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Moglie del soldato (La) - Crying Game (The)

Regia:Neil Jordan
Vietato:No
Video:Panarecord
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Le diversità
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Neil Jordan
Sceneggiatura:Neil Jordan
Fotografia:Ian Wilson
Musiche:Anne Dudley, Chris Lowe, Neil Tennant - canzoni: "Second Coming" di Simon Boswell, "The Crying Game" di Geoff Stephens
Montaggio:Kant Pan
Scenografia:Jim Clay
Costumi:Sandy Powell
Effetti:Peter Hutchinson
Interpreti:Forest Whitaker (Jody), Miranda Richardson (Jude), Stephen Rea (Fergus), Breffini McKenna (Tinker), Joe Savino (Eddie), Andree Bernard (Jane), Jim Broadbent (Col), Ralph Brown (Dave), Jack Carr (Franknum), Jaye Davidson (Dil), Adrian Dunbar (Maguire), Tony Slattery (Deveroux), Birdie Sweeney (Tommy)
Produzione:Palace - Channel Four Films - British Screen - Eurotrustees - Nippon Film Development and Finance
Distribuzione:Academy - Cineteca del Friuli
Origine:Giappone - Gran Bretagna
Anno:1992
Durata:

112’

Trama:

Nell'Ulster un commando di terroristi dell'IRA rapisce in un parco-giochi Jody, un soldato inglese di colore che è stato irretito da Jude la donna del gruppo. Se gli inglesi non accetteranno lo scambio con un altro prigioniero irlandese, Fergus, un altro militare, ucciderà il rapito. Ma Fergus non è un malvagio e nei giorni di cattività dell'ostaggio si comporta con lui più che umanamente (via il cappuccio soffocante, molte parole pazienti, un po' di aiuto nei momenti delle necessità fisiologiche). Portandolo sul luogo dell'esecuzione, Fergus, che è solo, vedendo fuggire Jody, non ha il coraggio di sparargli vilmente alle spalle: tuttavia Jody muore investito da un blindato inglese in transito fra i boschi. Lasciati i compagni, Fergus va a fare il muratore a Londra, non solo tentando di dimenticare i propri rimorsi, ma perchè il morto gi ha lasciato un compito assai insolito: quello di proteggere la moglie Dil che fa la parrucchiera e frequenta il bar Metro. A lei Fergus deve portare l'ultimo messaggio d'amore, così come ha fermamente promesso a Jody. Fergus scova Dil (che è del tutto all'oscuro dei precedenti), piano piano se ne innamora, anche difendendola rudemente da qualche cliente manesco, poichè la "moglie" del morto, dopo il suo lavoro nel negozio, si trasferisce in un equivoco locale ritrovo di transessuali. La situazione è sconvolgente: Fergus non dimentica l'impegno protettivo assuntosi, ma la relazione è troppo anormale, anche perché Dil gli si è profondamente "attaccata". Lui la colpisce con un pugno il giorno in cui, al momento di andare per la prima volta a letto insieme, Fergus scopre che Dil è un travestito. Sconvolto torna a casa, dove trova la terrorista Jude che gli ordina di assassinare un anziano giudice inglese all'uscita da uno dei suoi incontri in una casa compiacente. L'ex-terrorista deve accettare, anche perché si preoccupa della incolumità di Dil (sulle piste della quale si è messa la stessa Jude, gelosa per di più). Fergus, tagliati a Dil i cortissimi capelli e nascostala in un alberguccio, va a ritirare l'arma da Jude. Passa comunque con Dil una tranquilla notte prima del suo delitto e così confessa come andarono le cose con Jody. Ma al mattino l'irlandese si ritrova legato mani e piedi al letto da Dil, che teme per la vita di lui e si rifiuta a un secondo probabile lutto. Vedendo non apparire all'ora stabilita Fergus, il terrorista Maguire uccide lui il magistrato, ma cade ucciso da una guardia di questi. In preda al panico Jude fugge verso l'alloggio di Dil per vendicare l'amico morto, ma viene uccisa con la pistola di Fergus, della quale Dil si è impadronita per proteggere l'oggetto del proprio amore e vendicare ad un tempo la fine di Jody. Fergus viene condannato dalla Corte Suprema. Nel parlatorio di un carcere inglese, Fergus e Dil - ormai legati da troppi eventi e sentimenti - contano i giorni che a migliaia mancano al loro incontro nella libertà.

