Piccolo Nicholas e i suoi genitori (Il) - Le petit Nicolas
Regia: | Laurent Tirard |
Vietato: | No |
Video: | |
DVD: | 01 Distribution |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Diventare grandi, I bambini ci guardano, Letteratura francese - 900 |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori |
Soggetto: | tratto da dal libro per ragazzi "Il piccolo Nicolas" di René Goscinny e Jean-Jacques Sempé |
Sceneggiatura: | Laurent Tirard, Grégoire Vigneron, Alain Chabat |
Fotografia: | Denis Rouden |
Musiche: | Klaus Badelt - la canzone "On est pas à une bêtise près" è di Renan Luce |
Montaggio: | Valérie Deseine |
Scenografia: | Françoise Dupertuis |
Costumi: | Pierre-Jean Larroque |
Effetti: | |
Interpreti: | Maxime Godart (Nicolas), Valérie Lemercier (madre di Nicolas), Kad Merad (padre di Nicolas), Sandrine Kiberlain (la maestra), François-Xavier Demaison (Le Bouillon), Michel Duchaussoy (il direttore), Daniel Prévost (Sig. Moucheboume), François Damiens (Blédurt), Vincent Claude (Alceste), Charles Vaillant (Geoffroy), Victor Carles (Clotaire), Benjamin Averty (Eudes), Germain Petit Damico (Rufus), Damien Ferdel (Agnan), Virgile Tirard (Joachim) |
Produzione: | Fidélité Films-Imav-Wild Bunch-M6 Films-Mandarin Films-Scope Pictures |
Distribuzione: | Bim |
Origine: | Francia |
Anno: | 2009 |
Durata:
| 90’
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Trama:
| Il piccolo Nicolas è un bambino felice. I suoi genitori lo adorano ed ha un gruppo di amichetti con cui si diverte a scuola e fuori. Un giorno, però, Nicolas ascolta per caso una conversazione tra i suoi genitori e si convince che ben presto arriverà un fratellino a distruggere la sua felicità e a prendere il suo posto nel cuore di mamma e papà...
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Critica 1: | Si intitola Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, ma potrebbe chiamarsi anche «La grande Francia e i suoi piccolo-borghesi» tanto l' universo di riferimento è circoscritto e determinato. Con una precisazione temporale (che ne aumenta in qualche modo il valore «simbolico») e cioè che il film è ambientato in quella specie di limbo storico e sociologico che sono gli anni Cinquanta. Dove sono successi avvenimenti epocali (basti pensare alla lotta degli algerini per l' indipendenza) ma dove l' immaginario collettivo della nazione ha fissato forse con più precisione una sua «tradizionale» e popolaresca immagine di sé. A cominciare dalle canzoni di Charles Trenet, dai monologhi comici di Fernand Raynaud e dalle trascinanti vacanze dell' indimenticabile signor Hulot. A formare quell' immagine ha contribuito anche il «piccolo Nicolas», nato dalla fantasia di René Goscinny e Jean-Jacques Sempé e dalla capacità di osservare vizi e virtù dei loro concittadini e di trasformarli nelle disavventure quotidiane di un bambino di otto/nove anni, dei suoi compagni di scuola e della sua famiglia. Nicolas non ha caratteristiche particolari né tanto meno «poteri» o qualità fuori dal comune: cerca di vivere alla giornata, destreggiandosi tra impegni scolastici e vita familiare e condividendo con un gruppo di amici i propri sogni e le proprie paure. Con una caratteristica, quella di saper mettere in evidenza, senza forzature, il lato più delicatamente ironico della vita. Certo, il ritratto che offrono quei racconti (raccolti in un volume tradotto in italiano da Donzelli) non ha certo la forza di una puntuale analisi sociologica. In molti hanno ricordato che mancano gli operai e in generale le tensioni di classe e della politica, che il quadro storico esce senza conflitti e soprattutto senza che vi faccia capolino un qualche tipo di povertà o di diseguaglianza sociale, ma è un' accusa che si potrebbe estendere facilmente ad altre «fiabe» e «racconti» e più in generale a quelle opere dell' ingegno il cui scopo è per prima cosa di restituire un' atmosfera e non un' immagine veritiera e precisa di un periodo. In fondo nemmeno gli anni Cinquanta descritti e disegnati da Goscinny e Sempé erano particolarmente realistici: ne coglievano un aspetto e su quello erano capaci di scherzare e di far ridere. Per questo, più che le scelte narrative operate dal regista Laurent Tirard, che ha firmato la sceneggiatura insieme a Grégoire Vigneron (con la consulenza di Anne Goscinny, la figlia di René), e che ha conservato soprattutto due momenti, quelli della paura del piccolo Nicolas di essere abbandonato per colpa di un fantomatico nuovo fratellino come Pollicino nel bosco, e quello della cena dei genitori con il capo, mi sembra interessante il complesso dei ritratti e delle situazioni che il film mette insieme, capaci alla fine di restituire se non lo spirito di un' epoca, almeno il suo colore e la sua atmosfera. A crearla, contribuisce il bidello «Brodo» (François-Xavier Demaison) con la sua passione per le interminabili «frasi educative» da ricopiare per castigo. O la terribile supplente (Anémone) che per qualche giorno prende il posto dell' angelica e un po' spaesata maestra bionda (Sandrine Kimberlain) o i genitori di Nicolas (Kad Merad e Valérie Lemercier), coi loro maldestri tentativi di ingraziarsi il capo, signor Moucheboume (Daniel Prévost). E soprattutto i divertenti compagni di classe, che con Nicolas tenteranno di risolvere il problema dell' arrivo di un nuovo fratellino, ognuno con qualche caratteristica «antropologica» a contraddistinguerli (...). Costruito attraverso una serie di scenette compiute e in qualche modo «autosufficienti», tra la scuola (dove farà la sua apparizione anche un frastornato ministro dell' Educazione, interpretato da Michel Galabru) e i pomeriggi dedicati a risolvere il «problema» di Nicolas (comprensivi di ricerca di un gangster che possa eliminare l' indesiderato nascituro), il film scivola via con grazia e tenerezza, alla ricerca di un mondo che forse non è mai esistito realmente ma che riusciva comunque a cogliere lo spirito di un Paese impermeabile alla Storia, ma non alla fantasia e al sorriso. |
Autore critica: | Paolo Mereghetti |
Fonte critica | Il Corriere della Sera |
Data critica:
| 2/4/2010
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Critica 2: | |
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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