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Buffalo Bill e gli indiani - Buffalo Bill and the Idians...or the Sitting Bull's history lesson


Regia:Altman Robert

Cast e credits:
Soggetto: dalla commedia "Indians " di Artur Kopit; sceneggiatura: Robert Altman e Alan Rudolph; fotografia: Eastmancolor: Paul Lohmann; musica: Richard Baskin; montaggio: Peter Appleton, Dennis Hill; scenografia : Tony Masters; interpreti: Paul Newman (Buffalo Bill), Joel Grey (Toro Seduto), Burt Lancaster Ned Buntline), Geraldine Chaplin (Ansie), Kevin McCarty, Harvey Keitel, Allan Nichols, Rober Doqui, Mike Kaplan, Bert Rems, Bonnie Leaders; produzione: Robert Altman; distribuzione: Titanus; origine: Usa, 1976;durata: 95'.

Trama:William F. Cody, in arte Buffalo Bill, gira per l'America alla guida del suo circo, per il quale è sempre alla ricerca di attrazioni. Richiamato dalla riserva il vecchio capo sioux Toro Seduto, lo ingaggia per una grottesca rievocazione della battaglia di Little Big Horn, con l'intento di ridicolizzare il mito del condottiero pellerossa: ma malgrado la sua apparente vittoria, sarà lui a doverne ricavare una lezione di vita.

Critica (1):L'America della violenza, scriveva che "nelle ricorrenze annuali, gli indiani delle riserve più ricche indossano di nuovo gli antichi costumi (...) In queste occasioni , gli americani bianchi in automobile o in torpedone accorrono nelle riserve come in squallidi e viventi musei dell'esotismo. Quelle che erano le manifestazioni (...) di un'autentica civiltà sono ormai per i turisti soltanto uno spettacolo da brivido etnologico". Nel più recente film di Altman, non solo Toro Seduto e gli indiani sono uno "spettacolo da brivido etnologico" ma, più ancora di loro, Buffalo Bill, presentato come "l'uomo più prestigioso d'America", paradigma e sintesi dell'eroe del "selvaggio West". L'industria dello spettacolo prospera quando il mondo va male": afferma Ned Buntline, il creatore di leggende. Lo "spettacolo ", infatti, secondo Altman, costringe l'individuo, ogni inviduo, e di conseguenza, la collettività, alla falsità., alla fissità della ripetizione, all'interminabile affondamento in quella falsità: distrugge, pertanto, la vita, pur garantendone l'apparente, riflessa continuità.
Questo concetto, già avvertibile in Mash (i due protagonisti, Pierce e Mclntire, riuscivano ad affossare l'inchiesta sul loro comportamento facendo assistere il generale al torneo di rugby), diventava abbastanza esplicito nella squallida parabola fantastica del forse sottovalutato Anche gli uccelli uccidono. Sono, però, le ultime opere del regista americano, Nashville e questo Buffalo Bill - ai quali California Poker, può fungere da prefazione - a porre lo "spettacolo" come autentico, unico soggetto di rappresentazione e discussione. Spettacolo, abbiamo detto, significa per Altman costrizione alla fissità e alla menzogna, sia di fronte agli altri che a se stessi (Buffalo Bill non parla mai a sé, ma sempre all'immagine che gli altri e lui medesimo hanno di lui), negazione di verità; ma esiste una antitesi e, in ogni caso, che posto essa viene a occupare? A Ned Buntline che, guardandolo, gli dice : "Non sei cambiato ", Buffalo Bill risponde: "Io non posso cambiare. La gente paga per vedermi così"; e nel finale, al fantasma di Toro Seduto: "Tra cento anni io sarò sempre Buffalo Bill stella e tu un peIlerossa!" Alle affermazioni di Buffalo Bill rispettivamente, Ned "esce di scena" dichiarando che andrà in California a fare il predicatore, e il fantasma di Toro Seduto tace. Essi, sebbene consapevoli, sono sommersi dallo "spettacolo "di Bill, anzi a quello entrambi hanno contribuito. La caustica consapevolezza di Ned di avere lui "inventato" Buffalo Bill, come il cuore "rosso e dolce" di Toro seduto, secondo il quale la storia è irriverenza per i morti, non possono - sembra affermare Altman - intaccare lo "spettacolo". C'è di più: di questo essi sono parte integrante, ne costituiscono il necessario, anche se in fin dei conti trascurabile ostacolo. Pare chiaro, allora, che Altman non descrive nella sua opera soltanto l'America, come da più parti è stato osservato, soprattutto dopo Nashville che si è teso a considerare in chiave più o meno esplicitamente socio - politica, ma rappresenta la tragica condizione umana dei suoi contemporanei (il che, naturalmente, per ovvi motivi contingenti, coinvolge senza dubbio anche le forze del potere e del capitalismo), di una collettività i cui singoli rappresentanti assistono al progressivo e continuo annullamento della propria individualità. E del resto, comunque lo si consideri, il cinema di Altman non presenta vincitori di nessun genere: di là dal loro "ruolo", Toro Seduto e Buffalo Bill sono accomunati da una diversa, ma analoga tristezza: Toro Seduto finge di sparare al presidente degli Stati Uniti d'America, Glover Cleveland, ma poi fa danzare la sua cavalla grigia; Buffalo Bill davanti al muto fantasma del pellerossa, osserva : "Che fatica fare l'eroe! Anch'io sono vero, sai ? E ne ho le prove". Ha, quindi ragione, lo stesso Altman, quando, in un'intervista, dichiara: " Le mie idee politiche (...) non sono così rigorose come la gente sembra credere (...) Tutti i miei film trattano del medesimo argomento: la lotta, sociale e culturale, della vita. Ogni volta che un sistema di vita prende piede, questo diventa il peggior nemico della vita stessa. Le cose buone che noi creiamo automaticamente creano cose cattive. Quando faccio un film come Nashville o Buffalo Bill e gli indiani non è per dire che siamo il peggior paese del mondo, ma per dire quanto può essere spaventosa la gente. io sto solo dicendo che siamo a questo punto, e che è triste".
F. P., Cinema nuovo, n. 248, 1977

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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