Critica 1:Terrorista dell'IRA, tormentato dal rimorso per la morte di un soldato di colore inglese che teneva in ostaggio, rinuncia alla lotta e va a cercare la donna del defunto. Sorpresa. Praticamente il film è diviso in due parti e la seconda è quella che intriga, spiazza, sorprende, seduce. In sapiente equilibrio tra cinema d'azione e racconto psicologico, affidato alla rara arte di saper fare attendere lo spettatore, recitato benissimo, il film è un'originale esplorazione dell'Eros e una riflessione non scontata sulla violenza e il fanatismo nella lotta politica. Oscar a N. Jordan per la sceneggiatura e altre cinque candidature.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Un gruppo dell'IRA rapisce un soldato nero dell'esercito inglese; tra secondino e prigioniero si crea un rapporto solidale; il sequestro si conclude tragicamente con la morte del soldato e la fuga a Londra del suo carceriere, che si sente tenuto a rispettare la promessa di ricercare la compagna del soldato e di portarle un segno di ricordo. La trova, ne resta sedotto: ma la giovane parrucchiera di colore non è come appare e parallelamente il fuggitivo sente sempre più di perdere contatto con una realtà in cui tempo e spazio sembrano sgretolati, in cui l'unico elemento concreto risulta un senso di colpa sfumato di masochismo, in cui anche il passato politico si ripresenta con gli aspetti più ambigui e dubbiosi.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte critica:La Stampa
Data critica:



