Viridiana - Viridiana
Regia: | Luis Buñuel |
Vietato: | 18 |
Video: | Multimedia San Paolo |
DVD: | Multimedia San Paolo |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Julio Alejandro, Luis Buñuel |
Sceneggiatura: | Julio Alejandro, Luis Buñuel |
Fotografia: | José Aguayo |
Musiche: | Gustavo Pittaluga, musiche da Hendel e Mozart |
Montaggio: | Pedro Del Rey |
Scenografia: | Francisco Canet |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Silvia Pinal (Viridiana), Francisco Rabal (Jorge), Fernando Rey (Don Jaime), Lola Gaos (Enedina), Margarita Lozano (Ramona), Victoria Zinny (Lucia), Teresa Rabal (Rita), Jose' Calvo, Palmira Guerra, Luis Heredia, Maruja Isbert, Alicia Jorge Barniga, Jose Manuel Martin, Joaquin Mayol, Sergio Medizabal, Joaquin Roa, Juan Garcia Tienda, Milagros Tomas |
Produzione: | Uninci Gustavo Alatriste, Pedro Portabella |
Distribuzione: | Cineteca dell’Aquila - Cineteca Griffith - Dvd Multimedia San Paolo (2002) |
Origine: | Spagna |
Anno: | 1961 |
Durata:
| 90'
|
Trama:
| Le vicende di una giovane orfana intenzionata a prendere i voti: rifiuterà le avances di uno zio causandone il suicidio, ma cederà alla tentazione di un rapporto ambiguo con il cugino e la di lui amante.
|
Critica 1: | Bella orfana, decisa a farsi suora, è ospitata in casa di un ricco zio che, dopo aver cercato di usarle violenza, s'impicca. Erede del suo castello, si dedica a opere di carità cristiana, ma è derisa dai suoi beneficiati. Primo film girato in Spagna da L. Bunuel dopo 30 anni d'esilio, ebbe la Palma d'oro a Cannes, fu proibito in Spagna, attaccato dal Vaticano come "insulto alla religione cristiana", specialmente per la scena blasfema “dell'ultima cena", modellata su quella di Leonardo. Nonostante la sua innegabile carica eversiva, non è un film a tesi, ma un racconto di schema melodrammatico, ai limiti del romanzo d'appendice, dove i tipici temi privati bunueliani (religione, erotismo, feticismo, masochismo, movimenti dell'inconscio) s'innestano sul fondo sociale della vecchia proprietà terriera in decadenza cui succede una borghesia più efficiente. Scritto da Bunuel con Julio Alejandro de Castro. Handel (Il Messia), Beethoven (Sinfonia N. 9) e Mozart (Requiem) nella colonna musicale. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
|
|
Critica 2: | I mendicanti che invadono lo spazio del film sono dodici, come gli apostoli. Viridiana, la novizia che tenta di redimerli, è una “santa” feticista come molte sante della tradizione latina. Jorge, il figlio naturale che eredita la estancia di don Jaime, è il corruttore cui spetta la funzione di scatenare il male. Il vecchio don Jaime, povera anima traumatizzata dalla morte della moglie il giorno delle nozze (trent'anni prima), cerca di riagguantare la vita - con il goffo tentativo di violenza su Viridiana narcotizzata (l'amore per procura, e per di più fallito) - ed espia un peccato di pensiero, terribile ma inefficace: muore come Giuda ma, a differenza di Giuda, ha soltanto immaginato di infrangere il vincolo della fedeltà. Per questo film, che segnò il ritorno di Buñuel in Spagna dopo il lunghissimo esilio (nel suo paese natale aveva girato soltanto il documentario Las Hurdes, nel 1932), la scelta del tema ha un valore quasi emblematico. Vi si riassume tutta la carica di sconsacrazione che era stata propria del surrealismo e che aveva influito profondamente sull'esperienza cinematografica dell'autore. Buñuel sfida, con Viridiana, la Spagna, e sfida nello stesso tempo se stesso. Può anche essere la dichiarazione di un fallimento (non è servito a nulla essere ribelle), e questo certo sarebbe il film disperato di un uomo che assiste alla caduta delle proprie illusioni se egli non fosse soccorso dalle virtù del sarcasmo apprese alla scuola surrealista.
