Avventura (L')
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Regia: | Antonioni Michelangelo |
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Cast e credits: |
Soggetto: Michelangelo Antonioni; sceneggiatura: Michelangelo Antonioni, Elio Bartolini, Tonino Guerra; fotografia: Aldo Scavarda; musiche: Giovanni Fusco; montaggio: Eraldo Da Roma; scenografia: Piero Poletto; costumi: Adriana Berselli; interpreti: Gabriele Ferzetti (Sandro), Monica Vitti (Claudia), Lea Massari (Anna), Dominique Blanchar (Giulia), Renzo Ricci (padre di Anna), Dorothy De Poliolo (Gloria Perkins), James Addams (Corrado), Lelio Luttazzi (Raimondo), Giovanni Petrucci (Principe Goffredo), Esmeralda Ruspoli (Patrizia), Jack O'Connell (vecchio nell'isola), Angela Tomasi di Lampedusa (la principessa); produzione: Cino Del Duca-Soc. Cinematographique Lyre-Produzioni Cinematografiche Europee Roma-Robert & Raymond Hakim Company; distribuzione: Cineteca Nazionale; origine: Italia-Francia, 1960; durata: 143’. Vietato 14 |
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Trama: | Anna, figlia di un ambasciatore a riposo, fidanzata a Sandro, giovane architetto, viene invitata con Claudia, una sua amica, a una gita sullo yacht di un ricco costruttore. La crociera si svolge nella zona delle isole Eolie, nell'incanto di superbe vedute marine, delle quali però nessuno dei partecipanti sembra accorgersi. Ad un certo punto i gitanti sbarcano su un piccolo scoglio; tra Anna e Sandro ha luogo un'accanita discussione. All'improvviso minaccia un temporale e tutti si affrettano verso la nave; ma al momento di imbarcarsi s'avvedono che Anna è sparita. Lo yacht deve ripartire per evitare la tempesta, ma Sandro e Claudia rimangono sullo scoglio per cercarla. Come sfuma la speranza di trovarla, i due sentono che nei loro cuori c'è un sentimento nuovo che li unisce, e si rendono conto che la ricerca di Anna era in realtà soltanto un pretesto. Essi raggiungono Taormina, dove ritrovano nel corso di una riunione mondana i loro compagni di crociera: nessuno chiede notizie di Anna, tutti si rendono conto delle nuove relazioni stabilitesi tra Sandro e Claudia. Ma la notte stessa Sandro dà prova della sua leggerezza ed incostanza, abbandonandosi ad un'avventura occasionale. Claudia dopo il primo momento di ribellione si rassegna a perdonarlo. |
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Critica (1): | Michelangelo Antonioni (Ferrara, 29 settembre 1912) era reduce da un insuccesso (Il grido). Prima di allora, sette documentari (girati fra il 1943 e il '50), quattro film (Cronaca di un amore, I vinti, La signora senza camelie, Le amiche) e l'episodio di un film inchiesta (“Tentato suicidio” in L'amore in città) avevano creato l'immagine di un regista che tentava di uscire dai modelli sociologici e narrativi del neorealismo per imporre la nozione di un cinema sperimentale, analitico, attento al malessere dei sentimenti, all'incerto (e talvolta melodrammatico) procedere delle esperienze individuali. In questa direzione, Il grido (che più tardi sarebbe stato rivalutato, sino al punto da considerarlo un film chiave della carriera antonioniana) rappresentava il massimo sforzo di approfondimento: il cammino dell'operaio verso il buio della disperazione si svolgeva con una compostezza che ammorbidiva ogni punta drammatica, come se il destino del protagonista (e delle sue donne) fosse tanto inevitabile da soffocare il dolore e la lotta. Soltanto l'epilogo tragico usciva, di colpo, dall'atmosfera rarefatta del film: un sussulto di esplicita consapevolezza che pareva contraddire l'indeterminazione del tema.
L'avventura, realizzato in circostanze assai difficili nel corso del 1959 e presentato al festival di Cannes del '60 (dove ottiene un premio speciale) consiste nella progressiva dissoluzione di ogni illusoria fiducia nella possibilità di programmare la vicenda umana. Ciò che spicca, con evidenza via via maggiore, è il flusso ininterrotto dei comportamenti, uno legato all'altro senza una ragione apparente. La chiarezza con la quale l'azione progredisce è naturale: non nasconde alcun mistero, non ammette il ricorso ad alcuna trascendenza. La storia è scarna, in qualche punto quasi elementare, affinché possa avere – come ha ricordato il regista – “il suo corso interno”, si sviluppi secondo necessità e non secondo un ordine precostituito dall'esterno, come spesso accadeva nel cinema che proprio allora gli autori più interessanti (i francesi in particolare) cominciavano a sovvertire.
