Cinque variazioni (Le) - Fem Benspaend (De)
Regia: | Jorgen Leth; Lars Von Trier |
Vietato: | No |
Video: | |
DVD: | ElleU |
Genere: | Documentario |
Tipologia: | Spazio critico |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Jorgen Leth, Lars Von Trier |
Sceneggiatura: | Asger Leth, Jorge Leth, Lars Von Trier |
Fotografia: | Kim Hattesen, Dan Holmberg |
Musiche: | |
Montaggio: | Daniel Dencik, Morten Højbjerg, Camilla Skousen |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | Gearless Aps |
Interpreti: | Jacqueline Arenal (una donna), Patrick Bauchau (l'uomo perfetto), Daniel Hernandez Rodriguez (un uomo), Jorgen Leth (se stesso), Lars Von Trier (se stesso), Alexandra Vandernoot (la donna perfetta), Claus Nissen |
Produzione: | Zentropa Real Aps - Almaz Film Productions - Wajnbrosse Productions - Panic Productions |
Distribuzione: | Esse&Bi |
Origine: | Belgio – Danimarca – Francia - Svizzera |
Anno: | 2003 |
Durata:
| 90’
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Trama:
| Un viaggio investigativo nell'universo del "documentario" basato sui manifesti scritti da vari registi. Un approfondimento su un filmaker che sta rivisitando ma anche ricreando - ma in maniera non convenzionale - uno di questi film: "The perfect Human / Det perfekte menneske", del 1967 che è anche un documento sulla vita in Danimarca e sulle problematiche familiari di Leth.
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Critica 1: | Inaugura il 2004 quello che, probabilmente, è destinato alla palma di film più bizzarro dell'anno: Le cinque variazioni, intelligente divertissement sull'illusione cinematografica, applaudito a Venezia nella sezione Controcorrente. Tutto parte da un cortometraggio girato nel 1967 dal regista Jorgen Leth, oggetto di culto per Lars von Trier. Ossessionato dall'idea delle regole (che impone e sovverte a suo piacimento), l'autore di Dogville inventa un gioco che denota, simultaneamente, devozione per il collega e sadismo. Sfida Leth a realizzare cinque remake di quel corto, L'uomo perfetto, sottoponendolo ogni volta a regole capestro. Il primo lo farà a Cuba, con riprese brevissime e senza possibilità di predisporre un set. Altre versioni saranno realizzate nelle vie più povere di Bombay, onde creare imbarazzo a Jorgen, oppure prenderanno la forma di un cartone animato Mtvstyle, detestato da entrambi. Non basta: il geniale aguzzino pretende che la sua vittima scriva una poesia in accompagnamento a ciascun remake. L'apparente stravaganza nasconde un discorso serio su cinema e altro, perché Von Trier conosce bene l'importanza del controllo su quel che si fa e, insieme, riconosce che l'esercizio cui sottopone se stesso e il collega "somiglia alla terapia". Ciò non toglie che i film nel film siano corti sperimentali d'alto livello. Né che, peraltro, la visione delle Cinque variazioni vada raccomandata ai soli spettatori cinefili. |
Autore critica: | Roberto Nepoti |
Fonte critica | la Repubblica |
Data critica:
| 4/1/2004
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Critica 2: | Firmato e interpretato da Lars Von Trier e Jorgen Leth, Le cinque variazioni potrebbe essere definito un film su un film o un saggio sul cinema secondo l'ottica divergente dei due protagonisti. Oppure una pellicola che non dovrebbero perdere sia coloro che amano appassionatamente l'opera trita-anima di Von Trier, sia coloro che la detestano: infatti i fan del maestro danese si confermeranno nell'idea di una personalità artistica intensa e viscerale; mentre gli antipatizzanti si rafforzeranno nella convinzione di trovarsi di fronte a uno di quei casi in cui genio e follia pericolosamente si confondono. Tutto parte da The Human Perfect, un brillante corto di 12 minuti sulle dinamiche del comportamento umano che Leth, documentarista di fama internazionale, professore alla Royal Film School di Copenhagen e dal '91 console onorario a Haiti, aveva girato nel lontano 1967. Nel 2000 Von Trier (classe 1956) propone al collega veterano (classe 1937) di rifare il filmato in cinque variazioni, divertendosi a imporgli una serie di ostacoli (le «five obstructions» del titolo inglese). Con altrettanto divertimento, Leth accetta la sfida interpretando liberamente i costrittivi comandamenti di Lars, che finge (o non finge?) di seccarsi di tanta indipendenza di spirito. Ma pian piano emerge che i due, pur non avendo la stessa concezione del mestiere e della vita, condividono alcune cose: una depressiva matrice culturale nordica, il senso dell'umorismo, un'idea del cinema come sperimentazione continua e soprattutto la convinzione che le regole funzionano da stimolo e non da restrizione. In poche parole, le regole sono necessarie. Bisogna vedere con quanto compiaciuto sadismo il pestifero Lars pretende da Jorgen che giri alla velocità di 12 fotogrammi al secondo; o che reciti egli stesso, sedendosi a una tavola imbandita nel miserabile quartiere a luci rosse di Bombay; oppure che utilizzi la tecnica, invisa a entrambi, del cartone animato. Massimo della cattiveria, la terza variazione è realizzata in completa libertà; mentre la regia della quinta se la assume Von Trier, per rivelare (un po' pleonasticamente) che The Five Obstructions è anche, e soprattutto, una specie di bizzarra seduta di psicoanalisi e un ironico autoritratto bifronte. |
Autore critica: | Alessandra Levantesi |
Fonte critica: | La Stampa |
Data critica:
| 3/1/2004
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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