La disperazione resta, ma si affianca a una crudele ironia (e autoironia). Il feticismo di Viridiana, e anche di don Jaime, fa il paio con i tic psichici dell'autore: due cose in una, ferocemente beffate. I dodici mendicanti-apostoli son venuti a predicare la “verità” della degradazione (il messaggio capovolto del Cristo) ma hanno l'aspetto delle vittime, non quello degli aggressori. Jorge è, certo, il demone corruttore, ma la sua azione è motivata da semplici interessi economici (rinnovare la conduzione della fattoria, introdurre concrete riforme). “L'uomo completamente infelice” osserva Maurice Blanchot a proposito dell'Homme révolté di Camus, in L'Entretien infini (1969), “l'uomo annientato dall'abiezione, dalla fame, dalla malattia, dalla paura, si trasforma in qualcosa che non ha più nessun rapporto con se stesso o con chicchessia, una neutralità vuota, un fantasma vagante in uno spazio dove non accade niente, un vivente caduto al di sotto del bisogno.” Viridiana offre una galleria di uomini così, “fantasmi” nel buio di un ambiente che li ha ingoiati: quasi tutto il film si svolge in interni soffocanti, fra i cupi neri delle pareti e dall'arredamento, sotto tagli di luce cruda che riducono gli esseri a ombre; l'ultima inquadratura muove dal tavolo su cui Jorge dà le carte (è una partita a tre: lui, Ramona e Viridiana) e retrocede in carrello sino a comprendere il salone restaurato dopo l'orgia, immerso in una fonda oscurità. Tutto rimane sospeso, in una “neutralità vuota” che si può vedere come il “vuoto” di una società immobile ma che è soprattutto la spia di una incertezza ideologica, alla quale Buñuel sovrappone il sarcasmo dell'assoluto (e miserabile) miscredente. E a un miscredente non rimangono altro che le immagini dei tanti simboli fallici disseminati qua e là (i manici della corda su cui salta la bambina, i capezzoli della vacca, il pugnale a forma di crocifisso, ecc.), il catalogo degli oggetti feticistici e dei loro referenti (i piedi di don Jaime in cammino, all'organo, appesi all'albero; le scarpette e l'abito da sposa; la corona di spine, i chiodi e il martello di Viridiana), le allusioni facilmente spiegabili (l'Ultima cena leonardesca riprodotta dai dodici mendicanti durante l'orgia) e quelle enigmatiche e capziose, tipiche della fantasia buñueliana (il topo che sbuca da sotto un mobile della soffitta, davanti agli occhi di Jorge e di Ramona). Viridiana - un'ora e mezza di proiezione, Palma d'oro al festival di Cannes nel 1961, vietato in Spagna - inizia nel convento dove Viridiana sta per prendere il velo. Le annuuciano che don Jaime, suo zio, vuole vederla prima della cerimonia. Raggiunta la fattoria, Viridiana si imbatte in una perfida ragazzina (la figlia della governante Ramona), incontra quel vecchio melenso che è lo zio, si ritira nella sua camera ed estrae dalla valigia gli oggetti della devozione. La notte, mentre don Jaime accarezza i vestiti della moglie morta, passeggia seminuda, in trance sonnambolica, per la casa. Quando deve tornare in convento, lo zio la prega di non farlo e di indossare l'abito da s sa della defunta. Poi la narcotizza con la complicità di Ramona e tenta di violentarla, Se ne pente, confessa. Víridiana fugge inorridita ma, alla stazione della corriera, la avvertono che è successa una disgrazia. Tornata sul suoi passi, scopre che lo zio si è impiccato. Decide, allora, di restare. Respinge l'appello della madre superiora e si propone di dedicare le sue forze a opere di bene (“farò grandi cose”). Raccoglie un gruppo di lerci mendicanti, uomini e donne, e cerca di redimerli. In ciò non è d'accordo Jorge, il figlio immediatamente accorso per prendere possesso
della fattoria e ammodernarla. Una sera, approfittando dell'assenza dei padroni andati in città per pratiche notarili, i mendicanti si scatenano. Padroni della casa, organizzano una festa che presto degenera. Tornano inaspettatamente Jorge e Viridiana. Due di quei laidi straccioni immobilizzano Jorge e saltano addosso a Viridiana. Ma il giovane riesce a corrompere uno dei due, inducendolo a uccidere il compagno. Chiusa la lunga parentesi delle opere di bene (che Viridiana ha compiuto con totale abnegazione, nutrendo e curando i pezzenti, facendoli pregare e lavorare, sedando le loro frequenti risse, e per questo scontrandosi con l’insinuante Jorge e con Ramona che è divenuta la sua amante), la frastornata ragazza si sente un'estranea. Si guarda allo specchio. La sera la vediamo bruciare la corona di spine ed entrare nella stanza dove Jorge e Ramona giocano a carte. Jorge la invita a sedersi. Accetta, senza dire una parola. “Non mi crederete ” commenta soave Jorge “ma la prima volta che vi ho visto mi sono detto: mia cugina Viridiana finirà per giocare a carte con me. ” Parte il carrello indietro, il gruppetto resta una macchia chiara, isolata sul fondo. |
Autore critica: | Fernaldo Di Giammatteo |
Fonte critica: | 100 film da salvare, Mondadori |
Data critica:
| 1978
|
Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
|
|
Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | |
Autore libro: | |
|