Balla la mia canzone - Dance Me to my Song
Regia: | Rolf De Heer |
Vietato: | No |
Video: | Elle U Multimedia |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Le diversità |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Rolf De Heer, Heather Rose, Frederick Stahi |
Sceneggiatura: | Rolf De Heer, Heather Rose, Frederick Stahi |
Fotografia: | Tony Clark |
Musiche: | Graham Tardif |
Montaggio: | Tania Nehme |
Scenografia: | Beverley Freeman |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Heather Rose (Julia), Rena Owen (Rix), Joey Kennedy (Madelaine) |
Produzione: | Vertigo - Fandango - Smile Productions |
Distribuzione: | Lantia |
Origine: | Australia |
Anno: | 1998 |
Durata:
| 102'
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Trama:
| Julia ha trent'anni, è spastica dalla nascita, è inchiodata sulla sedia a rotelle ed ha un solo modo per farsi capire: digitare quello che vuole dire su un sintetizzatore vocale. L'assistenza sociale ha affidato Julia a Madeline, che se ne occupa a modo suo: entra ed esce da casa senza un orario preciso, certe volte è cordiale e gentile ma più spesso scarica su Julia le tensioni delle proprie nevrosi. Madeline ha una vita sentimentale piuttosto instabile, non riesce a mantenere rapporti equilibrati, cambia spesso ragazzo e, quando ne trova uno nuovo, non si fa scrupolo di portarlo a casa di Julia e di avere un rapporto anche davanti alla malata. Una mattina Julia, uscita nel giardinetto, ferma un passante di bell'aspetto, Eddie, e lo convince ad entrare in casa. Eddie in qualche maniera è attratto dalla volontà e dalla caparbietà di Julia. Torna a trovarla anche nei giorni successivi, quando lei, pur tra mille difficoltà, dà segnali di voler estrinsecare certe esigenze affettive e sessuali. Anche Madeline conosce Eddie e pensa che potrebbe essere l'uomo giusto per lei. Questa presenza comincia a creare rivalità tra le donne, e quando una sera Madeline trova i due a letto, scarica su l'inerme Julia tutta la propria rabbia. Julia allora riesce a contattare l'assistenza sociale e fa licenziare Madeline. La ragazza allora va da lei durante la notte e si vendica aggredendola. Viene salvata dall'intervento di alcune amiche di Madeline. Poi dall'estero torna Eddie e lei sembra riacquistare felicità e voglia di vivere.
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Critica 1: | Colpita da paralisi totale, Julia può muoversi solo su una sedia a rotelle e comunicare attraverso un sintetizzatore vocale. Quando conosce Eddie, un vicino dalle attività poco limpide, se ne innamora e decide di sedurlo. Le contende l'uomo Madeleine, l'infermiera che la veste, la alimenta, la porta alla toilette. Ma il duello non è impari come si potrebbe credere... Tradizionalmente, i film con protagonisti handicappati sono o predicozzi edificanti sulla tolleranza e il diritto alla differenza, o veicoli per attori narcisisti alla ricerca dell'Oscar. I personaggi esistono solo in funzione dell'handicap e spesso aiutano i "normali" a guardare al fondo di sé stessi. Niente di tutto ciò in Balla la mia canzone dell'australiano Rolf de Heer; e sarebbe già questo un motivo sufficiente per vederlo. Il regista ha il coraggio di buttare all'aria tutti gli stereotipi del filone, magari a rischio di sfidare (come già in Bad Boy Bubby) il cosiddetto cattivo gusto. Ma gran parte della novità dipende dalla protagonista e co- autrice Heather Rose, che soffre davvero dell'handicap di Julia. Heather non vuol essere né compatita né ammirata: vuole raccontare una storia, dove la totale dipendenza fisica dagli altri non impedisce a una donna di provare emozioni e bisogni, anche sessuali. Balla la mia canzone evita di fare della protagonista un personaggio edificante. Julia sa essere astuta, dire bugie, usare la propria disabilità come uno strumento di provocazione. E anche il personaggio di Madeleine, egoista e brutale con lei, che altrove sarebbe la cattiva della storia a fronte della buona e indifesa eroina, si rivela man mano più complessa di quanto non appaia nelle prime scene. Libero da pietismo e schematismi ideologici, il film di De Heer mette in scena un insolito rapporto a tre dove ciascuno ha pregi e difetti, debolezze e ragioni valide. Il che, a guardar bene, è anche l'unico modo per mettere in scena l'handicap senza prenderne le distanze. |
Autore critica: | Roberto Nepoti |
Fonte critica | la Repubblica |
Data critica:
| 28/11/1999
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Critica 2: | “Il film della gioia di vivere nonostante...”, recita lo strillo pubblicitario di Balla la mia canzone. E la fotografia sottostante - un giovane uomo che tiene in braccio una ragazza magra - lascia un po' nel dubbio lo spettatore su cosa intendere per “nonostante”. Chi ricorda Bad Boy Bubby, sa che l'australiano Rolf de Heer predilige temi “forti”, in bilico tra poesia e sgradevolezza. Il suo cinema scandaglia il disagio psichico e fisico, impone allo spettatore una notevole dose di coraggio, ma se si resiste alla prova (in genere la prima mezz'ora del film è sempre tosta, quasi indigeribile) poi le cose cambiano e magari ci si affeziona ai personaggi. Proprio come accade in questa strana love-story scritta e interpretata da una vera handicappata. La quale - ci tiene molto a dirlo l'interessata Heather Rose - non rifà se stessa. Spastica, rattrappita e prigioniera di una sedie a rotelle, la trentenne Julia comunica solo attraverso una specie di sintetizzatore vocale a forma di tastiera. Le sue giornate, sempre uguali, sono scandite dalle urgenze fisiologiche: un'infermiera impaziente la pulisce, la veste e la nutre, poi se ne va lasciandola sola. L'amore non è contemplato. Ma un giorno, simile a un cavaliere azzurro, un uomo giovane e bello irrompe in quella casa: vorrebbe rimorchiare l'infermiera e invece si innamora proprio di Julia. “Un triangolo amoroso? Dipende dal punto di vista”, ironizza il regista. Ma è chiaro che il film punta diritto lì, allo “scandaloso” sentimento nascente tra la disabile e il bellone. Non è pietà, non è nemmeno amicizia: è qualcosa di più indecifrabile, di non detto, che contempla anche il sesso. Prodotto dagli italiani Procacci-Pedersoli e distribuito valorosamente dalla Làntia, Balla la mia canzone è un film delicato, commovente, a suo modo divertente: dovreste vedere che tipetto svelto si rivela Julia, come si fa rispettare dagli altri, come si sbronza con l'amica maori e come impone le sue regole seduttive. Alla fine il messaggio va a segno, costringendoci a riflettere - una volta pagato il biglietto - sul mix di ipocrisia e pietà con il quale spesso guardiamo all'handicap. |
Autore critica: | Michele Anselmi |
Fonte critica: | l'Unità |
Data critica:
| 13/11/1999
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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