Fuocoammare -
Regia: | Gianfranco Rosi |
Vietato: | No |
Video: | |
DVD: | 01 Distribuzione |
Genere: | Documentario |
Tipologia: | Diritti Umani - La libertà, Diritti umani - La politica e i diritti, Immigrazione |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Carla Cattani, Gianfranco Rosi |
Sceneggiatura: | |
Fotografia: | Gianfranco Rosi, Aldo Chessari |
Musiche: | |
Montaggio: | Jacopo Quadri, Fabrizio Federico |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Samuele Pucillo, Mattias Cucina, Samuele Caruana, Pietro Bartolo, Giuseppe Fragapane, Maria Signorello, Francesco Paterna, Francesco Mannino, Maria Costa |
Produzione: | Gianfranco Rosi, Donatella Palermo, Serge Lalou, Camille Laemlé Per 21uno Film, Stemal Entertainment, Istituto Luce-Cinecittà, Rai Cinema, Les Films D'ici, Arte France Cinéma |
Distribuzione: | Istituto Luce-Cinecittà/01 Distribution |
Origine: | Italia-Francia |
Anno: | 2016 |
Durata:
| 108'
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Trama:
| Gianfranco Rosi è andato a Lampedusa, nell'epicentro del clamore mediatico, per cercare, laddove sembrerebbe non esserci più, l'invisibile e le sue storie. Seguendo il suo metodo di totale immersione, Rosi si è trasferito per più di un anno sull'isola facendo esperienza di cosa vuol dire vivere sul confine più simbolico d'Europa raccontando i diversi destini di chi sull'isola ci abita da sempre, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti. Da questa immersione è nato il documentario che racconta la storia di Samuele che ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia. Gli piacciono i giochi di terra, anche se tutto intorno a lui parla del mare e di uomini, donne e bambini che cercano di attraversarlo per raggiungere la sua isola. Ma non è un'isola come le altre, è Lampedusa, approdo negli ultimi 20 anni di migliaia di migranti in cerca di libertà. Samuele e i lampedusani sono i testimoni a volte inconsapevoli, a volte muti, a volte partecipi, di una tra le più grandi tragedie umane dei nostri tempi.
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Critica 1: | (...) 'Fuocoammare' è, teoricamente, un documentario. Ma chi conosce il cinema di Gianfranco Rosi sa che la parola è riduttiva. Oggi va di moda la definizione 'cinema della realtà'. A noi, per Rosi, piacerebbe parlare di 'cinema dello sguardo' . Rosi è un occhio che va nei luoghi e riporta a noi spettatori quello che vede. Il suo sguardo - appunto - è forse il più puro in circolazione, libero da ogni lacciuolo teorico o ideologico. A volte incontra storie minime, come nel suo capolavoro 'Below Sea Level' (...); a volte rintraccia personaggi invisibili in luoghi dove tutti passano e nessuno si ferma, come in 'Sacro GRA'; a volte incrocia i drammi del nostro tempo, come in 'El sicario' (...) o in 'Fuocoammare'. (...) bellissimo per come racconta due mondi: l'isola con i suoi abitanti, il traffico umano che la sovrasta. Il senso di Rosi per lo spazio, l'inquadratura, la capacita di ascoltare i propri personaggi è eccezionale; il film è molto più bello e forte di 'Sacro GRA', ha un senso di urgenza più alto, è - come dire? - un'opera indispensabile (...). |
Autore critica: | Alberto Crespi |
Fonte critica | 'L'Unità |
Data critica:
| 14/2/2016
