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Sulle sue spalle - On Her Shoulders


Regia:Bombach Alexandria

Cast e credits:
Sceneggiatura: Hishyar Abid, Nawaf Ashur, Deniz Ekici, Yousif Haskan, Shahnaz Osso; fotografia: Alexandria Bombach, Karee Maxson, Sam Kretc; musiche: Patrick Jonsson;
montaggio: Alexandria Bombach; interpreti: Nadia Murad, Murad Ismael, Amal Clooney, Ki-moon Ban; produzione: Hayley Pappas, Brock Williams per Ryot Film; distribuzione: I Wonder Pictures Stories; origine: Usa, 2018; durata: 94’.

Trama:Nadia Murad, Premio Nobel 2018 per la Pace, è una sopravvissuta: aveva appena 20 anni la notte del 3 agosto 2014, quando l'Isis attaccò Sinjar, la sua città natale, e sterminò la sua famiglia insieme a gran parte della popolazione di fede Yazidi. Lei fu catturata, subì ogni genere di violenza e solo per una coincidenza riuscì a mettersi in salvo. Ora Nadia è diventata il volto di un popolo dimenticato e, giorno dopo giorno, combatte una battaglia difficile e dolorosa, quella per la memoria. Dai campi di profughi in Grecia ai raduni di sopravvissuti a Berlino, dal Parlamento canadese alla sede della Nazioni Unite, questa ragazza giovanissima continua a raccontare la sua storia e trova il coraggio di ripercorrere ancora una volta quei momenti terribili, riaprendo ferite recenti. Perché quanto è accaduto e sta tuttora accadendo non passi sotto silenzio. Perché la sua voce diventi il grido di speranza di un intero popolo.

Critica (1):Dopo essere sopravvissuta al genocidio degli Yazidi nell’Iraq del nord del 2014 ed essere sfuggita alla schiavitù sessuale per mano dell’ISIS, la giovane Nadia Murad a soli 23 anni testimonia davanti al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che viene ascoltato in tutto il mondo.
Nadia diventa immediatamente il volto degli Yazidi – una minoranza religiosa storicamente perseguitata e senza voce. Nonostante desideri una vita normale lontano dalla fama, Nadia assume il ruolo di attivista nella speranza di fermare il genocidio in atto e di portare i comandanti dell’ISIS davanti alla giustizia. Raccontando di volta in volta la sua straziante storia a giornalisti, politici e diplomatici, questa giovane una volta normale viene catapultata senza preavviso nel mondo alieno della difesa dei diritti sul palcoscenico globale.
Con un accesso privilegiato alla vita quotidiana di Nadia ed uno sguardo dietro le quinte alle giustapposizioni spesso assurde tra politiche internazionali e sostegno, seguiamo Nadia durante l’apice della sua campagna di difesa.
Uno studio commovente del sentiero vertiginoso che ha preso la vita di Nadia – dai campi per rifugiati in Grecia alle interviste con i media in cui apre il suo cuore, ai discorsi emotivamente estenuanti davanti alle Nazioni Unite ed un’infinita serie di incontri uno-ad-uno con ufficiali di governi importanti – il film espone la disparità tra il peso che questo lavoro ha per Nadia e la sua determinazione.
Lontano dal palcoscenico e dal caos, ci sono barlumi di chi Nadia era prima – una ragazza determinata che sognava di aprire un salone di bellezza nel suo villaggio.
Nel destreggiarsi tra burocrazia, politica e prezzo della fama, il film rivela abilmente gli immensi ostacoli a cui si trova di fronte una minoranza vulnerabile che cerca in tutti i modi di farsi sentire.
Con una precisione ed eleganza formale che si abbina bene con l’atteggiamento calmo e serio di Nadia, la regista Alexandria Bombach ci porta all’interno di un viaggio estenuante, destabilizzante, carico di dolore personale e di profonda urgenza etica.
(dal pressbook del film)

Critica (2):Quando Nadia arriva ad un meeting – che sia con un politico, un giornalista od un diplomatico – c’è un senso di tensione. È comprensibile, per molti di noi è difficile sapere cosa dire, quali domande fare, come esprimere il loro interesse senza al tempo stesso promettere troppo. Probabilmente sanno della storia straziante di Nadia prima che lei cominci a parlare, eppure non importa quanti dettagli lei dia, sanno anche che non potranno mai davvero comprendere appieno la sua esperienza.
Questo è un film che esplora quello spazio – la distanza tra la vittima e la sua voce, la fragilità delle emozioni umane che insieme provoca e ostacola un cambiamento positivo, e l’incredibile caparbietà e resilienza di una donna disposta a sacrificare se stessa per giocare al gioco dei media che è diventato il sostegno internazionale.
I passati tre anni della vita di Nadia sono stati inimmaginabili. Il 3 agosto del 2014, l’ISIS dichiarò che le persone Yazidi nel nord dell’Iraq erano da lungo tempo una vergogna per la loro idea di Islam, e si prepararono al genocidio. Si stima che siano state uccise 5.000 persone nelle settimane successive, e che oltre 7.000 donne e bambini siano stati catturati per diventare schiave del sesso e bambini soldato. Nadia fu catturata lo stesso giorno in cui l’ISIS uccise sua madre e i suoi sei fratelli. Diciotto membri della sua famiglia furono uccisi o posti in schiavitù.
Appena comincia a raccontare la propria storia, che ho sentito più e più volte, si potrebbe pensare che ormai ci si sia abituata. Ma Nadia comunica il peso della sua esperienza con il suo sguardo. Al termine di ogni incontro, tra abiti eleganti e un turbine di strette di mano, un teleobiettivo la cattura mentre affonda nuovamente in se stessa per riprendersi – è visibilmente esausta.
Ho seguito Nadia e le persone con cui lavora più a stretto contatto durante l’estate del 2016. Dai campi per rifugiati in Grecia ad una manifestazione in occasione dell’anniversario del genocidio a Berlino, alla Camera dei Comuni di Ottawa e agli uffici delle Nazioni Unite a New York, la vita di Nadia è in costante movimento. Quello che ho trovato è un processo estenuante, senza una vera mappa ad indicare il successo. Iniziai a vedere che stava perdendo la fiducia nei media a cui si era affidata per raccontare la sua storia. Sembrava che l’incessante raffica di domande da parte dei media diventasse più spesso “Come ti hanno stuprata?” invece di “Cosa può essere fatto per gli Yazidi?”.
Il palco della vittima, del sopravvissuto, non è da prendere alla leggera. Nadia stessa sa che le sue parole hanno spinto alcune persone all’azione. La mia speranza è che questo accesso intimo e privilegiato alla vita di Nadia aldilà del palcoscenico riveli le reali fatiche che una comunità senza voce è obbligata ad affrontare per spingere il mondo ad aiutarla.
Alexandria Bombach (dal pressbook del film)

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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