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Apocalypse now-Final Cut


Regia:Coppola Francis Ford

Cast e credits:
Soggetto: dal racconto Heart of Darkness (1899) di Joseph Conrad; sceneggiatura: John Milius, Francis Ford Coppola; fotografia: Vittorio Storaro; montaggio: Walter Murch, Gerald B. Greenberg, Lisa Fruchtman; scenografia: Dean Tavoularis; musica: Carmine Coppola, Francis Ford Coppola; interpreti: Marlon Brando (colonnello Walter E. Kurtz), Robert Duvall (tenente colonnello Kilgore), Martin Sheen (capitano Benjamin Willard), Frederic Forrest (Jay 'Chef' Hicks), Albert Hall (Chief Phillips), Sam Bottoms (Lance Johnson), Laurence Fishburne (Tyrone 'Mr. Clean' Miller), Dennis Hopper (fotoreporter), G.D. Spradlin (generale Corman), Harrison Ford (colonnello Lucas); produzione: Francis Ford Coppola per Omni Zoetrope; distribuzione: Cineteca di Bologna; origine: Usa, 1979; durata: 183’.
Copia proveniente da American Zoetrope e Studio Canal.
Restaurato in 4K nel 2019 da American Zoetrope in collaborazione con L'Immagine Ritrovata presso il laboratorio Roundabout a partire dal negativo camera originale.

Trama:Durante la guerra in Vietnam al capitano Willard (Martin Sheen) viene affidata una missione che altri prima di lui hanno rifiutato: trovare ed eliminare il pericoloso e folle colonnello Kurtz, interpretato da un demoniaco Marlon Brando. Il viaggio che Willard deve compiere per raggiungere Kurtz è costellato da prove al limite del credibile e da ambientazioni che trasportano lo spettatore in una dimensione quasi onirica. Un esempio su tutti. Willard si imbatte in un capitano della “Cavalleria dell'aria” che prima dell'attacco spara Wagner a tutto volume dagli altoparlanti che ha fatto installare sui suoi elicotteri e che, durante il combattimento in corso, decide che deve assolutamente fare surf. Questo è solo uno dei tanti episodi assurdi che vedrà protagonista Willard e la sua squadra prima dell'incontro con l'orrore per eccellenza: Kurtz e i suoi guerrieri. Arrivato al cospetto del Colonnello, per Willard non ci saranno molte alternative e l'unica strada possibile si rivelerà tutt'altro che rassicurante.

Critica (1):Dato che l'originale di Apocalypse Now non era solo lungo ma anche insolito nello stile e nella sostanza per un film dell'epoca, abbiamo pensato di tagliare ove possibile non solo per questioni di tempo ma anche per tutto ciò che poteva sembrare 'strano'. Una quindicina di anni dopo lo davano alla TV mentre mi trovavo in albergo, e dato che mi è sempre piaciuto l'inizio mi sono messo a guardarlo e ho finito per vedermelo tutto. Mi sono reso subito conto che il film non era strano come pensavo, ed era diventato più 'contemporaneo'. Aggiungiamoci che molti (compreso il distributore) pensavano che fosse stato scartato tanto ottimo materiale. Tutto questo ha condotto a quello che è stato poi chiamato Apocalypse Now Redux [...]. In seguito, quando mi chiedevano quale versione preferissi vedere in circolazione, mi capitava spesso di pensare che l'originale del 1979 fosse stato accorciato troppo brutalmente e che Redux fosse troppo lungo, così mi sono deciso a favore di quella che mi sembrava la versione perfetta, che è intitolata Apocalypse Now - Final Cut. (Francis Ford Coppola)
Come i suoi colleghi George Lucas e (in minor misura) Steven Spielberg, Francis Ford Coppola ha esitato a chiudere il capitolo dei film che l'hanno reso famoso. Ma mentre le revisioni digitali di Star Wars e di E.T. sono state disprezzate da molti, nel 2001 Apocalypse Now Redux è stato trattato con rispetto dalla critica e dal pubblico. [...]
Adesso ci è tornato su, e ha tenuto molte delle aggiunte di Redux riducendo e ritoccando qua e là: Apocalypse Now - Final Cut con i suoi 183 minuti (è mezz'ora più lungo della versione del 1979) è pensato per essere "perfetto così" [...]. È stata anche l'occasione per applicare al film le moderne tecnologie, usando i sistemi Dolby Vision e Atmos per renderlo quanto più possibile viscerale e coinvolgente. È un'esperienza sensoriale straordinaria, con colori profondi e un suono sfaccettato che amplifica l'effetto ipnotico del film. (John DeFore, The Hollywood Reporter, 1 maggio 2019)

