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Shine - Shine

Regia:Scott Hicks
Vietato:No
Video:Lucky Red Home Video
DVD:Lucky Red Home Video
Genere:Drammatico
Tipologia:Le diversità
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Scott Hicks
Sceneggiatura:Jan Sardi
Fotografia:Geoffrey Simpson
Musiche:David Hirschfelder
Montaggio:Philippa Karmel
Scenografia:Vicki Niehaus
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Nicholas Bell, Sir John Gielgud, Armin Mueller-Stahl, Alex Rafalowicz, Lynn Redgrave, Geoffrey Rush, Noah Taylor, Sonia Todd, Goggie Withers
Produzione:Jane Scott
Distribuzione:Lucky Red
Origine:Usa
Anno:1996
Durata:

100'

Trama:

Il giovane David Helfgott inizia lo studio del pianoforte in maniera ossessiva per colpa del padre che vuole musicista di successo. Finisce internato in una clinica psichiatrica. Ne uscirà, ritrovando la sua arte, grazie all'amore dell'astrologa Gillian.

Critica 1:L'esposizione della vicenda non è in ordine cronologico, ma avviene attraverso una struttura a mosaico che, a colpi di sconnessioni temporali, percorre il tormentato itinerario di David fino alla sua "resurrezione", favorita da un bizzarro innesto sull'astrologia dell'amore di una matura, simpatica donna che lo ascolta, gli fa da mamma, lo sposa e lo salva. Aggiungete al conto le presenze di Geoffrey Rush che fa David adulto e dà molto filo da torcere al suo doppiatore italiano, dell'altrettanto bravo Noah Taylor che è David adolescente; del veterano tedesco Muller Sthal come suo padre, personaggio "più grande della vita", e del novantenne John Gielgud grande ed "evergreen" attore inglese. Aggiungete soprattutto la sapienza drammatica di una sceneggiatura scritta con intelligenza e il brio registico di Scott Hicks che, dopo un fecondo apprendistato in televisione e nel cinema per ragazzi, allunga la lista dei brillanti registi australiani. Chi ha esperienza di biografie musicali sullo schermo, sa quanto siano rischiose e disponibili al kitch più efferato; basta ricordare lo scempio di Beethoven perpetrato nel recente Amata immortale con Gary Oldman. Anche perciò i meriti di un prodotto medio come Shine sono apprezzabili.
Autore critica:Morando Morandini
Fonte criticaIl Giorno
Data critica:

13/12/1996

Critica 2:Le vie della follia sono quasi infinite, passano anche per il terzo concerto di Rachmaninov che, nel film, è l'ultima, micidiale esibizione del giovane pianista David Helfgott (realmente esistente e realmente geniale) prima di essere risucchiato nella follia. Naturalmente è lecito chiedersi se una forma d'arte a così diretta partecipazione abbia già a che fare con la schizofrenia: ma il film dell'australiano Scott Hicks, scoperto al Sundance Festival e alla Mostra di Venezia, chiarisce e divide cause ed effetti. Perché tutto nasce dalle tragedie edipiche del concertista con un dispotico padre yiddish, reduce dai lager, deciso a tenere il figlio accanto a lui e senza altri maestri. Il mini exodus di David a Londra sarà durissimo: la sua psiche si offusca, viene curato, è ridotto a una larva che si esibisce per osterie. Ma una donna (Lynn Redgrave) gli farà da moglie e da madre, lo riporterà al concertismo, cercherà di curare la ferita di famiglia fino alla strepitosa riscossa. Preparate i fazzoletti ma non per spargervi lacrime comuni: Shine è un film non banalmente commovente. Ha un incipit di tragedia intima e poi un grande momento musicale, di quelli che lasciano libera la fantasia di vagare nei misteri delle note e della psiche. Ogni riferimento al capolavoro di Joseph Roth “Giobbe” è probabilmente casuale, ma c'è da pensarci su. Una storia forte e un poco disorganica, protetta da vari alter ego per le varie età del pianista, con una menzione d'onore per Geoffrey Rush che è il David adulto, con un lampo di innocenza assoluta. Due grandi vecchi gli stanno intorno: John Gielgud, il professore dalla fama leggendaria, e Armin Mueller-Stahl, che tiene prigioniero il ragazzo prodigio con un maxi complesso di Edipo. Fa piacere che un film commercialmente così indifeso arrivi al pubblico nel mucchio selvaggio natalizio. Siamo sicuri che la sua capacità emotiva e la forza che gli deriva dalla verità gli permetteranno un ottimo successo. E Scott Hicks, che si presenta con un curriculum di tv, spot e videoclip, dimostra di avere saputo entrare con la cinepresa dentro un grumo di infelicità che rischia di trasformarsi nel suo opposto.
Autore critica:Maurizio Porro
Fonte critica:Corriere della Sera
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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