Critica 3:Il film si sviluppa lungo nuclei tematici distinti, accuratamente organizzati al loro interno e mai del tutto conclusi, in modo tale da poter essere ripresi quanto la vicenda sembra cadere in un'impasse senza via d'uscita. Così il tema "politico” (la liberazione dell'Irlanda del Nord dagli "usurpatori" inglesi) viene messo a tacere con la fuga di Fergus dalla sua terra natale per essere ripreso verso la fine del film e dare alla vicenda una soluzione plausibile.
Il racconto procede per svolte improvvise (qui sta soprattutto il sue fascino), muta pelle come un camaleonte, concedendosi bruschi cambiamenti di tono, scegliendo ambientazioni via via diverse (l'Irlanda, la Londra notturna e quella diurna) e sorprendendo lo spettatore con colpi di scena a dir poco plateali. L'identità del film (la sua appartenenza ad un genere codificato) varia sensibilmente al variare degli ambienti, mentre al contempo si sviluppa, come vedremo, la tematica della dubbia e variabile identità sessuale e caratteriale dei personaggi . Si apre innanzitutto con una lunga carrellata e un movimento avvolgente di macchina, mentre il punto di vista scelto ci fa pensare ad una focalizzazione esterna del racconto, ad un narratore onnisciente. L'ambiente scelto per l'incipit è un luna-park sgangherato e festoso ai margini di un villaggio irlandese disteso verso il mare. Viene espresso così metaforicamente il senso dell'esistenza come gioco insieme preordinato e casuale, spettacolo da baraccone in cui ci si trova immessi e nel quale, senza motivo apparente, si viene ad assumere e mutare ruoli. Chi è dentro il gioco (Jody) smarrisce la consapevolezza delle regole che presiedono all'azione, mentre noi spettatori, insieme al narratore, comprendiamo che tutto è sottoposto a norme prestabilite, e che il soldato viene scrutato, seguito, diretto in ogni suo comportamento. Jody cambia velocemente parte sotto i nostri occhi, tramutandosi da seduttore in vittima del raggiro ordito ai suoi danni e dell'agguato che lo renderà prigioniero cieco e immobile. L'onniscienza della posizione del narratore è resa esplicita dai movimenti di macchina che, tenendo in campo contemporaneamente Jody e i suoi aggressori, danno l'idea di un gioco controllato dall'esterno. Viene messa in moto, cioè, la struttura classica dell'intreccio a suspense, confermata anche in tutta la sequenza della detenzione di Jody, ambientata in una serra, un luogo caldo e isolato in mezzo ad un territorio ostile, ove il soldato viene ridotto alla totale impotenza (sarà costretto anche a chiedere aiuto per urinare), mentre l'asfissia a cui rischia d'andare incontro (a causa del sacco di juta che gli viene posto sul capo e che ne cancella del tutto l'identità fino a far dubitare i terroristi se egli sia ancora vivo o già morto) rimanda alla effettiva mancanza di possibilità di fuga, di salvezza. Noi spettatori veniamo informati dell'emissione della sentenza che condanna senza appello Jody a morte, e seguiamo gli atti concitati che portano il soldato a morire effettivamente ma in un modo affatto diverso da quello che avevamo prefigurato, con un colpo di scena a sorpresa, una rivelazione spiazzante che chiude il lungo brano del racconto filmico. Una serie di esplosioni "pirotecniche" sigla ulteriormente, e in modo significativo, la sequenza che si era aperta con la grottesca gioiosità del luna-park. Si passa con una rapida ellissi ad un ambiente del tutto diverso: il cantiere edile della periferia londinese dove ora lavora Fergus, posto nei pressi di un campo di cricket: è evidente il raccordo analogico con le passione sportive di Jody, la cui immagine, ricorrente nei sogni, esplicita l'ossessione di Fergus di ricoprire il ruolo che un tempo era stato della sua vittima. Attraverso il lavoro di carpentiere, fra l'altro, il personaggio di Fergus assume una connotazione del tutto positiva: un ruolo nel mondo del lavoro e un atteggiamento non del tutto subordinato, ma attivo, deciso (evidenziato anche dalla durezza con la quale replica ai suoi capi). In una rima fase della parte londinese de film, l'ex "volontario" dell'IRA svolge la funzione d'osservatore della realtà, quindi prende a pedinare Dil, dando luogo ad un intreccio basato sull'inseguimento e sulla ricerca. Di qui si dipanano due percorsi distinti: da una parte, nella Londra notturna dei locali equivoci, dei neon, dei banconi affollati e delle vie strette e buie, si sviluppa la struttura tipica del melodramma (con la seduzione, l'amore contrastato e l'impossibilità di una soluzione idilliaca: il gioco del pianto), mentre dall'altra torna con maggiore evidenza, nella Londra diurna delle grandi strade rischiarate da una luce abbagliante, l'intreccio a suspense, dato dalla ricomparsa dei due militanti dell'IRA, dal ricatto subito da Fergus, dall'agguato terroristico, dal tentativo di mettere in salvo Dil e dalla ulteriore cruenta soluzione a sorpresa offerta dallo scontro a fuoco in casa della ragazza. Il film si chiude quindi con un accenno ai tratti della commedia sentimentale, mentre Fergus, che nei panni di carceriere si era rivelato particolarmente inadatto al gioco del racconto (non era stato in grado d'intrattenere Jody con una qualsiasi storiella), ora, assunta la funzione di carcerato, prende a prestito da Jody l'apologo della rana e dello scorpione per tentare di spiegare a Dil e a se stesso il senso delle proprie azioni.
Nell'ambiguità caratteristica di un film che gioca continuamente a spiazzare lo spettatore, trova ampio sviluppo il tema dell'ambivalenza sessuale unito a quello dell'identità di ciascun personaggio. Nel gioco del pianto messo in scena da Jordan (che firma, con questo film, la sua settima regia) i personaggi si travestono, accettano di apparire come non sono, danno di sé immagini accattivanti, ma ingannevoli.
Lo stesso Fergus - vittima ignara del travestimento più plateale e paradossalmente innocente - si scopre, nella drammaticità dei giorni trascorsi a guardia del prigioniero Jody, improbabile carceriere e ancor più improbabile giustiziere. E come Fergus stravolge l'immagine dell'attivista militante, che deve essere violento e spietato, così Jody nega, fin dal suo aspetto fisico vulnerabile, massiccio eppure goffo, il suo ruolo di soldato (non per nulla non indossa mai l'uniforme). Se come seduttore di bionde di provincia un po' volgarotte appare subito inverosimile, come soldato è del tutto fuori luogo con quel corpo pingue e rilassato e con quel colore di pelle che lo condanna, ben prima della sua ora fatale, ad essere vittima di lazzi razzisti nell'«unico paese al mondo in cui ti dicono "negro" sulla faccia».
Ma è nell'universo femminile che le contraddizioni e le ambiguità emergono con tutto il loro fascino e si rivelano più pericolose. La terrorista Jude manipola liberamente gli aspetti femminili e maschili del proprio carattere, stravolgendo, di conseguenza, anche il proprio aspetto fisico a seconda del ruolo che viene ad assumere. Ora appare come una semplice ragazza di provincia che abborda militari indossando una minigonna troppo stretta per i suoi fianchi abbondanti. Ora diventa un improbabile "angelo del focolare" in mezzo ad un gruppo di "duri idealisti figli di puttana” (come dice Jody). Ora, infine, ricompare improvvisamente con un look androgino, da donna-manager decisa a percorrere fino in fondo la propria strada. Nei confronti delle donne, invero, il regista mette in guardia il suo pubblico più attento fin dalle prime battute. Jody, che è a conoscenza del segreto su cui si costruisce la seconda parte del film ma che si guarda bene dal rivelarlo, suggerisce chiaramente che «le donne - certe donne - portano guai». Ma questo non ci preserva dal colpo di scena più forte del film, concepito per lasciarci senza fiato, perché Dil, nei suoi abiti attillati, con la sua andatura provocante e le sue richieste d'amore sincero e fedele, pare l'essenza stessa della femminilità. Quel "dettaglio" imbarazzante del suo corpo, che nemmeno la veste più aderente lascia presagire, acquista sullo schermo il valore di uno scherzo del destino, ironico e tragico al tempo stesso. Le tracce che avrebbero potuto indurre lo spettatore a dubitare della sua identità sessuale vengono, del resto, abilmente dissimulate (il pub «Metro», abitualmente frequentato da travestiti, pare in principio un locale come tanti altri) per essere poi rivelate (dopo il colpo di scena, naturalmente) con tutta l'ironia di un travestimento carnevalesco che mette in mostra i grotteschi tratti effemminati dei travestiti. Dil, che rispetto a questi ultimi sembra decisamente una donna, è costretta perfino ad accettare il gesto umiliante di Fergus, che le taglia i capelli per "tramutarla in uomo" allo scopo di salvarle la vita. Ma la parola finale spetta proprio a lei, quando in un salone affollato di donne e bambini ricompare con i capelli un po' cresciuti per far visita al proprio uomo, in carcere al posto suo.
Autore critica:Mariachiara Pioppo, Paolo Loffrrda
Fonte critica:Cineforum n. 322
Data critica:

3/1993

Libro da cui e' stato tratto il film
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