Due amiche, Anna e Claudia, partono per una vacanza alle isole Lipari. Le accompagna Sandro, un architetto che di Anna è l'amante. Fra i due esiste una tensione di cui si afferrano soltanto alcuni motivi ma che non si può realmente spiegare, così come non si spiega l'improvvisa e cupa furia con cui Anna costringe Sandro a possederla prima di partire. Li ritroviamo insieme a un gruppo di fatui amici che navigano verso l'isoletta di Lisca Bianca. Claudia assiste senza volerlo a un litigio fra i due, cerca di distrarsi. Nel pomeriggio si accorgono che Anna è scomparsa. Gli amici battono l'isola in lungo e in largo, scrutano nei profondi canaloni che precipitano a picco nel mare. Il motoscafo va a Lipari per dare l'allarme. Sull'isola rimangono Claudia, Sandro e Corrado. Minaccia il temporale. Si rifugiano in un capanno, vi passano la notte. Claudia è disperata, non sa darsi pace. Giungono i carabinieri con i sommozzatori, ma ogni sforzo è inutile: Anna sembra volatilizzata. Arriva anche il padre di Anna (un autorevole diplomatico in pensione) a bordo di un elicottero. Sandro, saputo che a Milazzo hanno fermato alcuni contrabbandieri e pensando che Anna abbia potuto allontanarsi con la loro barca, corre a controllare, mentre Claudia compie una perlustrazione sulla vedetta della Guardia di Finanza. A Milazzo Sandro non scopre nulla. Apprende soltanto che è arrivata anche Claudia. La trova alla stazione in procinto di partire per la residenza dei principi presso i quali si sono dati appuntamento gli amici. Claudia scongiura Sandro di non seguirla. Ha paura che qualcosa possa accadere. Ma Sandro salta anche lui sul treno. “L'unico modo per aiutarci è di stare insieme”, le dice. Claudia, esitando, lo respinge. Le loro strade si dividono. Sandro segue quella che crede sia una nuova traccia e cerca a Messina un giornalista, ma senza costrutto. Claudia è nella casa dei principi, coinvolta in sgradevoli esperienze e imbarazzanti incontri. Nel frattempo, Sandro giunge in una località isolata dove Anna sarebbe stata vista. Nulla. Quando sta per andarsene, vede arrivare Claudia, che ha scoperto dov'era. Sono insieme, ora. Ogni resistenza è caduta. Si sentono liberi, la sorte di Anna non li angustia più. Fanno l'amore su un colle, in un paese nuovo e mai abitato. Vanno a Noto, vivono intensamente un'avventura che sembra averli trasformati: soprattutto Sandro che, come architetto, si sente fallito e ha l'impressione di prostituirsi al servizio di uno speculatore. Dopo Noto, Taormina, in un grande albergo. Qui ritrovano i loro amici, che li invitano a una festa. Sandro accetta volentieri. Claudia no: è troppo stanca per divertirsi. Va a letto. All'alba, oppressa dall'angoscia (teme che sia tornata Anna), si alza, gira per i saloni dell'albergo. E in un angolo vede Sandro abbracciato a una qualunque sgualdrina di lusso. Fugge, esce sul piazzale, raggiunge una terrazza sul mare. Sandro la segue, camminando incerto. Si lascia cadere su una panca, singhiozza. Claudia si è fermata. Ha perduto di colpo ogni forza. Poi, lentamente, si avvicina. Mette una mano sulla spalla di Sandro, gli accarezza i capelli. Con La notte (1961) e L'eclisse (1962) Antonioni proseguirà il discorso sull'ambiguità dei comportamenti umani, con uno stile altrettanto rigoroso: i momenti “ vuoti ”, in cui non accade nulla, si alternano, senza motivazione alcuna, agli episodi in cui i fatti acquistano un ritmo inutilmente incalzante. La composizione – delicata, ferma, elegante – delle immagini e dei suoni risolve in luminosa armonia questa laica ricerca di una verità che consiste nella ricerca stessa, senza fine.
