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Amori folli (Gli) - Herbes folles (Les)


Regia:Resnais Alain

Cast e credits:
Soggetto: Christian Gailly; sceneggiatura: Alex Reval, Laurent Herbiet; fotografia: Eric Gautier; musiche: Mark Snow; montaggio: Hervé de Luze; scenografia: Jacques Saulnier; costumi: Jackie Budin; interpreti: Sabine Azéma (Marguerite Muir), André Dussollier (Georges Palet), Anne Consigny (Suzanne), Emmanuelle Devos (Josépha), Mathieu Amalric (Bernard De Bordeaux), Michel Vuillermoz (Lucien D'Orange), Sara Forestier (Elodie), Nicolas Duvauchelle (Jean-Mi), Vladimir Consigny (Marcelin Palet), Dominique Rozan (Sikorsky), Jean-Noël Brouté (Mickey), Roger-Pierre Marcel (Schwer); produzione: F Comme Film, France 2 Cinéma-Canal+-Studio Canal-Bim-Cnc; distribuzione: Bim; origine: Francia-Italia, 2009; durata:104’.

Trama:Un portafoglio perso e poi ritrovato apre la porta – ma solo di uno spiraglio – a un’avventura romantica tra Georges e Marguerite. Dopo aver guardato i documenti contenuti all’interno di un portafoglio smarrito, Georges non riuscirà a riconsegnarlo alla polizia e a non pensarci più. Né sarà facile per Marguerite resistere alla tentazione di sapere chi sia l’uomo che lo ha ritrovato. Attraverso i rituali di ringraziamento previsti dal protocollo sociale, le loro tranquille esistenze saranno investite da una turbolenza.

Critica (1):Un film aereo, volteggiante, un po' folle come il titolo, Les herbes folles. Si sente aleggiare un sorriso sapiente, alla Raymond Queneau, mentre una voce off racconta la storia bizzarra di un possibile amore: protagonisti una dentista con l' hobby del volo e un padre di famiglia disoccupato. Nel prologo, ammirevole per grazia e inventiva, si assiste al gioco del caso che mette in relazione i due sconosciuti: un portafoglio rubato a lei e ritrovato dall' uomo in un parking. Segue una storia di telefonate, incontri e malintesi suddivisa in otto fasi, corrispondenti alle regole per pilotare un velivolo. Per Alain Resnais è il primo adattamento da un testo letterario; ma come sempre il regista veterano se ne appropria, annettendolo al proprio inconfondibile universo filmico. Effetto cui contribuiscono, nelle parti principali, i suoi attori-feticcio Sabine Azéma e André Dussollier; più la new entry Mathieu Amalric, nel ruolo spassoso di un poliziotto.
Roberto Nepoti, La Repubblica, 21/5/2009

Critica (2):In concorso un eccentrico grande maestro, Alain Resnais con Les herbes folles, in campo l'amata Sabine Azéma e l'attore preferito André Dussollier, diario emozionale di un uomo che segue le sue suggestioni e se ne infischia del senso di gravità e del tempo che passa. Dussollier alias Resnais, il regista di Hiroshima mon amour ('59) e L'anno scorso a Mariembad ('61), segue le tracce di una sconosciuta, scippata all'uscita di un negozio di scarpe (scarpe come sublimi feticci). Ha trovato il suo portafoglio e immagina un'avventura, incontri sotto le luci del neon, al caffè, fuori dal cinema dove danno I ponti di Toko-Ri di Mark Robson... passione comune per il volo, lei ha il brevetto da pilota. Le strade dei due si incrociano in un surreale duetto telefonico, ognuno ama e respinge l'altro... viene in mente Manoel De Oliveira con Michel Piccoli a caccia di Bulle Ogier in Belle Toujours. Come nel film di Alain Cavalier, anche lui affascinato dagli scherzi di memoria, la voce fuori campo del protagonista ci accompagna, ci indica le più insignificanti cose che si animano, spiritelli beffardi, segni di qualcosa che accadrà. Tutt'altro che sentimentale, caustico e impietoso, con Sabine Azéma, capelli rossi elettrici, che dopo aver denunciato il corteggiatore alla polizia, lo insegue, e bypassa perfino moglie (bella e giovane) e figli pur di rivedere il misterioso signore che pretende un po' di riconoscenza. Che qualcuno ascolti le sue storie, le sue bizzarrie, le sue folli fantasie. Se lo merita.
Mariuccia Ciotta, Il Manifesto, 21/5/2009

Critica (3):Marguerite esce da un negozio di scarpe e subisce il furto della borsa. Georges trova il suo portafoglio per terra, nel parcheggio di un centro commerciale e comincia a fantasticare su di lei, ancora prima di contattarla, senza conoscerla. Il desiderio di questa donna che fa la dentista e il pilota di aerei leggeri è così forte che riempie la sua vita di padre di famiglia e di marito di pensieri e azioni irrazionali. Marguerite resiste, ma per poco. È una corsa verso l’errore, piena di vita, inarrestabile.
A quasi novant’anni, Alain Resnais, con Les Herbes Folles, tratto dal libro di Christian Gailly “L’incident”, elabora un film che si può dire virtuoso, tanto nel senso di musicalmente inappuntabile, quanto in quello di visivamente e narrativamente acrobatico.
Storia di una passione irragionevole, spuntata come l’erba che esce dall’asfalto là dove non ce la si aspetta, rigogliosa e capricciosa in età matura, l’opera di Resnais vola in alto come il velivolo di Sabine Azéma, diverte con dialoghi-piroette, fa desiderare di non scendere mai a terra, di restare in sella al film, dove tutto è sorpresa e tutto è affrontabile e affascinante, anche il disarcionamento.
Esperto di costruzioni non lineari, di realtà binarie e sovrapposizioni temporali, Resnais –che con Mon Oncle d’Amérique riscrisse le accezioni del vocabolo “sceneggiatura”, influenzando tra gli altri anche Kaufman e Gondry- continua il suo viaggio tra determinismo e aleatorietà dell’esistenza, legandolo alla forma cinema, forma a sua volta aperta e costretta insieme.
Se i personaggi di Parole, parole, parole più che esprimersi, si ritrovavano dentro dei testi che parevano scritti per loro, quelli di Les Herbes Folles fanno della letteratura di Gailly, della costruzione della sua sintassi, un trampolino di lancio per la loro avventura di sognatori, di verificatori di qualcosa che potrebbe esistere, potrebbe non iniziare mai (lo dicono loro stessi), potrebbe suscitare il riso, il sorriso, l’emozione. E lo fa.
Cineasta moderno e cerebrale, qui Resnais si scuote di dosso la neve di Cuori e realizza uno dei suoi film più caldi, con punte di ghiaccio bollente, dove i personaggi assomigliano sempre meno a delle cavie e la più generale delle esperienze –quella amorosa- si fa in fine particolarissima. Un film conclusivo, che (ri)apre sulla speranza.
Marianna Cappi, mymovies

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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