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Focaccia Blues -

Regia:Nico Cirasola
Vietato:No
Video:
DVD:Medusa Home Entertainment
Genere:Documentario
Tipologia:Sport e salute
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Alessia Lepore, Alessandro Contessa
Sceneggiatura:Alessia Lepore, Nico Cirasola
Fotografia:Rocco Marra
Musiche:Sandro Corsi
Montaggio:Maurizio Baglivo
Scenografia:Dionisia Cirasola
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Dante Marmone, Luca Cirasola, Tiziana Schiavarelli, Lino Banfi, Renzo Arbore, Michele Placido, Nichi Vendola, Onofrio Pepe, Eric Jozsef
Produzione:Bunker Lab
Distribuzione:Pablo Bunker Lab
Origine:Italia
Anno:2009
Durata:

78'

Trama:

In Puglia, nella città di Altamura, una piccola focacceria riesce in un'impresa alquanto difficile: mettere in crisi un grande punto vendita del colosso alimentare McDonald's, valorizzando i prodotti tipici al grido di 'qualità, genuinità e simpatia'. Nel frattempo, il fruttivendolo Dante si innamora di una sua cliente abituale, Rosa, che è invece affascinata da Manuel, uno personaggio piuttosto bizzarro.

Critica 1:Focaccia Blues, la vera storia della focaccia che mangiò l’hamburger, trae spunto da una vicenda accaduta realmente qualche anno fa ad Altamura, un Comune della Puglia dove venne inaugurato, tra la curiosità della gente del luogo, un grande McDonald’s di 550 metri quadri. Dopo qualche mese, Luca Digesù avendo un locale proprio accanto al “gigante” americano decise di aprire una piccola panetteria in cui produceva la sua piccola specialità: la focaccia.
Lentamente, da quel momento, giorno dopo giorno, la concorrenza “leale” del panettiere altamurano mise sempre più in crisi il grande Fast Food, che da lì a pochi mesi fu costretto a chiudere.
La notizia balzò subito agli onori della cronaca nazionale ed internazionale grazie agli articoli dei giornalisti Antonio Calitri, Bianca Tragni, Giovanni Fasanella, Eric Jozsef e Ian Fisher
Nel film la storia è raccontata direttamente attraverso l’esperienza dei simpatici abi-tanti del paese, da un giornalista francese (Eric Jozsef) e dall’avventura di Onofrio (Onofrio Pepe), giunto negli USA armato di decine di focacce con uno scopo preciso: far conoscere agli americani la bontà della focaccia.
Alla vicenda realmente accaduta si unisce poi la favola d’amore tra Dante (Dante Marmone), un fruttivendolo amante della qualità, e Rosa (Tiziana Schiavarelli), sua cliente abituale, affascinata dall’arrivo in città di uno strano personaggio, Manuel (Luca Cirasola) un anti-eroe western moderno, deciso a colonializzare tutto ciò che gli passa davanti.
Da citare anche le continue incursioni nella vicenda di due personaggi televisivi (im-personificati da Lino Banfi e Renzo Arbore) protagonisti di uno sketch di “telecucina”, in cui esasperano il concetto di identità litigando per i più disparati e futili motivi (“ è più buono il fungo Cardoncello o il Lampascione?”); un nostalgico proiezionista cinematografico ((Michele Placido) e un combattivo esercente di una piccola monosala d’essai (Nichi Vendola).
Autore critica:(dal pressbook del film)
Fonte critica
Data critica:



Critica 2:0ltre che un film è una ker­messe Focaccia Blues, un modo di fare cinema diver­so dal solito, per chi ha seguito Ni­co Cirasola nel suo cinema mili­tante - beffardo, con una rara ca­pacità di coinvolgimento che la­scia ampi spazi aperti all'extra fil­mico. Il questo caso si tratta di aver coinvolto tutto un paese, Alta­mura e in particolare alcuni arti­giani di rara abilità. Poi l'aver col­to un progetto individuato dal pro­duttore Alessandro Contessa, su cui si è divertita la stampa di tutto il mondo, il negozietto di Luca Di Gesù fornaio della famosa focac­cia di Altamura che ha costretto al­la chiusura nel 2003 il fastoso McDonald's per mancanza di clienti, utilizzato talvolta dai vec­chietti perché fornito di aria condi­zionata (naturalmente si portava­no dietro un pezzo di focaccia). So­no forse loro i più delusi della chiu­sura perché, per prendere un po' di fresco, dicono, «noi poveri an­ziani non sapevamo dove rivolger­si, ci siamo rivolti alla banca». Ma non basta perché si è pensato di andare negli Usa con il giornalista di Altamura Onofrio Pepe a portar­la quella focaccia in omaggio alla casa madre dei fast food. E lì sco­prono che c'è addirittura l'univer­sità dell'hamburger, con campus, prato all'inglese e museo, un invi­to a iscriversi per vedere cosa mai possono insegnare all'accademia del panino (e infatti Cirasola ha in­
viato la sua domanda di iscrizio­ne). Con l'occasione ha ideato e di­stribuito i confetti per la campa­gna elettorale per Obama. E poi tante feste per presentare il film documentario e biglietti venduti con focaccia sottovuoto per non rimanere con la voglia. (...) Il documentario-commedia ha una base filosofica ampiamen­te dibattuta: tutto nasce in qualche modo dal «tempo meridiano» del prof. Franco Cassano e natural­mente dall'antica sapienza popo­lare esaminata nei suoi scritti e ancora pratica di vita. Luogo scelto tra l'altro dall'Homo arcaicus qui ritrovato. E poi si costruisce con continui ritorni a mostrare come il senso ciclico del tempo e come il senso della vita sia una questione di cura, rispetto e rapporti au­tentici. Non il finto sorriso impo­sto ai lavoranti del fast food per contratto, né la spocchiosa ric­chezza esibita con un gigantesco totem (senza neanche permesso comunale) quasi una bandiera di esercito nemico da cacciare dalla città. Era già nella storia di Altamura, la Leonessa di Puglia e delle Murge, terra di Federico II, città libera dove gente diversa del Mediterraneo viveva insieme, fornita poi di albero della libertà, strenua­mente difesa contro i sanfedisti del cardinale Ruffo nel 1799, poi sede del comitato insurrezionale barese nel Risorgimento. Figurarsi l'invasione del panino.
Il blues della focaccia racconta come con il semplice accerchiamento culturale si sia fatta piazza pulita, non di un prodotto come tanti, ma di una filosofia estranea: viene fuori dalle parole del costrut­tore di selle, dal più vecchio (e gagliardo) macellaio d'Italia, dalle pasticciere emigranti. Michele Placido in apertura «fa» l'esercente e sembra raccontare come sia difficile in una zona dove bisogna difen­dere le sale dalla distruzione (Nico Cirasola è anche esercente). La sanno lunga anche Lino Banfi e Renzo Arbore che improvvisano in cucina piatti così tipici da non essere riconosciuti a pochi chilo­metri di distanza e propongono il rituale «foggiani contro baresi» che si può moltiplicare, in terra con tradizioni di baronie fedeli al papa, o alla Spagna o alla Francia. E si mette in scena la parabola del fruttivendolo accorto alla guida dell'Ape coi santi monaci sul parabrezza contro la lussuosa Corvette del forestiero superbo che vuole prendersi la sua donna. Dante Marmone, Luca Cirasola e Tiziana Schiavarelli: la malinconia medi­terranea con tutta la sua irrisione.
Autore critica:Silvana Silvestri
Fonte critica:il manifesto
Data critica:

17/4/2009

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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