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Lady in Paris (A) - Estonienne à Paris (Une)


Regia:Raag Ilmar

Cast e credits:
Sceneggiatura: Ilmar Raag, Agnès Feuvre, Lise Macheboeuf; fotografia: Laurent Brunet; musiche: Dez Mona; montaggio: Anne-Laure Guégan; scenografia: Pascale Consigny; costumi: Ann Dunsford; interpreti: Jeanne Moreau (Frida), Laine Mägi (Anne), Patrick Pineau (Stéphane), Ita Ever, Piret Kalda, Ago Anderson, Roland Laos, Liis Lass, Tõnu Mikiver, Helle Kuningas, Helene Mannari; produzione: Ts Productions in coproduzione con Amrion Oü-La Parti Production; distribuzione: Officine Ubu; origine: Francia-Belgio-Estonia, 2012; durata: 94’.

Trama:Anne lascia l'Estonia per andare a Parigi ad occuparsi di Frida, un'anziana compaesana che vive in Francia da molti anni. Ben presto, però, Anne si rende conto di non essere proprio la benvenuta. Frida, infatti, non perde occasione per scoraggiarla essendo interessata esclusivamente alle attenzioni di Stéphane, un uomo più giovane di lei con cui in passato ha avuto una relazione, che a sua volta cerca di convincere Anne a restare per prendersi cura di Frida...

Critica (1):Il regista, che si è scritto anche il testo, ha studiato con tatto e con finezza quei due caratteri seguendone molto da vicino prima i reciproci contrasti poi le graduali evoluzioni positive, rivolgendo le sue maggiori attenzioni al disegno complesso ma anche sottile della psicologia di Frida lasciandola ricreare a fondo da Jeanne Moreau. Certo, gli anni le si contano tutti – è nata nel '28 – ma il carisma celebre della sua voce continua a dare significati profondi a tutta la sua recitazione. Prima, negli anni Cinquanta, ai tempi di Les Amants di Louis Malle che rischiò addirittura di far scandalo a una Mostra di Venezia, aveva cupe tensioni erotiche provocate anche dal fumo, oggi, ci fa ascoltare (nella edizione originale) solo delle inflessioni sensuali con sfumature roche, frutto sia dell'età sia del suo grandissimo talento, conquistando sempre. Come conquista la sua mimica, pur logora, e quella sua famosa eleganza che la induce anche qui a indossare quattro o cinque abiti di classe cui aggiunge, di suo, quelle lunghissime file di perle che io le ho viste tutta la vita. Non dimentico però di fronte a lei Laine Magi, l'attrice estone. Un viso con silenzi che parlano.
Gian Luigi Rondi, Il Tempo Roma, 16/5/2013

Critica (2):Se c’è un'attrice che le donne dovrebbero prendere a modello per talento, coraggio, scelte di vita e lavoro, quella è Jeanne Moreau. Classe 1928, bella per personalità e non per dono del cielo, una vita all'insegna della libertà (mai del facile scandalo), l'indimenticabile eroina di Jules e Jim e di tanti altri grandi titoli è il cardine di un piccolo film pieno di grazia che uscirà giovedì, A Lady in Paris. In originale Une estonienne à Paris, poiché di questo di tratta: di un'anziana e misteriosa estone di nome Frida che vive in un vasto e elegante appartamento parigino, e della sua solitaria, disperata battaglia contro il tempo che passa.
L'energica Frida ha infatti orrore che ci si occupi di lei. Sanissima, malinconica, ma anche tagliente, si nutre di tè e croissant, detesta gli estranei, vuole solo l'adorato Stéphane, un bel signore sui 50 che trova sempre modo di passare da lei benché sia molto preso dal suo ben frequentato caffè (il misuratissimo Patrick Pineau), e che solo verso metà film scopriremo essere non suo figlio, ma un antico amore.
Da quando medicina e benessere hanno spostato avanti l'età delle rinunce, il cinema ha infatti scoperto il terreno delle passioni in tarda età. Non si contano ormai i film, anche molto belli, su vegliarde e vegliardi di indomabile romanticismo e robusto appetito. Ma A Lady in Paris, esordio del giornalista estone Ilmar Raag, classe 1968, spicca per finezza.
Tutto infatti è visto con gli occhi della vera protagonista: la matura, timorata Anne (magnifica Laine Mägi), venuta dall'Estonia per accudire l'insopportabile Frida. Insolentita e umiliata in tutti i modi dalla compatriota, che ha tagliato i ponti con la terra d'origine, sarà lei a (farci) scoprire il passato tempestoso della gran dama. Innescando un duplice cambiamento interiore (e un simbolico passaggio del testimone) culminante in una scena sorprendente per forza e semplicità. Che vede Frida-Jeanne Moreau travolta da un senso di rimpianto e intimità così forte da farle addirittura allungare le mani sul paziente Stéphane. Con un gesto insieme tenero e sconcio che dice tutta la bellezza dei film e il coraggio della Morcau. Una lezione, e non solo di cinema.
Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 12/5/2013

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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