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Nowhere Special - Una storia d'amore


Regia:Pasolini Uberto

Cast e credits:
Soggetto e sceneggiatura: Uberto Pasolini; fotografia: Marius Panduru; musiche: Andrew Simon McAllister; montaggio: Masahiro Hirakubo, Saska Simpson; scenografia: Patrick Creighton; costumi: Maggie Donnelly; interpreti: James Norton (John), Daniel Lamont (Michael), Eileen O'Higgins (Shona), Valerie O'Connor (Ella), Stella McCusker (Rosemary), Chris Corrigan (Gerry), Valene Kane (Celia), Keith McErlean (Philip), Niamh Mcgrady (Lorraine), Siobhan McSweeney (Pam), Sean Sloan (Golfer); produzione: Red Wave, Picomedia; distribuzione: Lucky Red; origine: Gran Bretagna - Italia, 2021; durata: 96'.

Trama:John, un lavavetri di trentaquattro anni, dedica la vita a crescere il figlio Michael di quattro anni, poiché la madre del bambino li ha lasciati subito dopo la nascita. La loro è una vita semplice, fatta di rituali quotidiani universali, una vita di completa dedizione e amore innocente che mostra la forza della loro relazione. John ha però davanti a sé pochi mesi di vita. Poiché non ha una famiglia a cui rivolgersi, trascorrerà i giorni che gli restano a cercarne una nuova, perfetta, a cui dare in adozione Michael, provando a proteggere il suo bambino dalla terribile realtà.

Critica (1):John, incarnato superbamente da James Norton, è un lavavetri trentacinquenne, e padre single: cresce da solo Michael (Daniel Lamont), quattro anni, perché la compagna se n’è andata poco dopo il parto. È premuroso, affettuoso, buono, ma non durerà, non può: una malattia gli lascia pochi mesi di vita, sicché Michael insieme ai servizi sociali si mette alla ricerca di una famiglia a cui lasciare il figlio.
È Nowhere Special, opera terza di Uberto Pasolini, che torna a Venezia, Orizzonti, dopo il successo di Still Life (2013): non ha quella originalità né quella sorpresa, ma la temperatura umana, la sensibilità poetica e il nitore emotivo sono gli stessi. La commozione, dunque, è questa conosciuta, affidata a un uno-due padre e figlio istruito dalla quotidianità e condannato alla temporaneità: mutuata da una storia vera, la parabola di John apre a temi pe(n)santi e struggenti, dall’eredità affettiva all’affido, dal lascito paterno all’adozione, tutti riflessi negli occhi-specchio sul mondo di Michael.
Difficile sottrarsi dall’abbraccio, e dal carico, di Nowhere Special, che pure prova a tenere a bada il sentimentalismo e il ricatto melodrammatico: pur con qualche caduta retorica, il lavaggio di un negozio di pompe funebri, e qualche affondo enfatico, il proprietario stronzo e danaroso, che ci saremmo volentieri risparmiati, Pasolini, anche sceneggiatore, tiene la camera su John e Michael trovando la giusta distanza e la giusta altezza, a metà tra i due.
Il lavoro, le parentesi domestiche, la ricerca di una famiglia adottiva, con annesso campionario umano dei papabili: i ricchi e algidi, gli schizzati benestanti, i fricchettoni, i dimessi di buon cuore, la single, la vita che presto non sarà più di John nondimeno è vitale più che terminale, ineluttabile più che inconsolabile, in sintesi riguadagnabile empaticamente dallo spettatore.
Grande merito, oltre che al regista, va a Norton, capace di un one man show sommesso, sottratto, che non lascia scampo tanto a lui quanto a noi: avercene, di interpreti così, capaci di apparire subito sullo schermo ombreggiati dal destino, gli occhi pesti ma lo sguardo lungo. Finché potrà essere, finché Michael gli si rivolgerà, dal basso in alto. Cercando papà, allontanando il cielo.
Federico Pontiggia, cinematografo.it

Critica (2):

Critica (3):

Critica (4):
(Progetto editoriale a cura di); (Progetto editoriale a cura di) Redazione Internet; Redazione Internet (Contenuti a cura di); (Contenuti a cura di) Ufficio Cinema; Ufficio Cinema
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