RETE CIVICA DEL COMUNE DI REGGIO EMILIA
Torna alla Home
Mappa del sito Cerca in Navig@RE 


Ladro (Il) - Vor


Regia:Chukhrai Pavel

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura
: Pavel Chukhrai; fotografia: Vladimir Klimov; musica: Vladimir Dashkevich; montaggio: Marina Dobryanskaja, Natalia Kucherenko; interpreti: Ekaterina Rednikova (Katja), Misha Philipchuk (Sanja a 6 anni), Dima Chigare (Sanja a 12 anni), Juris Belyaev (Sanja a 18 anni), Vladimir Mashkov (Tolyan), Galina Petrova (Varvara), Lidia Savcenko (Baba Tania), Amalia Mordinova (moglie del Dottore), Anatolii Kosheev (calzolaio), Ania Shtukatorova Ervant Arsumanian (contabile), Natalia Posdniakova (moglie Del Contabile), Olga Paskova (attrice); produzione: Roissy Films, NTV-Profit, Les Productions Le Pont, Itacif; distribuzione: Istituto Luce; origine: Russia/Francia, 1997; durata: 110’.

Trama:Nel 1947 Katya partorisce da sola, per strada, il piccolo Sanya. Sei anni dopo diventa la compagna di Tolyan, che inizialmente si presenta come soldato in uniforme per rivelarsi poi un ladro. È con lo sguardo del bambino che si seguono i rapporti della donna con Tolyan, che esercita sul bambino un forte fascino tanto da divenire la figura maschile di riferimento.

Critica (1):La ricerca di un padre nell’Unione Sovietica del Piccolo Padre. Potremmo sintetizzare così il fulcro intorno a cui si snoda questa sorta di on the road di famiglia, presentato in concorso a Venezia, dove ha ottenuto la Medaglia d’Oro della Presidenza del Senato e il Premio Unicef. È l’autunno del 1952, un autunno del dopoguerra in una Russia gelida ed affamata. Qui si aggirano il piccolo Sanya e la bella madre, alla ricerca di un tetto e di un piatto di minestra. Se poi sembra arrivare anche l’amore per Katya, sotto le spoglie del bell’ufficiale incontrato su un treno... Vor (Il Ladro) è il quinto lungometraggio del moscovita Pavel Cukhrai, che sceglie gli occhi di uno straordinario bambino per raccontare, probabilmente, una parte di sé (il regista è nato nel 1946) e i sentimenti di un popolo, che ritroviamo attraverso i mille “tipi” incontrati negli appartamenti collettivi, sui treni affollati, nelle prigioni. Tolyan, il Ladro, è insieme fascino e paura, ruvidezza e tenerezza per il piccolo Sanya. Gli insegna a cavarsela e a rispondere alle offese, ma lo caccia dalle camere da letto troppo piccole degli appartamenti comuni, dove il gruppetto vive di paese in paese, e dove Katya e Tolyan vivono la loro storia d’amore e di espedienti. E, quando la ragazza si rende conto che il bell’ufficiale è in realtà un ladro, sarà costretta a farsene complice, troppo innamorata oramai. Comincia così un viaggio che non potrà finire per Tolyan se non in prigione e per Katya con la morte. Sanya sarà costretto a vedersela da solo con il mondo, a soli sei anni, prima in orfanotrofio, poi nell’esercito, ritrovando Tolyan ormai in vecchiaia e scoprendo che quell’uomo, entrato prepotentemente nella sua piccola realtà, allora fatta di sicurezza e di abbracci, dopo averla spazzata via, lo ha quasi dimenticato. Le avventure del piccolo russo, irresistibile con i suoi occhioni blu spalancati sul mondo, hanno convinto anche la giuria dell’Academy Award, tanto che Il Ladro concorrerà nella notte degli Oscar nella sezione per il miglior film in lingua non inglese, facendo sbarcare a Hollywood una pellicola dagli echi neorealisti. Cukhrai, moscovita arrivato dietro alla macchina da presa, passando per tutti i mestieri del cinema, in quasi un quarto di secolo di attività ha realizzato solo cinque film, alternandoli a una intensa attività per la tv e la pubblicità. Ma Cukhrai ha scritto anche numerose altre sceneggiature per altri registi, lavorando anche oltre confine. E, proprio questa confidenza con la scrittura, assicura al suo Ladro rito e figure non convenzionali, evitando di indulgere negli elementi patetici che un plot come questo nascondeva ad ogni pagina. I percorsi di vita del piccolo Sanya, che seguono le tappe della vita di ogni uomo, incontrano forse precocemente il dolore e la paura, ma mantengono gli stupori e quel pizzico di avventura, che fanno di ogni giorno un miracolo anche nella gelida Russia di Stalin e al fianco di un avventuriero senza troppa anima. Miriam Mauli, Vivi il cinema n. 64 gen.-febb. 1998. Sanya ha sei anni e non è un bambino fortunato. Vive nell’Urss del 1952 : suo padre è morto in guerra prima che lui nascesse, sua madre è giovanissima e sola, Stalin è ancora in sella e il paese vive giorni cupi. Katja, la mamma, si attacca al primo uomo che sembra rispettarla : ha bisogno di protezione e non è del tutto insensibile al fascino delle divise. Toljan è un bell’uomo, è galante il giusto, e poi è un soldato, una delle poche categorie sociali che nell’Urss di quegli anni avesse la garanzia di mangiare tutti i giorni. Katja lo incontra in treno, gli si dà con una certa facilità, lo segue, Arrivano in una cittadina di provincia e per Toljan, forte della divisa, è facile trovare alloggio in una “komunalka”, un appartamento collettivo. Toljan è il primo uomo adulto con cui Sanja entra in contatto, il suo primo «padre». È il potere, l’autorità, dal quale impara la dura legge della strada. Fin qui, quello descritto da Pavel Chuchraj sembrerebbe un affresco di provincia, un amaro e struggente amarcord. Ma ecco la svolta : Toljan si finge soldato, in realtà è un ladro che vive di espedienti. Di qui l’atmosfera di fuga, quasi da thriller, che pervade la seconda metà del film, e la forza della parabola : il soldato stalinista Toljan è un impostore, quella che Chuchraj ci sta raccontando è la tragica menzogna in cui il popolo russo è vissuto per anni, Forzando la metafora, potreste concludere che il ladro del titolo è Stalin : non sareste lontani dal vero. Classe 1946, Pavel Chuchraj aveva 6 anni nel ’52, come Sanja. Essendo figlio di un grande regista (il Grigorij del Quarantunesimo e della Ballata del soldato), ha avuto sicuramente un’infanzia meno travagliata, ma in questo notevole Ladro compone una sorta di autobiografia ideale, generazionale. Il film è secco, tosto, e il taglio del finale eccessivamente didascalico gli ha giovato. Candidato all’Oscar per il film straniero, avrebbe meritato di vincerlo, proprio come Il prigioniero del Caucaso di Bodrov l’anno prima. C’è vita su Marte, pardon, a Mosca : il cinema russo dà piccoli ma importanti segni di rinascita. E ci sono sempre grandi attori : Vladimir Maskov è prestante e giustamente antipatico, Ekaterina Rednikova è graziosissima, Misha Filipcuk è degno del prodigioso Andrej Chalimon di Kolja : ma dove li trovano, i russi, bambini così ?
Alberto Crespi, L’unità, 10 aprile 1998

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
Pavel Chukhrai
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
Valid HTML 4.01! Valid CSS! Level A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0 data ultima modifica: 06/23/2009
Il simbolo Sito esterno al web comunale indica che il link è esterno al web comunale