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Clown in Kabul -

Regia:Enzo Balestrieri; Stefano Moser
Vietato:No
Video:Cecchi Gori
DVD:
Genere:Documentario
Tipologia:Infanzia di ogni colore
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Enzo Balestrieri, Stefano Moser
Sceneggiatura:Enzo Balestrieri, Stefano Moser
Fotografia:Stefano Moser
Musiche:Nicola Piovani, Pasquale Filasto'
Montaggio:Roberto Ciani, Leonida Gennaro
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:
Produzione:Star Edizioni Cinematografiche - Tele + - Film Unit '80
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Italia
Anno:2002
Durata:

72’

Trama:

È il reportage della spedizione che un gruppo di ventuno clown italiani guidati da Patch Adams ha fatto a marzo 2002 negli ospedali di Kabul, della valle del Panshir e di Bamyan per aiutare i bambini afgani feriti a ritrovare il sorriso.

Critica 1:Allo scorso festival di Venezia dove é stato presentato ha avuto quindici minuti di standing ovation tra commozione profonda e sconcerto. Sì perché Clown in Kabul il documentario di Enzo Balestrieri e Stefano Moser - coprodotto dal comune di Roma con Tele + è prima di tutto un potentissimo inno pacifista, una sorta di oratorio contro la guerra che andrebbe diffuso non solo nelle sale, ma nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici e soprattutto nei palazzi del potere, dalla Casa Bianca Downing Street fino al nostro Palazzo Chigi. Tanto più di questi tempi in cui i venti di guerra si fanno più forti tra una strage a Bali e un attentato in Finlandia. Raccontando il difficile lavoro dei medici clown capitanati da Pacht Adams, impegnati da anni a strappare il sorriso tra i dannati della terra, il film ci rinfresca la memoria sull'orrore dell'ultimo conflitto in Afghanistan, mostrandoci a mo' di monito quello che potrebbe significare la folle guerra preventiva nei confronti dell'Iraq. E la forza del film é proprio nella semplicità straziante con la quale ci mostra il dolore: quello di bambini mutilati dalle mine, di uomini fatti a pezzi dalle bombe, da volti sfigurati in cui é impossibile persino individuare uno sguardo. Per tutti loro, ospitati chi negli ospedali di Emergency o nei campi della Croce rossa, il "sorriso" dei medici clown è l'unico "analgesico" disponibile. Mentre per lo spettatore resta il pugno nello stomaco, lo "choc umanitario" e l'unico "analgesico" é scendere in piazza e gridare perché quell'orrore non si ripete mai più.
Autore critica:Gabriella Gallozzi
Fonte critica
Data critica:

18/10/2002

Critica 2:Clown in Kabul non è solo un film giusto («by any means necessary», direbbe Spike Lee), ma un lavoro di grande dignità artistica e umana, in grado di offrire una efficace testimonianza della attuale situazione civilein Afghanistan. Prodotto da David Grieco per Telepiù e diretto con ammirevole sobrietà da Stefano Moser ed Enzo Balestrieri, il film documenta la spedizione della scorsa primavera di una ventina di dottori-clown, guidati dallo scatenato Hunter "Patch" Adams - il medico sostenitore della funzione terapeutica del sorriso - alla volta di Kabul e dell'Afghanistan martoriato dalle guerre.
Sebbene non ci sia mai una rappresentazione compiaciuta e pietistica della sofferenza, il film non è tanto facile da accettare: il contrasto tra le spiritosaggini dei clown e la tragicità di ciò che si presenta davanti a loro (e a noi) è assolutamente stridente, e lo sguardo risulta a volte insostenibile. Eppure, anche nelle situazioni più estreme, gli autori riescono a restituirci alcune immagini indimenticabili: la stampella che diventa attrezzo di equilibrismo, i palloncini colorati che volano per strada, la folla di bambini che si riversa nello stadio, il guizzo di stupore o il sorriso che spuntano anche sul volto più spaurito. A dimostrarci che ne valeva la pena.
Autore critica:Cecilia Comuzio
Fonte critica:Cineforum n. 419
Data critica:

11/2002

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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