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Gusto dell'anguria (Il) - Tian Bian Yi Duo Yun


Regia:Ming-Liang Tsai

Cast e credits:
Soggetto
: Tsai Ming-Liang; sceneggiatura: Tsai Ming-Liang; fotografia: Liao Pen-Jung; montaggio: Chen Sheng-Chang; scenografia: Yip Kam-Tim; costumi: Sun Hui-Mei; interpreti: Lee Kang-Sheng (Hsiao-Kang); Chen Shiang-Chyi (Shiang-Chyi), Lu Yi-Ching, Yang Kuei-Mei, Sumomo Yozakura, Hsiao Huan-Wen, Lin Hui-Xun, Jao Kuo-Xuan, Hu Huan-Wen, Huang Lee-Hsing, Hung Shu-Mei, Hsu Tian-Fu, Chou Xun-You, David Yang, Chang Yu-Wei; produzione: Arena Films – Homegreen Films - Arte France Cinema; distribuzione: Bim; origine: Francia -Taiwan, 2005; vietato: 18; durata: 109'.

Trama:Una giovane ragazza, Shiang-Chyi, torna da Parigi e realizza che la sua Taipei non è più come quando l'ha lasciata. La strada dinanzi alla stazione, piena di negozi, è stata rasa al suolo; così non le è possibile incontrare di nuovo Hsiao-Kang, l'orologiaio della strada. Molte cose sono cambiate e la città ha inoltre una grossa carenza di acqua potabile. Shiang-Chyi, per bere, è costretta a rubare un po' d'acqua nel luogo dove lavora, o di accontentarsi di succhi di frutta. Ma sembra l'unica ad affannarsi a conservare l'acqua e a cercare soluzioni, il resto della città sembra non curarsene neppure. Un giorno, durante una passeggiata nel parco, si imbatte in Hsiao-Kang, che la riconosce. Tra i due scocca immediatamente la scintilla e iniziano a incontrarsi a casa di lei.

Critica (1):Tsai Ming Liang, esteta irriducibile, creatore di un tempo sospeso e unico, affogato in liquidi amniotici più velenosi che vitali, imbastisce e cuce questa volta, con The Wayward Cloud (La nuvola capricciosa), in Italia Il gusto dell'anguria, un poema sull'apocalisse prossima ventura, una love story di fantascienza, divorata, consacrata e purificata dalle acque. La nuova opera (sfiorò l'orso alla Berlinale 2005) è di sorprendente, solare ottimismo, anche se racconta la vita di un attore porno, ex venditore di orologi, che rivede un'amica perduta, ignara del suo nuovo lavoro, dal just-in-time obbligatorio, in un mondo disseccato, meccanico, senza amore e sentimenti, alienato e sul punto di morire di sete. I due ragazzi (l'attore è l'icona del regista, Kang-Sheng Lee e Shiang-Chyi Chen già protagonista in Che ora è laggiù) vivono e lavorano, sempre a corpi divaricati, in un condominio quasi disabitato e umidiccio, attraversando le più squallide gallerie della metropolitana, carichi di quegli ingombranti baccelloni verdi e rossi, lei divorata a tempo intero dalla solitudine, lui accoppiato, a tempo intero, e a ritmi animali, alla partner del set soft/hard, mentre la cinepresa non si ferma mai e la finta doccia, che serve a aggiungere un tocco di classe, sì, perché l'acqua scarseggia per davvero. E poi il mercato del porno non può fermarsi, metafora dello sfruttamento totale dei corpi schiavizzati della globalizzazione futura, che è tale e quale a quella di oggi. Tanto che quando la sua giovane partner a luci rosse, a un certo punto, sfiancata, muore, lo show business deve andare avanti. E così, con un leggero sforzo in più di immaginazione cinetica, si girano le scene mancanti condite d'agghiacciante snuff... A quel punto l'amica lo scopre, stallone infaticabile inimmaginabile, e, come in un film porno che si rispetti, immedesimandosi nella scena, aggiunge un po' di fresca vitalità e di imprevisto aiuto orale all'acme urlato dell'happy end (tradizionale del genere) orgasmico. I fuochi d'artificio finali sono preparati da preliminari festosi e gioiosi, sette siparietti danzanti e cantati, molto creativi e colorati, che nella tradizione di Tsai Ming - Liang, ricordano il clima pop della sua giovinezza di malese a Taiwan, dove arrivò a vent'anni, con coreografie indecise se sbandare verso Busby Berkeley, Esther Williams, la gay parade più provocatoria o l'oltraggio al padre della patria nazionalista taiwanese, Chang Kai Shek. Ovvero la biforcazione stessa del cinema d'oggi più vitale e surreale. Quello estroverso e quello introverso. Quello vitale, di gruppo, comportamentalista, ma spietato e pessimista sullo stato delle cose e quello atrofizzato, solipsistico, onanista e necrofilo di un magistrale ralentì esistenziale. Quello che cerca di far riemergere l'infantile agguerrito nell'adulto fragile e quello che cerca disperatamente di far partire un processo opposto di crescita. Quello interno e quello esterno ai generi dello spettacolo applicato alla sala buia, quello che intrattiene i contatti più intimi con il patrimonio iconografico del passato e quello che invece ne tollera solo gli isotopi più eretici (il porno, il musical kitsch) e mette il broncio, la retromarcia e, in detour, cerca di formulare altre immagini del mondo, punta alla costituzione d'oggetti muti, di spazi inadeguati, di vita senza azione e aria e acqua. Il primo antinaturalista perciò aperto alle cose e ai suoni che veramente saltano all'occhio non atrofizzato. Il secondo alla televisione sterminatrice del vecchio corpo e levatrice del nuovo. Non dimentichiamoci che il titolo originale del film di Tsai Ming-Liang, La nuvola capricciosa, è tratto da una antica canzonetta osé, non è poetica cineseria. Ha a che fare con lo sperma e lo schizzo, un classico del cinema hard: la nuvola che nella strofa della canzone finale si trova "al confine del cielo", evoca il piacere solitario di un cuore e di un corpo spezzato "dentro", di un uomo in silenzio che guarda il cielo e pensa molto all'amore assente.
Roberto Silvestri, il manifesto, 25/11/2005

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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