Fernaldo Di Giammatteo, 100 film da salvare, Mondadori, 1978 |
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Critica (2): | L'avventura di Michelangelo Antonioni racconta la storia d'un gruppo di borghesi romani che si recano in gita nell'arcipelago delle Lipari. Del gruppo fanno parte Anna ragazza ricca e viziata, Sandro un arredatore alla moda suo amante e Claudia, un'amica di Anna. Il gruppo approda in un isolotto deserto; Anna ha una discussione con l'amante, durante la quale manifesta il suo desiderio di solitudine e di raccoglimento, e quindi scompare. Invano i suoi amici la cercano tra le rupi e gli anfratti dell'isola, Anna è introvabile. Tuttavia, convinti che Anna non è morta precipitando in mare ma è scomparsa di sua volontà, l'arredatore e Claudia continuano le ricerche in Sicilia, seguendo alcune tracce assai labili. Durante la ricerca, invero un po' svogliata, Sandro e Claudia diventano a loro volta amanti, di modo che la ragazza, adesso, quasi teme di ritrovare viva l'amica. Ma Sandro è un uomo debole, arido e leggero; dopo aver tradito Anna con Claudia, tradisce quest'ultima, sui divani d'un albergo, con una ragazza qualsiasi incontrata per caso. Claudia è sconvolta da questo tradimento, soprattutto perché le sembra di riconoscere in Sandro la propria incapacità di amare. Così, alla fine, di fronte al dolore di lui, gli perdona, come appunto si perdona a chi si sa affetto del nostro stesso male.
L'avventura è un film girato tutto quanto come se fosse un sogno. I personaggi, infatti, vi agiscono senza cause apparenti, fuori di ogni psicologia, come, appunto, i personaggi dei sogni. Essi entrano ed escono secondo una tecnica di pura condotta che fa pensare ai personaggi di certa moderna letteratura francese. Ma noi sappiamo, dopo Freud, che anche i sogni possono essere spiegati; lo stesso va detto degli avvenimenti di questo film i quali sono misteriosi soltanto perché Antonioni non ha voluto o potuto indicarcene lo cause profonde.
Con questo non vorremmo escludere che il mistero esiste. Vorremmo soltanto dire che esso non è di natura sociale, bensì cosmica. I misteri sociali non sono mai veri misteri e chi li tratta come misteri subisce in realtà l'alienazione che è all'origine dei misteri medesimi. Nel caso dell'Avventura, la disumanità e aridità dei personaggi sono secrezioni naturali della società di cui fanno parte allo stesso modo che la resina è una secrezione del pino o la perla dell'ostrica. Antonioni si rende conto di questo? Abbastanza, diremmo noi, per soffrirne, non abbastanza per denunziamo oggettivamente i motivi.
Logicamente le sequenze migliori di questo notevole film sono quelle in cui i protagonisti stanno soli, chiusi nel loro astratto tormento oppure si urtano e si abbracciano in impossibili amori. In queste scene, Antonioni ha raggiunto un'intensità dolorosa che fa dell'Avventura il suo film più sincero, più commosso e più impegnato. Le immagini, come sempre molto belle, non sono così formalmente immobili e frammentarie come negli altri film ma si scelgono e si articolano in un ritmo narrativo pieno di tensione. Manca invece la descrizione della società da cui nasce diretta
mente la disumanità dei personaggi. L'aria di sogno, intonata con il vuoto del mare e la nudità dei monti, appare meno giustificabile nei saloni dei grandi alberghi turistici. Antonioni non sembra rendersi conto che Anna, Claudia e Sandro non sanno amare proprio perché la società di cui fanno parte è quello che è. Il giudizio esplicito su questa società non avrebbe del resto annullato il mistero di cui Antonioni sembra aver bisogno; l'avrebbe soltanto respinto più in là, nella zona d'ombra che gli è propria. Tuttavia L'avventura rappresenta uno sforzo straordinario da parte del regista per individuare e definire oggettivamente il proprio mondo e i suoi problemi. Antonioni, nel nostro cinema, è colui che sente con più vivacità la crisi del rapporto con il reale che è propria all'arte e alla vita moderna. Si può fare qualche obiezione ai mezzi di cui si serve per rappresentarla, non alla serietà e lucidità del suo impegno. Monica Vitti è Claudia, la protagonista. Questa brava attrice ha momenti di grande sensibilità soprattutto nelle scene d'amore o meglio d'impossibilità dell'amore. Lea Massari nella breve parte di Anna, non è da meno. Gabriele Ferzetti, nella parte di Sandro ci convince di più quando accetta il vuoto interiore del personaggio che non quando si sforza di dargli un contenuto che non ha.
Alberto Moravia, L'Espresso, 6/11/1960 |
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Critica (3): | |
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