Critica (2): L'opera di Coppola è ispirata al romanzo Cuore di tenebra di Conrad, del quale conserva il desiderio di sondare le profondità dell'essere umano, servendosi di un linguaggio cinematografico surreale che diventa allucinazione. Il viaggio di Willard nella foresta della Cambogia altri non è che la descrizione di due percorsi speculari. Il primo dentro alla follia della guerra, il secondo all'interno della “filosofia” del carismatico Colonnello Kurtz. Coppola con questo film demolisce l’epica romantica della guerra e l’immaginario che la sorregge. Descrive personaggi alcolizzati, tossicodipendenti e altri che perdono gradualmente la ragione o l’hanno già persa. Il personaggio di Kurtz è emblematico degli esiti a cui può portare la guerra contemporanea: il colonnello avrebbe un futuro assicurato da generale delle forze armate, ma decide di arruolarsi nei berretti verdi perché vuole fino in fondo capire e scoprire gli esiti delle sue scelte: cosa vuol dire davvero essere soldato, senza ipocrisie. L'avventura di Kurtz non offre un finale consolatorio e si risolve nel suo annichilimento del protagonista. Eppure la sua figura giganteggia, pr una coerenza portata alle estreme conseguenze.
cinetecadibologna.it

Critica (3):A 40 anni dal suo esordio e dalla vittoria al Festival di Cannes dove era stato presentato come work in progress, il capolavoro coppoliano Apocalypse Now ritorna nel 2019 sul grande schermo in una nuova versione. Apocalypse Now – Final Cut è il frutto di un lungo lavoro di restauro, durante il quale il regista, grazie al team di American Zoetrope, ha rimesso mano sia al montaggio che alla qualità dell’immagine e del suono, regalando una esperienza inedita del grande classico.
Il 28 giugno all’interno della cornice degli “Incontri sul restauro del Cinema Ritrovato 2019” James Mockoski (American Zoetrope) e Vincent Pirozzi (VP of Mastering, Roundabout Entertainment), moderati da Lee Kline (Criterion) hanno parlato al pubblico del festival di quella impresa di recupero, svelando i segreti di un lavoro di anni tra nuove tecnologie, metodi di conservazione e aneddoti.
“Un restauro che vuole dialogare con il passato e che non vuole cancellare le tracce del tempo”: questo il modus operandi e l’obiettivo dell’operazione, terza versione in quattro decadi con cui Coppola ha ammesso di avere trovato finalmente la “misura perfetta” per il suo film. Se la prima versione, quella presentata nel 1979 a Cannes, era a detta di Coppola troppo corta poiché priva di tutti gli elementi più “strani”, e la versione Redux del 2001 era troppo lunga, comprensiva di tutto ciò che era stato girato e non incluso nella prima, la Final Cut ha saputo trovare un giusto equilibrio tra le due e la soddisfazione del regista.
Partendo per la prima volta dal vero e proprio negativo e non dal cosiddetto Interpositive, il team di restauratori è riuscito ad ottenere la migliore qualità possibile, diversamente ottenibile con copie digitali di altre copie o dall’analog printing. Grazie alle nuove tecnologie disponibili come i software digitali e i print scanners si è ottenuta una maggiore stabilizzazione e una visibile riduzione del flicker. I dettagli – come i contorni delle nuvole nel cielo mattutino – sono stati resi ancora più nitidi e la color correction è rimasta fedele alla complessa fotografia costruita dal DOP Vittorio Storaro.
Proprio nell’ottica di fedeltà all’originale e di rispetto dei segni del tempo, il team ha deciso di mantenere visibile la pasta della pellicola con quella consistenza tipica dell’analogico. L’unica parte dove si è intervenuti leggermente di più che per il resto delle immagini è stata la prima inquadratura, l’apertura iconica con la linea di palme mosse dal vento sovrastate da un cielo rossastro: proprio in quanto “prima cosa che vedono gli spettatori”, i restauratori hanno deciso di ridurre la grana, altrimenti molto visibile, sempre però “quel poco che bastava per mantenerla naturale”.
Coppola voleva che il pubblico fosse parte dell’esperienza, e in questo senso la cura del sonoro ha portato questa versione del film a un livello di qualità altissimo, creando un ambiente sonoro vivo, dinamico, caldo. La vicenda sul sonoro del film è curiosa: nel 1979 furono fatti due master del sonoro, uno per Zoetrope e uno per MGM, che per qualche motivo scomparvero. Tuttavia ci fu una copia, mandata ai Pinewood Studios nel Regno Unito per fare il doppiaggio straniero. Quell’unica copia nel 1980 fu miracolosamente ritrovata in un cassonetto proprio da un impiegato della Zoetrope che all’epoca lavorava a quegli studi, e che l’ha poi conservata per dieci anni. “Tutto ciò che abbiamo fatto sul suono dal 1991 viene da quella copia del cassonetto, una copia a 44 kiloheartz, a un livello ciò inferiore allo standard di 48 – inferiore quindi a un master di tre generazioni prima!”.
Come per le immagini, l’audio è stato trasferito a una più alta risoluzione (anzi più alta che mai) grazie soprattutto al lavoro del tecnico del suono Walter Merch, che aveva lavorato anche alla versione Redux e che quindi conosceva quel sonoro forse più di qualsiasi altra persona al mondo. L’uso del Dolby Surround, di cui tuttavia non si è abusato ma anzi fatto un uso molto moderato, ha permesso di creare un ambiente sonoro immersivo, facendo percepire allo spettatore in modo dinamico e profondo l’ambientazione del film – in tutta la sua potenza.(…)
ilcinemaritrovato.it

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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