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Alexander Mcqueen - Il genio della moda - McQueen


Regia:Bonhôte Ian, Ettedgui Peter

Cast e credits:
Sceneggiatura: Peter Ettedgui; fotografia: Will Pugh; musiche: Michael Nyman; montaggio: Cinzia Baldessari; suono: Alex Outhwaite; produzione: Ian Bonhôte, Andee Ryder, Nick Taussig, Paul Van Carter per Misfits Entertainment, Bleecker Street, Salon Pictures, Commondeer Films, Creativity Capital; distribuzione: I Wonder Pictures; origine: Gran Bretagna, 2018; durata: 111’.

Trama:Cresciuto nell'East London, Alexander McQueen era un semplice ragazzo della working class inglese, senza doti né prospettive. Ma nel suo intimo, 'Lee' ha sempre saputo di non essere come gli altri. Per anni ha coltivato demoni interiori, dalle sembianze eleganti e spaventose. E soltanto controllandoli, forse, è riuscito a diventare uno dei più iconici artisti del nostro secolo. Come ha fatto questo punk ribelle a conquistare l'alta moda parigina? E perché, al picco della sua fama, ha deciso di mettervi un punto? Riflettendo sulla savage beauty e la dirompente vivacità del suo design, i registi evocano una figura opaca, tra tortura e ispirazione, per celebrare un genio radicale e ipnotico e la profonda influenza che ha avuto sulla sua epoca.

Critica (1):L'universo di Alexander McQueen è complesso. Ogni sua collezione è (stata) un evento, ogni sua sfilata è (stata) uno spettacolo di referenze, letterarie e cinematografiche, come il suo omaggio ad Alfred Hitchcock nel 2005 (collezione autunno-inverno "Vertigo"). Creatore fuori norma, a cominciare dal suo destino, figlio di un tassista londinese divenuto stella dell'alta moda da Givenchy e poi sovrano della propria maison, McQueen ha ridefinito la moda e i suoi codici attraverso le problematiche contemporanee. Ian Bonhôte e Peter Ettedgui ritornano sulla carriera folgorante dell'artista, dai suoi debutti alla Saint Martin's School di Londra fino alla leggendaria sfilata Plato's Atlantis, che riguarda addirittura la science-fiction, offrendo una griglia di lettura a un sistema di pensiero esuberante e a un'immaginazione smisurata, tanto lucida quanto opaca.
Intercalando immagini d'archivio e testimonianze del suo entourage, McQueen piomba lo spettatore nel vivo del suo soggetto, del suo lavoro e delle sue trascendenze. Stilista britannico, bad boy della moda e critico fragoroso dell'establishment, Alexander McQueen crea una bellezza selvaggia e senza concessioni.
Le sue creazioni esprimono una dicotomia permanente: genialità e malessere. La tecnica vertiginosa serve la poetica allucinata: la natura divorata e minacciata dalle nuove tecnologie, la carne in faccia alla morte o all'amore, la Storia di fronte al presente o al futuro, la nefandezza che sfida la speranza e la grazia. La bellezza che McQueen ha inventato ha tutto quello che è necessario a resistere alla prova del tempo, niente nella sua opera è démodé.
Potente e ambigua resiste anche alla morte del suo creatore, avvenuta tragicamente nel febbraio del 2010. Profondamente colpito dal suicidio di Isabella Blow, editrice britannica, migliore amica e mentore, e dalla sparizione di sua madre, Alexander McQueen si toglie la vita. A quarant'anni si congeda dal mondo l'uomo e lo stilista senza dubbio più dotato della sua generazione. Tutto era permesso da lui, non c'erano limiti, nemmeno la morte, protagonista capricciosa ed energia crudele delle sue creazioni, sbattute in faccia ai giornalisti della moda.
Il documentario 'cuce' un ritratto con ago e filo di parole, quelle dei familiari e quelle degli amici dell'artista, risalendo il tempo fino a scovare un ragazzotto dell'East End affascinato dal pop e la new wave. Cresciuto in una famiglia modesta, McQueen non ha mai rinnegato le sue radici, facendone addirittura un marchio di fabbrica e imponendole nelle grandi maison de couture francesi. In barba alle tradizioni très chic parigine e allo sguardo accigliato della critica specializzata, disegna collezioni e monta sfilate animato dal desiderio furioso di rivoltare o di esaltare.
Marzia Gandolfi, mymovies.it

Critica (2):"No one discovered Alexander McQueen, McQueen discovered himself”
Genio e provocatore, stilista iconoclasta che ha segnato fortemente la moda e lo stile tra gli anni 90 e i primi Duemila. Alexander McQueen (1969-2010) ci ha lasciato molto (o forse troppo) presto. È stato però sufficiente per essere passato alla storia come "Hooligan dell’Alta Moda" e "Re ribelle della moda inglese".
"Noi inglesi viviamo su un’isola, ed essendo isolati dobbiamo gridare più forte degli altri affinché qualcuno ascolti cosa abbiamo da dire" (Alexander McQueen).
Nel 1995 fa sfilare modelle in look tartan, scarmigliate e spoglie. Non è solo una scelta estetica quella di Alexander McQueen, perché usa la moda come una stratificazione culturale: la collezione Highland Rape è la metafora della sottomissione della Scozia all'Inghilterra. Un punto fondamentale se vogliamo capire la moda di McQueen, che va oltre lo stile stesso e si ripiega in importanti riflessioni. Oggi, sicuramente non avrebbe messo a tacere la sua genialità in relazione al tempo che viviamo, e in particolare modo alla Brexit.
Tra bustier, elementi dark, motivi tartan e fantasie dark, Alexander McQueen ha rafforzato la sua creatività con una sapiente tecnica del taglio e della costruzione nella modellistica, solcando la strada per nuovi esperimenti sartoriali.
Il suo occhio creativo e le sue squisite tecniche li ritroviamo anche in Givenchy, quando nel 1996 viene nominato Direttore Creativo della Maison. Rimarrà fino al 2001, dimostrando come sia possibile trovare un punto d'incontro tra couture parigina ed eccentricità inglese.
McQueen è il documentario di un progetto più ampio che rende omaggio alla genialità dell'omonimo stilista: McQueen è stato diretto e prodotto dal regista francese Ian Bonhôte e da Peter Ettedgui si aggiunge ad altri due progetti, sempre dedicati al designer, ancora in lavorazione: The Ripper, incentrato sull’amicizia intensa e tumultuosa con la sua adorata musa Isabella Blow, ed un biopic con protagonista Jack O’Connell, diretto da Andrew Haigh.
vogue.it

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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