+ o - Il sesso confuso - Racconti di mondi nell'era Aids
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Regia: | Adriatico Andrea, Corbelli Giulio Maria |
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Cast e credits: |
Soggetto: Andrea Adriatico, Giulio Maria Corbelli; fotografia: Raffaella Cavalieri; musiche: Massimo Zamboni - il brano "Nove ore" è interpretato da Angela Baraldi; produzione: Monica Nicoli per Cinemare; origine: Italia, 2009; durata: 92’. |
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Trama: | A 25 anni di distanza dal primo caso conclamato di AIDS, medici, attivisti, operatori del settore, personaggi dello spettacolo e persone comuni si interrogano su come sia cambiata da allora la nostra società e sulle conseguenze che la pandemia ha comportato non solo in ambito medico ma soprattutto nei costumi con la nascita di sentimenti profondi - di sospetto come di solidarietà - che hanno cambiato il modo di rapportarci con gli altri. |
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Critica (1): | Con i segni matematici, il titolo intende: la verità, più o meno. Sull'Aids, sul sesso nell'epoca dell'emancipazione erotica, sulla memorie di storie d'amore che diventano calvari o assoluzioni, oppure speranze. E poi, perché non si parla più di Aids? È improvvisamente scomparso? Raccontano medici, attivisti, operatori del settore, personaggi dello spettacolo, persone comuni, e Grillini di Arcigay nazionale o Livia Turco ex ministro della Salute, o Barbara Ensoli titolare della ricerca sul vaccino italiano anti-Aids. Non è un ripasso degli anni '80, o l'altra faccia di "Philadelphia" col morente e lirico Tom Hanks. È un faccia a faccia col presente, col sommerso di una condizione dimenticata e sempre presente. Lavoro indispensabile. Incontro civile.
Silvio Danese, Quotidiano Nazionale, 30/4/2010 |
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Critica (2): | Era il 1993 e lungo le strade di Philadelphia un brillante avvocato in ascesa era in procinto di ricevere il suo primo importante incarico. Andrew, interpretato da Tom Hanks e diretto da Jonathan Demme, era omosessuale e malato di Aids. Ispirato alla vera storia di Clarence B. Cain, discriminato e licenziato dal prestigioso studio Hyatt Legal Services nel 1990 per aver contratto l’HIV, usciva in sala e vinceva ad Hollywood il film destinato a dare visibilità a una generazione sommersa e offesa (dalla malattia), trasmettendo un bisogno di solidarietà e contribuendo a un dialogo sull’AIDS e a un atteggiamento di rispetto, compassione e affetto per le sue vittime.
Diversi anni e innumerevoli morti dopo il regista Andrea Adriatico e il giornalista Giulio Maria Corbelli, tornano a riflettere e a interrogarsi su una malattia trattabile ma non ancora curabile. Una malattia di cui stampa e mondo dello spettacolo parlano ormai poco e male. L’AIDS è in un certo senso passata di moda ma a passare non sono i decessi e l’incidenza di infezioni in rapida e costante ascesa anche nei paesi occidentali.
La scarsa attenzione e la fallace credenza che la malattia sia “rimediabile” ha convinto gli autori di + o - – Il sesso confuso a invitare giornalisti, medici infettivologi, ricercatori, fondatori di circoli omosessuali, sieropositivi, sacerdoti, attori, ministri e responsabili della comunicazione di case farmaceutiche a sedere su una poltrona bianca e a testimoniare la loro esperienza. Attraverso le interviste lo spettatore ripercorre il fenomeno pandemico del XX secolo, affrontandolo di volta in volta dal punto di vista sociale, culturale, scientifico, clinico o politico. Il dialogo si avvia a partire dagli anni Settanta e da quella rivoluzione sessuale in cui molti testimoni ravvisano, senza negarne il rilievo sociologico, la probabile origine del male oscuro.
La vivacità sessuale, l’affrancamento da stili di vita “protetti” e responsabili, la promiscuità e la liberalizzazione dei costumi contribuirono alla diffusione di un cancro portatore di morte. Sorriso ed edonismo si spengono allora con l’AIDS, la “peste gay” che fece calare la notte e diventò lo spartiacque tra i favolosi Seventeens e gli anni a seguire. Il corpo da dominio di desiderio si fece veicolo di paura e impotenza e gli anni Ottanta si “ripresero” i giorni più belli e i progressi che (soprattutto) le comunità omosessuali avevano ottenuto.
Cominciarono le discriminazioni e i benpensanti in cuor loro si convinsero che l’AIDS rappresentasse la punizione puntuale e meritata di una diversità colpevole. Saranno pochi ma fortunatamente illuminati quelli disposti ad assumersi l’incarico di combattere l’oscura pandemia, vincendo paure inconsce e tradizionali tabù. Bisognerà aspettare gli anni Novanta per raggiungere la consapevolezza delle dimensioni del tragico problema che l’HIV rappresenta, per elaborare i troppi lutti e per rivendicare la piena dignità di chi è sopravvissuto con l’aiuto di potenti lobbies formate da pazienti e familiari dei pazienti, e ancora con il contributo fondamentale della virologia e dell’immunologia, che hanno migliorato la comprensione del virus e della patologia. L’AIDS è ancora un’emergenza e di AIDS si muore ancora, ci dicono i volti e le storie isolate e inquadrate dallo sguardo di Adriatico, deciso a condurre un’indagine sulle cause, gli effetti e la natura di una malattia letale che non si può considerare obsoleta.
L’esposizione cronologica dei fatti, dalla comparsa della patologia alla scoperta della sua eziologia, dalle conoscenze scientifiche agli interessi economico-politici, dalla prospettiva sociologica alle condizioni necessarie all’epidemia per verificarsi, è condotta attraverso monologhi paralleli che condividono un identico e ostinato spirito, accanito e fiero contro una malattia che è sociale prima che individuale. Il dialogo che si attiva con “l’altro” definisce gli autori, abili e sensibili nel restituire la corretta dimensione a un fenomeno che conosce oggi un significativo momento di recrudescenza.
Marzia Gandolfi, mymovies |
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Critica (3): | |
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Critica (4): | |
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