Incendio visto da lontano (Un) - Et la lumière fut
Regia: | Otar Iosseliani |
Vietato: | No |
Video: | Domovideo |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Natura e ambiente |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Otar Iosseliani |
Sceneggiatura: | Otar Iosseliani |
Fotografia: | Robert Alazraki |
Musiche: | Nicholas Zourabichvili |
Montaggio: | Otar Iosseliani |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Saly Badji (Okonoro), Binta Cisse (Mzezvé), Marie Christine Dieme (Lazra), Sigalon Sagna (Badinia), Souleimane Sagna (Soutoura), Alpha Sane (Bouloude), Fatou Seydi (Kotoko) |
Produzione: | Les Films Du Triangle, La Sept, Direkt Film |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Francia, Germania, Italia |
Anno: | 1988 |
Durata:
| 106'
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Trama:
| In un villaggio di capanne nel Senegal la vita si svolge piuttosto calma nel rispetto di leggi ambientali e di riti tribali. Sembra imperare con forza il matriarcato. A volte si invoca la pioggia e a volte il Vecchio dio - un idoletto di legno - la manda per la gioia di tutti. Matrimoni e ripudi vengono operati secondo formule antichissime. La disintegrazione arriva con i primi camion dei bianchi, guidati dai neri, poiché non lontano si abbattono alberi giganteschi e ultracentenari, per aprire strade che finiscono con il creare deserti rossastri e praticamente senza vita. Lentamente il villaggio muore, molti vanno in città come salariati o modesti artigiani, trasformati da semplici e liberi in fantocci rivestiti chiassosamente, ma patetici, destinati a vendere paccottiglia e giornali sui marciapiedi. Poi il villaggio viene dato alle fiamme ed un gruppo di turisti accampati nei paraggi vede da lontano l'incendio di quel lembo di foresta rigogliosa. Solo una coppia di giovani e i tre bambini tornano in quel sito diventato squallido, per ricostruirvi la loro capanna bruciata. Con nessuna speranza per l'avvenire.
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Critica 1: | In un piccolo villaggio africano nel sud del Senegal, in mezzo alla foresta, dove, quietamente tiranne, spadroneggiano le donne, si fanno sentire gli effetti nocivi del progresso (turismo, consumismo, falso benessere). Favola ecologica, scandita da 26 tabelle di didascalie e dialoghi come in un documentario etnografico, ma narrata nei modi di un saggio di antropologia immaginaria, attraversata da lampi di garbato umorismo o di beffardo sarcasmo. Secondo premio alla Mostra di Venezia 1989, fu variamente giudicato. Controllato da una scrittura fredda nella sua rinuncia allo spettacolo, è un film monocorde e melanconico di una tristezza leggera che il secco epilogo sottolinea. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | |
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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