» ha detto Payne nel corso dell'incontro stampa romano di presentazione del suo film. Che in Italia uscirà col titolo di Paradiso amaro, interpretando l'immagine che Payne dà dell'arcipelago come un qualsiasi altro posto del mondo, pieno di dolori e conflitti. «Le Hawaii è stato uno dei motivi che mi ha spinto a girare il film. Sono un piccolo stato a sè, sui generis, molto remoto, nel mezzo del Pacifico. Un arcipelago molto provinciale, ma al tempo stesso anche molto cosmopolita. Questa storia poteva essere raccontata ovunque, ma lì diventa unica».
Qualcuno fa una domanda sull'eutanasia: «Negli Usa il testamento biologico è accettato e basta, cosa che trovo normale. Mi sembra invece che in Italia sia un tema molto difficile. Per me è diverso: almeno una volta al mese, ho qualcuno che mi dice: 'Sparami se dovesse succedermi una cosa del genere'».
Cristina Piccino, il Manifesto, 26/1/2012

Critica (2):«L'ho incontrato otto anni fa: avevo pensato a lui per Sideways, poi ho capito che il film non gli si adattava, a differenza di questo, dove m'è parso subito l'interprete ideale, lontano dall'immagine di personaggio distaccato, d'umore oscuro, con cui lo si identifica da tempo. Qui si mostra in mega-bermuda e camiciona hawaiana, come vuole il suo ruolo di possidente terriero a Honolulu: torna sull'isola per assistere la moglie in coma – e scopre che lei lo tradiva e stava per chiedere il divorzio. Clooney ha affrontato nel film due parti assenti nella sua vita reale: quelle di marito e padre. Marito smarrito, padre inesperto». (...)
«Paradiso amaro è un film sul risveglio. Non quello a cui il marito incita la moglie, ma quello a cui lui stesso è obbligato, scoprendo finalmente qualcosa di più della sua famiglia e della propria vita. Né eroe né antieroe, è l'individuo imperfetto che cerca la sua strada in un universo conformista e pago di sé. Come l'insegnante invidioso di Election, il pensionato pessimista di A proposito di Schmidt o il quarantenne spaesato di Sideways, anche il personaggio di Clooney non è l'uomo che avrebbe voluto essere».
Dall’intervista di Mario Serenellini, il Venerdì di Repubblica, 27/1/2012

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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