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Critica 2: | Uno dei nostri migliori registi, Rosi, tra i pochi a cui dare fiducia anche quando annuncia di voler confrontarsi con un tema sensibilmente complesso come quello dei migranti sull'isola di Lampedusa, e dunque con le immagini di una realtà che l'urgenza della cronaca ha quasi consumato. Ma 'Fuocoammare' come il titolo di una vecchia canzone, e i ricordi della guerra di una vecchia signora, con l'attualità dei servizi televisivi , le inchieste, i doc «impegnati» non ha nulla a che vedere. Non ci sono «teste» parlanti, interviste, dissertazioni, i racconti delle sofferenze diventano le rime di una ballata rap. E Rosi riesce a filmare quello che non si può filmare, la morte, il dolore, i corpi dei cadaveri coperti nei sacchi che vengono tirati su ogni giorno dai barconi in mezzo al mare, ognuno con le sue storie di cui non si sa ma che in fondo, a quel punto, non sono nemmeno importanti. Lo fa con pudore, e sono i momenti più forti del film, mettendosi dalla parte degli uomini dei soccorsi, quasi a farci guardare quella realtà nei loro occhi e condividerne il sentimento a volte, troppe volte, di impotenza. (...) Però l'isola non è solo questo, ci sono i suoi abitanti, c'è la sua vita, ci sono i gesti della «normalità» di tutti, andare a pesca, a scuola, combattere il maltempo perché sennò non si riesce a tirare le reti e a guadagnare, occuparsi della casa. (...) La linea narrativa si muove su questa alternanza dei due piani di realtà dove in uno, quello degli isolani, il personaggio-guida è Samuele (...). Lo schema è un po' quello del precedente 'Sacro GRA', una sorta di circolarità in uno spazio chiuso, come è quello di un'isola, nel quale ritornano le stesse figure che però non diventano mai con l'eccezione di Samuele, dei personaggi. Rimangono lì, accennati, con qualche ammiccamento all'eterno dna nostrano da commedia all'italiana (...). Ecco, la metafora (parolona per carità) degli occhiali del ragazzino e del suo occhio pigro, (un po' 'The Look of Silence' il magnifico film di Oppenheimer) sembra essere il punto di vista del regista, o almeno il posto che ha scelto per sé nonostante l'invisibilità della sua presenza. (...) Non è moralista Rosi, piuttosto ricerca una tensione morale, ed è quella che gli permette di filmare i migranti dando alle immagini a cui siamo «abituati» una forza e un'evidenza mai vista. (...) anche nelle sue incertezze quella di 'Fuocommare' è una scommessa importante col nostro tempo e con la sua fragilità. , '', ) |
Autore critica: | Cristina Piccino |
Fonte critica: | Il Manifesto |
Data critica:
| 14/2/2016
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Critica 3: | Bisognerebbe dimenticare il termine «documentario» che sempre più spesso sta diventando sinonimo di «inchiesta» e considerare 'Fuocoammare' per quello che è: un film a tutti gli effetti. Con quello che ne consegue: nessuna tesi da dimostrare, tante cose invece da far vedere. Anche se il campo d'azione del regista Gianfranco Rosi è l'isola di Lampedusa, che la maggior parte degli italiani associa immediatamente al problema degli sbarchi di clandestini, all'accoglienza dei migranti, alle lotte politiche (e alle propagande elettorali) che accedono i titoli dei giornali e i talk show televisivi. No, 'Fuocoammare' (...) è altra cosa, talmente diversa che rischia di spiazzare lo spettatore. (...) l'ingresso nel film del medico con i suoi ricordi strazianti e le immagini apocalittiche dell'abbordaggio da parte della Marina Militare di un barcone alla deriva, con il suo carico di corpi vivi e morti, diventano il percorso coerente e necessario di chi vuole raccontare la realtà di Lampedusa e non sfruttarne l'impatto per far colpo sullo spettatore. Anche i campi d'accoglienza sono filmati con pudore e rispetto. Non c'è mai voyeurismo nelle immagini di Rosi, piuttosto lo sforzo di mostrare quello che occhi troppo «pigri» fingono di non vedere. Grazie a un cinema che si identifica per prima cosa in uno strumento di conoscenza e non di propaganda o di assoluzione e condanna. , '', ) |
Autore critica: | Paolo Mereghetti |
Fonte critica: | Corriere della Sera |
Data critica:
| 14/2/2016
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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